sabato 31 marzo 2012

Neil Young - I'm Happy That Y'all Came Down


  
Neil Young
1971-01-02

I'm Happy That Y'all Came Down
Dorothy Chandler Pavilion, Los Angeles

Vinyl bootleg

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venerdì 30 marzo 2012

Rock is Dead - Il Rock secondo Jim Morrison


Forse Jim Morrison non fu l’ultimo dei Poeti Beat, né quella figura romantica e profonda che la Mitologia Rock ci ha tramandato. Fu però, assieme a Jagger e a Lou Reed, un personaggio fondamentale nel traghettare il Rock verso una nuova oscura maturità che rinunciava a facili ritornelli per la gioventù felice in favore di un tenebrore scontroso se non addirittura disperato.
In due stralci di interviste riportate da Stephen Davis nella biografia “Jim Mirrison. Vita, morte, leggenda” il cantante racconta la sua visione del Rock n’ Roll:

“A volte guardo alla storia del rock and roll come all’origine del dramma greco, che nacque sulle aie nella fondamentale stagione del raccolto. In origine c’era una tribù di adoratori, che ballavano e cantavano. Poi, un giorno, un uomo posseduto uscì dalla folla e cominciò a imitare un dio. Sulle prime era pura canzone e movimento. Via via che le città si svilupparono,sempre più gente cominciò ad accumulare denaro, ma in qualche modo dovevano mantenere il contatto con la natura. Gli attori assolvevano a quel ruolo per conto loro. Penso che il rock abbia la medesima funzione.”

mercoledì 28 marzo 2012

Hipgnosis - Album Art Gallery - 1969-1973

La Fotografia dell'Impossibile
Dopo l’esordio del 1969 per il gruppo del batterista Aynsley Dunbar, la Hipgnosis lega subito il suo nome a quello dei Pink Floyd, per I quail realizza alcune copertine entrate nella storia. La collaborazione tra Hipgnosis e il gruppo di Waters continua fino ad oggi con il design di ristampe, DVD e boxset commemorativi


The Aynsley Dunbar Retaliation
Doctor Dunbar's Prescription (1969)
Hipgnosis  -  Copertina (fronte)

martedì 27 marzo 2012

The New Original Seattle Sound - The Sonics - Pt.2



Come inventare il punk senza dirlo a nessuno 


Sul versante più strettamente musicale, le caratteristiche del gruppo sono esplicite se si pensa ai “padri spirituali” scelti dalla band: sul lato “ritmico” e stilistico, i vecchi divi del rock n’roll: Berry, Lee Lewis e soprattutto la voce di Little Richards (uno degli eroi di Roslie); i Wailers, e la scena del Nord-Ovest tutta, per quanto riguarda il “sound”, l’atteggiamento e la produzione; poi i Kinks di Ray Davies (per cui i Sonics apriranno qualche concerto), ultima novità del 1964 e insospettabilmente i più scalmanati alfieri della “British Invasion” in USA, autori di alcuni brani che li identificheranno negli anni - loro malgrado? - con un certo tipo di musica “alternativa” (Come On Now e All the day and All the night nonché la celebre You really got me). Da tali nomi risulta evidente come quella dei Sonics sia stata un’avventura puramente musicale, o meglio “sonora”. Mancano del tutto: la contestazione politica, il nichilismo, l’alienazione umana e la provocazione attribuiti al punk inglese del 1977 (ma già in parte negati ai Ramones); sbaglia chi cerca nel gruppo di Tacoma queste caratteristiche, le quali necessitavano di un contesto sociale ben diverso, che covava in Gran Bretagna già dall’inizio dei ’70 e che puntualmente ha trovato eco nella musica (rimossa) dell’underground del periodo (Deviants – Pink Fairies – Third World War). 


domenica 25 marzo 2012

Captain Beefheart & The Magic Band - Easy Teeth - 1978-2-18



Captain Beefheart & The Magic Band
February 18, 1978
Easy Teeth
IMP 2-27
Golden Beach - Huntington Bear – California

