venerdì 29 luglio 2011

FROM THE CRYPT - The Kinks

1968. Tutto il “Popolo del Rock” è impegnato a scrutare orizzonti lontani, orientali, lisergici; la musica spazia tra infinite jams strumentali, arrangiamenti ponderosi da orchestra classica, assoli monumentali. Nel bel mezzo di questo calderone, Ray Davies, mastermind degli ormai affermati Kinks, si dedica a tutt’altro: recuperare le passate tradizioni, volgere lo sguardo ai piccoli cortili delle case della campagna Inglese, costruire bozzetti casalinghi e introversi sulle mille macchiette di un Villaggio Verde depositario di memorie e custode di piccoli segreti inconfessabili. E’ quanto di più controcorrente un musicista rock potesse fare in quel 1968; come se Damon Albarn si svegliasse una mattina per esibirsi in duetto con Britney.
Village Green è il settimo album di un gruppo all’apice della creatività; dopo il garage degli esordi e due album costruiti con grande perizia (Face To FaceSomething Else), Davies alza il tiro e pensa ad un concept vero e proprio, primo passo verso la Rock-opera che sarà marchio di fabbrica del gruppo negli anni seguenti. L’idea è quella di descrivere attraverso una quindicina di canzoni - che sono poi altrettanti ritratti - i fatti, i personaggi, i luoghi di un recente passato di cui però si va drasticamente perdendo memoria.   Continua >>


1968. All the "People of the Rock" is committed to “see for miles and miles” Eastern country and lysergic horizons, the music ranges from endless instrumental jams to classical weighty orchestral arrangements and monumental solos. In the midst of this cauldron, Ray Davies, mastermind of the now well established Kinks, really devoted himself to something else: to recover the past traditions, to look towards the courtyards of countryside houses, to building introvert sketches and caricatures of an old Village Green depositary and custodian of memories and unspeakable secrets. It’s the most “against the stream” thing that a rock musician could do in that 1968; it’s like to Damon Albarn  wake up one morning to perform a duet with Britney.                       Continue >>

mercoledì 27 luglio 2011

PAGANESIMI ELETTRICI - La Battaglia di Deorham Pt. 3°

La Battaglia di Deorham Pt. 3°

I tre pellegrini si lasciarono Gloucester alle spalle in una giornata remota del VII secolo dopo Cristo.
Il principe viaggiatore che indossava le piume della Gazza, volteggiava in un mantello verdastro due passi avanti a loro, segnando la strada. Ai musicisti, appena stanchi, mancava ancora la seconda facciata di un LP che sarebbe stato secondo ed ultimo. La misero assieme in viaggio e non fu facile. Sferzati dalla pioggia e dal vento di fine inverno, nacque un lungo brano in forma di rigida suite ABAB, con due lunghe parti strumentali e due cantate; era una musica carica di pensieri, sferzata dal ricordo e da una lieve malinconia. Rimpianto.                              Continua >> 

lunedì 25 luglio 2011

Songs to (re)discover: Rock Jam

Tempo di jam; anzi: la nascita della rock-jam. Tra la metà del 1966 e l’inizio del ’67, alcuni gruppi studiarono come riempire tutto quanto il lato di un LP (solitamente il B) con un flusso continuo di musica. A partire dalle canzoni estese che il jazz (e il blues, in misura minore) aveva già sperimentato da anni, gli Stones costruirono la maratona di Goin’ Home (Aftermath, 4/1966): un semplice ritmo blues dilatato fino a 15’. Direttamente influenzato da questo pezzo, Arthur Lee, leader dei Love, mise insieme  Revelation (2/1967): una sorta di semi-collage ragionato (e per nulla “sovversivo” come accadeva per Zappa o i Fugs) di rock, pop, musica barocca e addirittura accenti free jazz. In un curioso intreccio di vicendevoli ispirazioni gli Stones guarderanno poi a “She Comes in Colors” nell’incidere “She’s Like a Rainbow”
Nel mezzo di queste due lunghe canzoni sta forse la più compiuta del lotto, a firma Butterfiled Blues Band: East-West (12/1966) in cui l’epica chitarra di Bloomfiled colora con ovvie scale orientali un pezzo corale che arriva a toccare i 13; mai noiosa o fuori tema, questa è la canzone che stabilirà il canone per le jam psichedeliche della Baia.


