domenica 14 luglio 2013

Rama - Free




Non sono forse in molti coloro che hanno avuto il privilegio di ascoltare Free dei Rama. Anche perché “ascoltare” non è forse la parola giusta… il che è quantomeno bizzarro dato che si parla di musica.
Terzetto stanco di St. Louis, inconsapevole erede silente di Mayo Thompson. E già da Rei è evidente che melodia, armonia, ritmo, insomma tutto ciò che definisce il canone musicale per le nostre spaurite orecchie non fanno parte del vocabolario del gruppo. Che anzi procede per silenzi più che per accordi; per pause più che per ritmi. Per assenze progressive di tutto ciò che definiremmo rock, o pop, o punk magari.
Come la decalcomania opaca di Earth 2, sbiadita su un vetro freddo, da cui traspaiono solo poche frequenze sbiadite; chitarre o chissà-quali-altri-strumenti filtrati attraverso vecchi Apple ai fosfori verdi.
Una dose imponente di mantra rock, che colpisce l’attenzione e il timpano ma sfugge totalmente alla memoria. Provate Never, per credere. Un labirinto di mancanze e amnesie per puri folli col dono di vedere solo ciò che c’è da sentire.
Potreste averlo ascoltato decine di volte; e non essere in grado di ricordarlo.

Rama – Free
CAROL 1794-2 - USA 1987

A1 Rei 12:26
A2 Tota 2:34
A3 Noun: 1:51
B1 Never 15:05

giovedì 11 luglio 2013

Gli album e le orecchie


È l’umore di chi la guarda che dà alla città di Zemrude la sua forma. Se ci passi fischiettando, a naso librato dietro al fischio, la conoscerai di sotto in su: davanzali, tende che sventolano, zampilli. Se ci cammini col mento sul petto, con le unghie ficcate nelle palme, i tuoi sguardi s’impiglieranno raso terra, nei rigagnoli, i tombini, le resche di pesce, la cartaccia. Non puoi dire che un aspetto della città sia più vero dell’altro, però della Zemrude d’in su senti parlare soprattutto da chi se la ricorda affondando nella Zemrude d'in giù, percorrendo tutti i giorni gli stessi tratti di strada e ritrovando al mattino il malumore del giorno prima incrostato a piè dei muri. Per tutti presto o tardi viene il giorno in cui abbassiamo lo sguardo lungo i tubi delle grondaie e non riusciamo più a staccarlo dal selciato. Il caso inverso non è escluso, ma è più raro: perciò continuiamo a girare per le vie di Zemrude con gli occhi che ormai scavano sotto alle cantine, alle fondamenta, ai pozzi.

Italo Calvino – Le Città Invisibili – Le città e gli occhi, 2

lunedì 8 luglio 2013

Il Blues di Alpha Centauri



"Come lo suonano il blues su Alpha Centauri?"
"E'... come un respiro. Che sembra sempre dover essere l'ultimo. Ma poi ce n'è un altro; e un altro".
"Emozione, feeling?"
"E' l'esternazione di un'atmosfera sulfurea e decadente, sotterrata dal grande fango dell'alluvione di idee derelitte, di tecnologie inutili, di progresso autoreferenziale".
Manuel Göttsching torna a sedersi a gambe incrociate quasi nel mezzo del Nihaven. Luci al tramonto. Riflessi.

giovedì 4 luglio 2013

martedì 2 luglio 2013

Appena un po’ di Rock Art...



...giusto per inaugurare il nuovo account su Instagram, un social fotografico di cui ancora devo comprendere il miglior utilizzo... ma che mi ha già fornito qualche input interessante.
Una breve carrellata di piccolissima “rock art” accuratamente casalinga, low-fi e assai filtrata.

Buona Visione!

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