Vinyl Bootleg 

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sabato 24 marzo 2012

Musica per Immagini - Hipgnosis - Introduzione



La fotografia dell’impossibile
Quando, a fine anni 60, Storm Thorgerson e  Aubrey Powell fondarono lo studio fotografico Hipgnosis derivandone il nome da “hip” (alla moda)  "gnosis” (antico movimento filosofico medio-orientale) sembrava l’ennesima futile trovata pseudo-hippy. In realtà, da allora, la storia del “Classic Rock” non sarebbe più stata la stessa. 

mercoledì 21 marzo 2012

The New Original Seattle Sound - The Sonics - Pt.1




Siamo soliti conoscere Seattle come la capitale del Grunge, una delle novità musicali dei primi anni ’90; eppure questa città, e per esteso lo Stato di Washinghton, è sempre stata musicalmente viva e variegata, già a partire dagli anni ’50.


They were really loud, and aggressive, and pretty much ahead of their time
Erano veramente pesantied aggressive, e molto Avanti rispetto al loro tempo
(Mark Lindsey – Paul Revere and the Riders)

We didn’t have any idea of what going on
Non avevamo alcuna idea di cosa stesse succedendo
(Bob Bennett)
I would scream my brains out trying to be as loud and strong as I could
Avrei volute urlare fuori il mio cervello, cercando di essere più forte e rumoroso possibile
(Gerry Roslie)
  
You’re loud and noisy and we get complaints about you guys all the time!
Siete rumorosi e fastidiosi ragazzi, abbiamo reclami continuamente!
(Gestore di motel)

domenica 18 marzo 2012

Lorca – La Paura nella vertigine sonora - Lato B


I Had A Talk With My Woman è una tregua sia dagli scenari di paura di Lorca sia dagli stordimenti di Anonymous Proposition; un atto di pietà del cantante verso I suoi ascoltatori; è una canzone, vera, comprensibile, fissata al suolo dal beat delle congas e colorata come sempre dalla meravigliosa melodia di Underwood, uno dei più grandi tra I chitarristi misconosciuti dell’epoca. Un frammento di Goodbay Hello, una chitarra acustica che ristabilisce l’armonia e l’accordo nell’impalcatura del pezzo. Non dura molto.

sabato 17 marzo 2012

Ash Ra Temple - Paris Downers - 1974



Ash Ra Temple
6-12-1974

Paris Downers
Recorded live in Salle Wagram, Paris, December 6,1974
(Japanese Bootleg)

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venerdì 16 marzo 2012

Lorca – La Paura nella Vertigine Sonora - Lato A


The dusk was repeating them  persistent whisper all around us, in a whisper seemed to swell menacingly like the first  of rising wind. “The horror! The horror!' 

Tutt'intorno a noi il crepuscolo le ripeteva in un bisbiglio insistente, in un bisbiglio che mi pareva crescere minaccioso come il primo bisbiglio del vento che s'alza. “Che orrore. Che orrore!”

domenica 11 marzo 2012

The 5 Best & Lost Hard-Rock Solos From ‘70s


In un decennio che ha conosciuto Stairway to Heaven, Stargazer, Cortez the Killer, Rock Bottom, Eruption e tanti altri storici pezzi di bravura, una sintetica lista di prelibatezze assai meno conosciute, con il proposito, in futuro, di dare spazio anche agli Artisti che non hanno qui trovato posto.