Time to jam, or rather: the birth of jam rock. Between mid 1966 and early '67, some groups studied how to fill whole the side of an LP (usually B-side) with a continuous flow of music. Starting from the extended songs that jazz (and blues, secondly) had experienced for years, the Stones built a marathon with Going Home (Aftermath, 4/1966): a simple blues shuffle dilated up to 11'. Directly influenced by this piece, Arthur Lee’s Love put together, in early 1967, Revelation: a sort of semi-rational collage (and not at all "subversive"  as it was for Zappa or Fugs) of rock, pop, baroque music accents and even free jazz.
In the middle of these two there is perhaps the most accomplished of the lot, signed by Butterfiled Blues Band: East-West (12/1966) where the Bloomfiled‘s epic guitar colors with obvious oriental scales a choral piece that touches the 13’; never boring or out of focus, this is the song that will establish the rule for the psychedelic jams of the Bay.


     

domenica 24 luglio 2011

27

27 is a number. Not a cabal, or a club. It's not a conspiracy or an omen. Behind there is not the CIA, there is no deal with the Devil.
There is the heroin that kills. There is valium that kills. Alcohol kills, kills the water in the lungs, the bullets kill. Often even stupidity. Depression kills, the boredom and loneliness.
The music does not kill. It is not a God who sacrificed the victim's heart.
The music is the cure.




"Long as I got rock and roll I'm forever young" (Cinderella - One For Rock And Roll)


27 è un numero. Non una cabala; o un club. Non è una cospirazione o un presagio. Non c’e dietro la CIA, non c’è patto col diavolo.
C’è l’eroina, che uccide. C’è il valium che uccide. L’alcool, uccide; l’acqua nei polmoni uccide; la pallottole uccidono. Spesso anche la stupidità.
La depressione uccide, la noia e la solitudine.
La musica non uccide. Non è una Dio a cui sacrificare il cuore della vittima.
La musica è la cura.

sabato 23 luglio 2011

LIVE DESK - Rolling Stones

The Rolling Stones
Cricket Ground, Perth, Australia, February 24, 1973

Rocks Off !
Swingin' Pig CD ( TSP CD 056 )


Groundbreacking soundboard recording!!
More infos and Download at LIVE DESK >>

venerdì 22 luglio 2011

Yes - I progressisti per moderati

Lungo il confine tra eleganza e supponenza, tra Art-Rock e Rock Artificiale, gli Yes costruirono solide fondamenta tanto al Prog quanto a certo facile Jazz-Rock dei tardi anni ’70. Una musica per il cervello, non per la pancia né il cuore; sicuramente inadatta alla rivoluzione sessuale e alla controcultura di quegli anni. Costruite sulle fluide linee di basso di Chris Squire e sulle liquide tastiere di Wakeman, le loro canzoni, perse tra mondi di sogno, hanno sempre nascosto qualche sinistro collegamento (solo di concetto…) ai più generali principi della Destra: totale controllo sul disordine, pulizia nel suono e nella voce, negazione della rivolta giovanile, voce impassibile e lontana; una distanza apparentemente incolmabile con il mondo della strada. Una musica per conservatori? Forse; sicuramente una musica gelida, bella e pur sempre impeccabile, per ascoltatori razionali e “moderati”.
Un approccio Apollineo al Rock, per sua natura ben più vicino a Dioniso.

Down by border between elegance and vanity, between art rock and artificiality, the Yes built solid foundation for both progressive and certain mid ’70 jazz-rock. A music for brain and neurons, not for sexual revolution or primitive instincts. Built around sparkling Squire‘s bass line and Wakeman‘s liquid keyboards, their songs about lost world and magic kingdoms of heaven have some sinister, but only conceptual, links with Right thought: total control over chaos, sharp melodic lines, distant impassive voice. A seemingly unbridgeable distance with the world “On the Road”. A music for Right-wing? Actually, not; but for sure a really cold music, but always technically perfect,  for rational people.
Apollonian way of Rock.

