Spara sulla folla ad un concerto de “Il Volo”
Il cecchino bloccato dopo avere fatto 5 vittime e ferito 12
persone.
Voleva forse attentare alla
vita dei cantanti sul palco. Ha sparato con un’arma automatica
“Ma
no! Non me ne frega nulla dei cantanti; quelli fanno il loro mestiere come i
postini e le prostitute. Io volevo ammazzare più persone del pubblico e basta!
Loro non lo devono mica fare per mestiere di andarsi ad ascoltare merda.“
Il fanatico, straniero,
probabilmente affiliato a qualche gruppo di estremisti jihadisti, ha
rivendicato l’attentato con parole sconclusionate e vaneggianti. È ora in stato
di fermo. Piero Barone, Ignazio Boschetto e Gianluca Ginoble, i componenti “Il
Volo”, si sono detti affranti e terrorizzati. “Abbiamo visto la morte negli
occhi”.
***
Ho avuto una Visione.
Sono bastati tre giorni di mare
sulla riviera Romagnola.
La visione è un’enorme bandiera
nera e bianca dell’ISIS che sventola sul Vaticano.
Orde di famiglie petulanti ed
insoddisfatte servite, riverite, pulite, nutrite da schiere di inservienti e
facchini ucraini, sudamericani, magrebini e polacchi.
Divertite ai lazzi serali di
statue viventi e venditori di bastoni per
selfie.
E la visione è chiara e distinta:
un’enorme bandiera nera e bianca dell’ISIS che sventola sul Vaticano.
“The Magic of the Moment”
Questa sì che è una frase
potente. E magari qualcuno poteva anche preferire Klaus Meide mentre (non)
cantava certa paccottiglia kraut-psycho-space come I’m
Going Mad o Fly To The Rainbow,
eppure la magia del momento è
davvero motto virulento.
Il momento in cui si realizza nel
pieno e con distinta e sincera coscienza che quando tutto e tutti, attorno, fanno
schifo… bè forse un po’ di schifo lo fai anche tu.
Se ne esce meglio, una volta
interiorizzato il concetto.
Quindi, spero davvero di potere
scrivere la mia Wind Of Change nel
momento in cui il Califfato isserà i suoi vessilli in cima a San Pietro.
A postilla, perché ci tengo, un
trafiletto che rivela una verità orrenda, che in tanti già sapevamo. Ma sapete,
vederlo scritto…
Mi piacciono i trafiletti nelle
pagine interne. Leggo solo quelli. Tra una quindicina d’anni, nelle pagine di
spettacolo, mi aspetto titoletti tipo “Bob
Seger valeva Springsteen” oppure
“I Bloodrock furono i più grandi, ma nessuno lo sapeva”.
Se Lenny Bruce diceva che la
satira è tragedia più tempo, allora io dico che
la verità è: realtà più tempo.
Il tempo necessario a capire ciò
che realmente accade; non ciò che ci viene raccontato accada.
Ma in questi tempi biechi e
sbilenchi fatico
a trovare consolazione nella musica.
C’è un brano che negli ultimi giorni ascolto spesso, un anfratto nella già
remota colonna sonora di Ghost Dog, film (di culto? Forse…) di Jim Jarmusch. Don’t Test/Wu Stallion,
a firma Suga Bang Bang; un tipo che mette in hip-hop il primo Van Morrison di T.B. Sheets, con l’immenso mestiere di
RZA a tessere sospiri di lontano oriente nella suburbia al neon e zeppa di
graffiti. Una canzone storta, deforme, obliqua, free jazz e bushido assieme. Depressa.
Pessimista nel tono balbettante e lamentoso.
Una bella colonna sonora per la “fine”…
Fate i bravi, non sparate sulla
folla, se
potete.
Capitan
Vinile
2 commenti:
Anch'io credevo fosse di culto ... almeno finché non ho visto La farfalla sul mirino, il film di Suzuki da cui Jarmusch ha pescato con gusto da cinefilo.
Ghost dog è un bel film e basta.
Il tempo è il miglior giudice ...
Molti filmetti italiani anni Settanta sono meglio di Spielberg ...
volare, oh oh..aiuto.
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