sabato 10 marzo 2012

venerdì 9 marzo 2012

Musica per Immagini - Neon Park - Introduzione


Una via acida al surrealismo
Martin Muller nacque a Oakland il 28 dicembre 1940. Lasciata la scuola nel 1956 comincia a frequentare i circoli artistici alternativi di freak e beatnik, avvicinandosi da autodidatta al disegno e alla pittura. Dal 1964 si fa chiamare Neon Park, e in compagnia della seconda moglie Chick Strand, si sposta continuamente tra la California e il Messico, stato che diventerà la sua seconda patria. Dopo anni passati a svolgere piccoli lavori saltuari presso giornali e università, Park comincia disegnare posters per la comune Family Dog di San Francisco; i tempi d’oro della “Summer of Love” sono passati ormai da anni, ma Frank Zappa nota il suo lavoro e lo vuole come illustratore del suo album Weasels Ripped My Flesh, nel 1970. La controversa copertina gli procurò una certa fama in California e quando, a Los Angeles e in modo totalmente casuale, incontrò il cantante e chitarrista Lowell George, leader dei Little Feat, diventò l’artista ufficiale alla corte del gruppo. Il lavoro di Park è inscindibile da quello del complesso di George e Bill Payne, musicisti eclettici e arguti di estrazione zappiana e autori di un rock delle mille contaminazioni e citazioni. Nei 30 anni seguenti Park si occuperà delle copertine di tutti gli album del complesso fino alla sua morte, avvenuta nel 1993 a causa della SLA.
Disegnatore di stampo fumettistico, dall’approccio informale e quasi amatoriale, Martin Muller ha saputo costruirsi un immaginario di personaggi e colori immediatamente riconoscibili, ora ispirati ai fumetti Disney, ora ai panorami assolati del Messico tanto amato. “Troppo giovane per essere un beatnik, troppo vecchio per essere Hippie”, come lui stesso si definiva, trovò una strada tutta personale verso un surrealismo ironico, elegante e dalle proporzioni iperboliche. Park intendeva il suo lavoro come una ricerca dei vari e possibili sincretismi tra culture e modi di pensare diversi, muovendosi costantemente per libere associazioni. Nel disegno di Park convivono, a volte in modo casuale o involontario, il Surrealismo di Magritte, il simbolismo di Bosch e Redon e la Pop-Art disneyana, amalgamate da una solida matrice di acido psichedelico.
Dopo la morte prematura dell’artista, i Little Feat, suoi veri unici compagni d’avventura, privati anch’essi da tempo di Lowell George (morto nel 1979), gli tributarono un omaggio pubblicando il doppio album Live from Neon Park (1996).

giovedì 8 marzo 2012

TV Eye - The Who - 1966-06-04 - Popside


The Who
06-04-66
“Popside” Swedish TV Show
Stockholm, Sweden

1.Popside Intro
2.Daddy Rolling Stone
3.It's Not True
4.Bald Headed Woman
5.The Kids Are Alright
6.Substitute
7.My Generation