giovedì 21 luglio 2011

MUSICHE PARALLELE - Neil Young - Pt.2°

... Ognuno ha una sua lista di dispersi nel canyon di cristallo, la musica rock ha allineato una lunga fila di bare dietro di sé: They were lost in rock formations / Or became park bench mutations /On the sidewalks and in the stations /They were waiting, waiting. Non tutti compresero che forse addirittura ad Altamont, nel lontano 1969, le cose cominciarono a precipitare: quando Meredith Hunter fu ucciso tra il pubblico del concerto, Woodstoock, il grande raduno che 4 mesi prima aveva promesso la redenzione per una nuova società, sembrava appartenere ad un’epoca antidiluviana. (...) 
Scrive Hunter S. Thompson in Fear and Loathing in Las Vegas:<< C’era follia in ogni direzione, a ogni ora. Potevi sprizzare scintille dovunque. C’era una fantastica universale impressione che qualunque cosa si facesse fosse giusta, che si stesse vincendo... E quella credo era la nostra ragione d’essere, quel senso di inevitabile vittoria contro le forze del Vecchio e del Male. Vittoria non in senso militare o violento: non ne avevamo bisogno. La nostra energia avrebbe semplicemente prevalso. Non c’era lotta tra la nostra parte e la loro. Avevamo tutto l’abbrivo noi; stavamo cavalcando un’onda altissima e meravigliosa... Ora meno di cinque anni dopo, potevi andare su una qualsiasi collina di Las Vegas e guardare verso ovest, e con gli occhi adatti potevi quasi vedere il segno dell’alta marea, quel punto in cui l’onda, alla fine, si è spezzata per tornare indietro.>>  Continua >>

mercoledì 20 luglio 2011

Il Rock secondo Jerry Rubin*

“Noi yippies siamo pronti a sganciare la nostra bomba all’idrogeno sui democratici: un festival con rock e cibo gratis. Ci pensi? Un’orgia rock gratuita che fa accorrere milioni di giovani da tutto il paese a Chicago. Ci aspettavamo che venissero tutti i complessi rock degli Stati Uniti e d’Inghilterra: i Rolling Stones, i Beatles, Country Joe and The Fish, persino Dylan, l’enigmatico.
Un festival rock gratis a Chicago significa sottrarre la nostra civiltà ai locali chiusi e costosi, strappandola agli avidi affaristi e regalandola alla gente per le strade, nei parchi.
L’animale istintivo dei nostri corpi, lo spirito della Pura Musica Spontanea è stato addomesticato per ricavarne profitti. In culo ai profitti. Dalla musica rock deve nascere l’orgasmo e la rivoluzione.”
(Jerry Rubin – Fallo! – 1970)

“The yippies got ready to drop our own hydrogen bomb on the Democrats-a free food and free rock festival.
Can you dig it'. A free rock orgy bringing millions of young people from all over the country to Chicago? We
expected every rock group in the U.S. and England to come: the Rolling Stones, the Beatles. Country Joe and the Fish, even the mysterious- Dylan. A free rock festival in Chicago meant liberating our own culture from the high-priced, walled-in dance halls, taking it away from the avaricious businessmen and making it free for the people in the streets and parks. The impulsive beast of our bodies, the spirit of Pure Unprovoked Music, has been domesticated for profit. Fuck profit. Rock music must give birth to orgasm and revolution.”
(Jerry Rubin – DO IT! – 1970)

P.S. Nonostante l’entusiasmo di Rubin & Co. L’unico complesso a partecipare furono – indovinate un po’ – gli MC5. Ancora dubbi sul fatto che fossero meglio dei Beatles?

* Politico e attivista radicale statunitense. (pagina Wikipedia)

Leggi il testo integrale in lingua inglese

martedì 19 luglio 2011

Give the People What they Want

Give the people what they want, possibly the best way to artistic (or, sometimes, politic) success. It’s the last teen white-blond-girl that strip on stage for middle-class masses, or huge black-armed rapper that make feel you so honest (and safe); or your congressman of whom you don’t know even the name. No differences. Give the people what they want, let ‘em choose but don’t let ‘em DECIDE. You decide, they could only choose what follow. Let ‘em vote but don’t let ‘em write a name. A cross is enough.

lunedì 18 luglio 2011

Monster in Paradise

“Non hai visto in Mostri in Paradiso?” Spread, default, debito, tango bond, presidenti che parlano di Apocalisse. Sono piombati dal nulla a distruggere le torri del potere. Ricacciandoci indietro nel tempo. Questi mostri in paradiso sono una delle immagini più forti e misconosciute emerse dal rock britannico. La cover costruita dallo studio Hipgnosis per il debutto dei Quatermass ha acquistato, oggi, un’aura mistica. Quegli pterosauri plananti tra le torri di vetro sembrano un presagio sinistro dell 11/09, quando la preistorica violenza terroristica planò tra i grattacieli di New York, ricacciando i governi nell’oscurantismo di guerre e jihad.

Ma i Mostri non se ne sono andati dal nostro vecchio Paradiso, sbattono ancora le loro ali rettiliane tra l’avorio dei Palazzi. Spread, default, debito, governi in bancarotta. E prima o poi, i sauri volanti si poseranno a terra. Mostri in Paradiso.

  • La canzone “Monster in Paradise” (Gustafson, Gillian, Glover) benché già nel repertorio live dei Quatermass e risalente al periodo degli Episode Six, comparirà nel 1971 nell’album Bulletproof degli Hard Stuff
  • La foto originale fu scattata a Londra, ai palazzi governativi di Victoria St. La duplicazione dell’immagine restituisce una forte illusione ottica, quasi fosse un’opera Op-Art.

***

Did you see the Monster in Paradise?” Spread, default, debt, tango bonds, Presidents talking about Revelation. They are sealed from nothing to destroy the Towers of Power. Fighting back in time. These “Monsters in paradise” are and one of the strongest (and unsung…) images that emerged from the British rock. The cover made by Hipgnosis studio for the debut of Hard-Prog trio Quatermass has become, today, a mystical aura. Those pterosaurs gliding between the glass towers seem a sinister omen of 11/09, when the prehistoric terrorist violence glides down among the New York skyscrapers, pushing governments back in the obscurantism of jihad and wars.

But the monsters are not gone from our old Paradise, still flapping their reptilian wings among the ivory palaces. Spreads, default, debt, bankrupt governments. And sooner or later, the flying lizards will stand down. To stay. Monsters in Paradise.


  • The song "Monster in Paradise" (Gustafson, Gillian, Glover), although was already in the live repertoire of Quatermass and dating from the Episode Six time, will appear in the 1971 album Bulletproof by Hard Stuff
  • The original photo was taken in London, at the government buildings of Victoria St. The duplication of the image returns a strong optical illusion, as if it were an Op-Art work.

domenica 17 luglio 2011

FROM THE CRYPT - EUCLID

The Euclid were prominent representatives of an infinite "third line" of U.S. Hard Rock, which, in early '70s , began to exploring the potential of a new genre that, from blues and psychedelia, will come to focus the dictates of Metal. What differentiates Heavy Equipment from the works of colleagues such as Sir Lord Baltimore, Demian or Highway Robbery is its perfect production: the album can produce layers upon layers of shimmering guitars, perfectly focused vocal harmonies and a great dynamic in the rhythm section. Continue >>


Gli Euclid furono illustri rappresentanti di una infinita “terza linea” di Hard statunitense, che nei primissimi anni '70 si diede da fare per esplorare tutte le potenzialità di un nuovo genere che, partendo da blues e psichedelia arriverà a mettere a fuoco i dettami del metal. Ciò che differenzia Heavy Equipment dai lavori di colleghi come Sir Lord Baltimore, Highway Robbery o Demian è la sua perfetta produzione: l’album può esibire strati su strati di chitarre scintillanti, armonie vocali perfettamente a fuoco e un’ottima dinamica nella sezione ritmica. Continua >>


sabato 16 luglio 2011

venerdì 15 luglio 2011

UN’IPOTESI (Pt. 2) - La struttura del medium musicale digitale

Mp3, Ogg, flac, shn sono tutti formati di musica digitale, immagazzinabili su hard disk o memorie flash, caratterizzati da una profonda diversità con il medium tradizionale.

La maggior parte di questi files sono “compressi” o “decomprimibili”, ottimizzando lo spazio occupato su disco, magari cercando di mantenere inalterata la qualità dell’audio senza “perdite” (lossless).

Ma che cosa perdiamo veramente con l’utilizzo di un mp3 ? (ma anche di un wave, o di un ogg…)

Pagine e pagine su internet sono piene di tabelle relative al suono dei diversi formati e apparentemente il difetto più facile da identificare sta proprio nella qualità e nelle caratteristiche audio dei diversi tipi di file. Un mp3 è un file lossy, cioè comporta una perdita di informazione rispetto a un PCM di origine considerato copia-clone di una matrice incisa su CD (o nastro magnetico…). Ma è anche un file di dimensioni molto contenute, universalmente utilizzato, facile da decodificare, da trasportare, da copiare e trasferire, azioni non sempre possibili per il vinile e anche per il CD .