Tot. Time: 19:27




mercoledì 7 marzo 2012

Miami – La voce davanti


In copertina ci sono tre volti appena sfocati che sembrano affogare nel trasparente verdastro delle swamp che presto sarebbero state territorio sintetico per Sonny Crockett e Rico Tubbs.
La strenua lotta contro il soffocamento della vita e del mondo tutt’attorno, porta Jeffrey Lee Pierce a servirsi come feticcio del più Amerikano degli stili: il country. Quello stesso country che anno dopo anno pareva sempre più un vessillo per la destra repubblicana più reazionaria, ma che i Gun Club distorcono e imbastardiscono fino fargli ritrovare un’originale seppur deviata verginità, raccontando parallelamente un Amrica Psycho che frequenta la metropoli con l’alienazione di un vagabondo delle Pianure del sud. Country-contro. Un sound che sostiene l’autore nei suoi insistiti tentativi di “tornare a casa”, nel senso più ampio; tornare agli affetti, al preto davanto alla veranda in cui sedersi a bere una birra con il vicino guardando il football. Ritornare in quel luogo da cui si era partiti urlando e sbattendo forte la porta. L’emozione crescete del tentato ritorno costringe ad alzare il volume, elettrificare e distorcere la vecchia tradizione del campione solitario che torna al focolare dopo avere ucciso i “cattivi indiani”.
Così si spiega per esempio l’autopsia che il gruppo fa di Fire of Love, vecchia hit del 1958 di Jody Reynolds, al tempo ricalcata sulla moda del twang chitarristico di Duane Eddy, che nell’idea di Pierce diventa un mostruoso riff quasi fossero AC/DC in abiti mariachi. E la cover di Run Through the Jungle, il brano più tormentato e sinistro dei campioni del country-rock democratico, i Creedence. Ma anche quella specie di surf da sballo di John Hardy, in cui Dotson si immedesima nell’equivalente hardcore di Dick Dale mentre Jeffrey si sgola nel racconto della vecchia storia del ferroviere del West Virginia, neanche fosse una ballata di The Times They Are A-Changin'.
Ma non è finita: Jeffrey Lee è veramente uno dei pochissimi che può fregiarsi del titolo di Erede di “quel” James Morrison, con il quale condivideva tra l’altro il retaggio di giovane borghese bianco cresciuto nel profondo sud, nonché la non invidiabile abitudine di mortificare la propria esistenza affogando nelle bottiglie vuote di Southern Comfort. Riesumando Jim direttamente dal Pere Lachaise, ne sfigura il crooning baritonale con uno yodel che è più un incubo nel dormiveglia che il virtuosismo del vecchio Jimmie Rodgers o la malinconia sentimentale del contemporaneo Chris Isaak. Ciònonostante Pierce resta un personaggio tanto misconosciuto che pare incredibile sia nientemeno che il reale anello mancante tra il Re Lucertola e il futuro anti-divo Kurt Kobain. La sua voce sta sempre davanti; sbattuta sul proscenio come l’attrazione della serata. Dietro di lei stanno quinte su quinte, strati su strati di chitarre che suonano punk, rock e blues all’unisono, senza soluzione di continuità, procedendo su binari paralleli e sovrapposti, generando un fragore avvolgente dal caldo riverbero antiquato. Come nell’invito sciamanico e lunare di Carry Home, o nell’invocazione femminea di Mother Of Earth (con lo stesso twanging tra Ombre Rosse e El Mariachi) che chiude il disco così come si era aperto: immagini in controluce, tutte con lo stesso sfondo e tutte risucchiate nello stesso vortice, “in the dark”. L’album intero è una fenomenologia, una declinazione continua di un’oscurità (dark) onnipresente, tanto nei paesaggi esteriori, quanto nell’intimo del cantante e di tutti i suoi “doppi” che sfilano nelle 12 canzoni come una processione di flagellanti incappucciati che si puniscono pur senza riconoscere un Dio a cui chiedere l’assoluzione.

domenica 4 marzo 2012

Torn and Frayed – All’apogeo della Seconda Decadenza


Massima attenzione; e orecchie aperte. Perché questo potrebbe essere il vero capolavoro nascosto dei Rolling Stones. Qualche anno dopo Between the Buttons e il primo flirt con Bob Dylan, Jagger ritorna dove molto (tutto?) era cominciato: sull’autostrada rivisitata che a suo tempo era un nuovo concetto di Rock d’Autore, nonché scena  del delitto. Morirono Compassione e Tradizione. Mick e Keith ritornano su questa CSI colore dell’asfalto per capire come ci si sente, davvero. Per vedere dove è arrivata quella pietra che rotolava giù, verso il basso. Per seguirla sprofondare, prigionieri di un vortice in cui immergersi con la smorfia beffarda di che si aspettava una pallottola o un’overdose già da molto tempo. Beware doll, you're bound to fall… Dylan aveva capito che essere un Simbolo per una generazione in marcia era faticoso, scarnificante. E soprattutto che non era vero, semplicemente. Nessun simbolo, un solo, MASTODONDICO, errore. Credevano fosse il Messia, era un Giovanni Battista qualunque. Risolse con una paio di capolavori simbolisti e arcani per poi scomparire dalla circolazione per un tempo che allora parve interminabile. Gli Stones cavalcarono la Swinging London, il beat, il blues-revival, la psichedelia, la protesta di strada; vi si gettarono a capofitto come il teenager che si fa la prima pista, lasciandosi consumare fino al midollo, godendo di quella depravazione di cui erano i portabandiera. Se fossero spariti anche loro, travolti da un’onda mistica in Costa Azzurra o magari in un bel suicidio di massa dopo una “Gran Bouffe” di morfina, se fossero scomparsi dopo Exile on Main Street sarebbero stati più grandi di Dylan; più dei Beatles. Ben più di Gesù. E forse lo sono comunque.
Dimostrarono almeno, una volta di più, che in quel tempo, dal Rock non si poteva uscirne vivi. No One Here Gets Out Alive, direbbe Morrison. E se non morti era la malattia, e se non la malattia era la droga. E alla fine, se anche fisicamente integri, erano il gusto, la sincerità e la misura ad uscirne martirizzati dalle metastasi di una vita che era missione. No One Here Gets Out Alive; una volta per tutte ribadirono che Arte e Morale dovrebbero evitarsi nel Mondo Reale; l’arte deforma la natura ed eleva l’artista a divinità creativa: è immorale per definizione. Deve esserlo.