Ma c’è altro che discrimina il medium digitale da quello tradizionale: vinili, musicassette e CD possono, col tempo, perdere qualità sonora, non per questo differiscono concettualmente da copie in perfette condizioni; la qualità dell’audio non basta, da sola, a spiegare la differenza.

C’è in effetti un altro aspetto che raramente l’ascoltatore considera: la scomparsa dell’hardware come elemento fisico. Con la distribuzione digitale della musica resta solo il software, solo il dato musicale puro, che anzi deve anche farsi carico, nei limiti del possibile, di veicolare i metadati tradizionalmente associati all’hardware. Tutto il resto viene obbligatoriamente ricomposto, in formato digitale, richiamato da imponenti database web per restituire un nuovo tipo di medium.

E se questo aspetto può essere facilmente, ma colpevolmente, trascurato dall’ascoltatore, è invece il presupposto fondamentale per i distributori e i produttori di musica, che possono svincolarsi dall’oggetto concreto (il cd, la sua custodia…) cambiando radicalmente tutti i canali nella produzione e diffusione di un bene che non è più (anche) concreto, ma è solo “informativo”. Dato puro.

giovedì 14 luglio 2011

SONSG TO (re)DISCOVER

Hollywood Star - Granicus - 1973
Celluloid Heroes - Kinks - 1972


Today a pair of song musically very different but joined by lyric's argument: the Hollywood's way of life between reality, fiction and lies.
Hollywood Star, by Granicus, is a straight-ahead hard rockin but with a frustration and a remorse that you don't expect in mid '70 hard rock; a proto Henry Rollins number.
Celluloid heroes by Kinks is simply one of the best Ray Davies' text (maybe one of the best in Brit Pop...), complete with a perfect sweet melancholy in the music; lyrics like:


I wish my life was a non-stop Hollywood movie show,
A fantasy world of celluloid villains and heroes,
Because celluloid heroes never feel any pain
And celluloid heroes never really die.

should only be taught in schools.







martedì 12 luglio 2011

UN’IPOTESI (Pt. 1) - La struttura dei media musicali tradizionali

In sintesi: la distribuzione di musica su vasta scala si è sempre affidata ad una tipologia standard di medium fisico: vinile (78, 33, 45 giri), musicassetta, CD. A parte le ovvie diversità tecnologiche, questi supporti sono concettualmente identici e accomunati da un’analoga struttura in cui si riconoscono due parti fondamentali: hardware e software.

1) Hardware: è la parte “materiale”, tangibile, del medium, composta da:

a) supporto fisico: disco in vinile, CD, nastro magnetico

b) contenitore (case) del supporto: confezione, copertina, booklet… cioè tutto ciò che completa il pakaging del supporto.


2) Software: è la parte informativa, non fisica, cioè il suono memorizzato sul supporto. Necessita di un decodificatore per essere interpretato.

L’importanza del software è lampante, in quanto contiene il dato che interessa al consumatore, cioè la musica. Ma non è da sottovalutare anche l’importanza dell’ hardware il quale:

1) Protegge il software, garantendone l’unitarietà e l’autenticità del dato impedendo contraffazioni.

2) Porta un’informazione ulteriore, cioè tutti i metadati necessari alla corretta interpretazione del dato.


In questo, il medium musicale è molto diverso da quello letterario che implica una meno netta distinzione tra hardware e software: un libro è un medium “unitario” che inoltre NON necessita di un decodificatore per essere interpretato. Differente ancora il medium cinematografico: anch’esso necessita di un decodificatore ma contiene il metadato (titolo, autore, titoli di testa e coda) nel software assieme al dato (il film).

Nei media musicali sono metadati, per esempio, il titolo dell’album, il nome del complesso, il titolo e la durata delle canzoni, la line-up del gruppo, l’anno di distribuzione del disco e tutto quanto altro ci fornisca informazioni in più sulla musica che ascoltiamo. Se il dato musicale colpisce le nostre emozioni soggettive, il metadato ci fornisce un sistema di coordinate importante per il nostro cervello per potere “classificare” il dato nella memoria.