sabato 3 marzo 2012

Fanzine n° 9 03-2012


In uscita il nuovo numero di “The Evil Monkey’s Backpages”, la fanzine nell’Era di internet. Quattro pagine di articoli, recensioni e avventure Rock. Visualizza il formato JPG o scarica la versione PDF. In oltre, lo stampato in formato A4 è in omaggio per ogni acquisto suhttp://myworld.ebay.it/79deadman

Non fatevelo scappare!! 


Coming out the new issue of "The Evil Monkey's Backpages", the fanzine in the Internet Era. Four pages of articles, reviews and Rock Adventures. View the JPG or download the PDFversion. In addition, the printed version in A4 format free of charges for every purchase onhttp://myworld.ebay.it/79deadman

Do not miss it!

PDF:

JPG:

venerdì 2 marzo 2012

TV Eye - Marshall Tucker Band - Saturday Night in Macon - 1973-09-10


Marshall Tucker Band - Saturday Night in Macon - 1973-09-10

This footage comes from a television show called "Saturday Night in Macon."
Grand Opera House, Macon, Georgia (Pro-shot, TV - Don Kirschner's Rock Concert)

Tracks:
Take the Highway
Can't You See
Ramblin' On My Mind

Total Time: 19:49

giovedì 1 marzo 2012

TV Eye – Broadcasting from the ‘70s



Finalmente, dopo un paziente (a volte noioso…) lavoro di selezione, editing ed uploading, inauguriamo una nuova sezione del blog: “TV Eye”. Una collezione in continuo aggiornamento di video “vintage” direttamente prelevati da mitici programmi musicali degli anni ’70: Don Kirshner's Rock Concert, Beat Club, The Ed Sullivan Show, Rockpalast… Concerti completi, strumentazioni analogiche e performances originali dei grandi Nomi (e Numi…) del Classic Rock e non solo. Poche parole, informazioni sintetiche, solo tanta musica sotto “l’Occhio della TV”. Per vedere in faccia gli eroi che ascoltiamo tra i solchi.

Buona Visione!

Si può accedere alla sezione tramite la pagina “TV Eye” o sfogliare il blog seguendo il tag TVEye. Sul canaleYoutube è  presente la playlist della sezione.

Finally, after a patient (and boring ...) work of selection, editing and uploading, we are inaugurating a new blog section: "TV Eye". A collection “in progress” of  "vintage" videos directly taken from the legendary music programs of the '70s: Don Kirshner's Rock Concert, Beat Club, The Ed Sullivan Show…

Enjoy the Show!!

You can access the  section  through the page "TV Eye" or browse the blog by following the tag TV Eye. You can also visit the Youtube Playlist “TV Eye” at http://www.youtube.com/user/crossharp

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