In cosa si differenzia allora il medium musicale "tradizionale" da quello "digitale"?

lunedì 11 luglio 2011

sabato 9 luglio 2011

Crime in the City

"There's still crime in the city, Said the cop on the beat."

And what’s that crime in the city? Robbery, murder, corruption, rape? “What else”, you said?

Which better crime than the Rock n’ Roll Music, the true “Sound of the City” like wrote Charlie Gillett. Avid producers searching for “cheeseburger And a new Rolling Stone”, and, of course, all the rest: wicked, paranoid, bombastic rock-stars, art’s depreciation, the young inconscious teen-idol; the older, conscious, rotten addict former guitar-heroes moving in backstages like maggots. And profit, the real semi-god of music business. The Great Rock 'n' Roll Swindle, but without irony.

Yes, the “Crime in the city” IS the Rock Music.

venerdì 8 luglio 2011

PAGANESIMI ELETTRICI

LA BATTAGLIA DI DEORHAM - Parte 2°

Continuano le avventure di un gruppo disperso in un tempo remoto, alla ricerca di una nuova spiritualità che prenda il posto della guera e dell'orrore.
Gli High Tide, gruppo di "dark Prog" dei primi '70, sono i protagonisti di un racconto sospeso tra presente e passato.Continua...>>

mercoledì 6 luglio 2011

LIVE DESK - The Doors

The Doors
1970-06-5

Shattered
Live at the Seattle Center Coliseum




Click here for Audio samples, links and full mp3 version!
Clicca qui per scaricare la versione integrale in mp3!

martedì 5 luglio 2011

FROM THE CRYPT - DR. JOHN


Mixing his sub-tropical extraction with the late psychedelic production’s matrix, he reach a debut album, “Gris Gris”, based on song structure-less and full of fantasy. Moving like a smuggler among southern bayous and Caribbean Gulf’s suggestions, Dr. John distils a musical form hybrid and indefinable, Cajun in culture and creole in skin. Continue >>


La scrittura di Dr. John ha ora la libertà e gli accenti di Van Morrison, ora l’ecletticità degli arrangiamenti di un futuro Tom Waits; senza dimenticare la lezione horror di Screamin’ Jay Hawkins. Fondamentale è la parte “corale” delle canzoni, in costante contrappunto con la voce solista del leader: un call & reponse da coro gospel di un tempo dimenticato. Tutto ha fortissime radici rurali e si porta appresso il caldo umido di un’estate in Louisiana. Continua >>

domenica 3 luglio 2011

The Marshall Tucker Band - The Marshall Tucker Band


Leading figures in the “2° Jam Generation” after the magnificence of the Bay Area scene, the MTB was a Southern-Combo only by geography. Taking the highway of merging country, old blues, pop and a renovated “Christian philosophy” (this really southern flavored) this six pieces band offers a music that is more like a drug-free Grateful Dead than an hard boogie assault à la Lynyrd Skynyrd. Relaxed, extended songs that are fragrant of old western border but without Clint Eastwood’s shooting. It’s more like a lazy pioneers’ caravan that proceeds along the river, searching the right place to ford. “Can't You See” is a real gem together with the cover picture by James Flournoy Holmes.

Esponenti di riguardo di una “2° generazione della Jam” che rimpiazzò I fasti delle band della Baia nei primi ’70, la MTB fu un gruppo “Southern” solo geograficamente. Scegliendo la strada della fusion di vecchio country, pattern blues e pop in versione yankee, nonchè ispirati da una filosofia cristianeggiante, il gruppo sembra più l’evoluzione di Grateful Dead ripuliti dall’acido piuttosto che l’apripista per gli assalti boogie di Lynyrd Skynyrd o Black Oak Arkansas. Lunghe canzoni rilassate, che sanno di vecchio mito di frontiera ma senza pellerossa cattivi o sparatorie da “straniero senza nome”. Come una pigra ma devota carovana di pellegrini che procede lungo il fiume. “Can't You See” è una piccolo gemma, così come l’acquerello di copertina di James Flournoy Holmes.

sabato 2 luglio 2011

FANZINE - n° 1 - 07-2011

The Evil Monkey's Backpages

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The Evil Monkey's Backpages

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