lunedì 30 dicembre 2013

Dove sono i Led Zeppelin?


Su Spotify, dove sennò?
Eh, già! Da un mesetto anche loro sono approdati sulla piattaforma di streaming del momento...
C'è chi se la tira un po' di più, ma alla fine stanno tutti, con tempi diversi, capitolando alla frammentazione digitale.
Anche i colossi di un tempo, anche quelli che, cascasse il mondo, “la musica vera è solo su disco".
Chissà se Jimmy Page sa cosa sia Spotify, o se queste operazioni legate a certe mega-band sono gestite in toto da un agguerrito entourage di marketing.
Sta di fatto che ora pure il dirigibile ha la sua bella pagina, condivisibile, interattiva, sociale. E tutti i diciottenni simil-alternativi che non si accontentano dei 30 Second to Mars e si chiedono chi fossero i Beatles, in un paio di clic possono spararsi in cuffia dei super-classiconi da Grande Storia del Rock in 500 dischi (tutti rigorosamente fondamentali).
Compissi 17 anni nel presto venturo 2014... avrei risparmiato dei bei soldoni, saltando meno pranzi al bar nell’attesa dei recuperi pomeridiani di latino.
Però i gusti cambiano... tanto che nella top ten delle canzoni più popolari, a parte il primo posto comprensibile di Whole Lotta Love (sdoganata anche dalla pubblicità di Dior, alè!!), seguono Good Time Bad Times, Moby Dick e Babe I Gonna Leave You...
Della serie: facciamoci del male!
E sì che costano tutte uguali! Cioè nulla. 
Almeno ascoltatevi Dazed and Confused...

Forse il gusto sta veramente peggiorando?!

Buon Anno a tutti!

venerdì 27 dicembre 2013

Me and the Devil – Riflessioni su una collaborazione



Early this morning
When you knocked upon my door
Early this morning, oooo
When you knocked upon my door
And I said hello Satan
I believe it's time to go

Io sono il Diavolo.
Ebbene sì. Quello distinto e suadente che bussa alla porta di Robert Johnson, una mattina.
Ho bussato alla porta di Bart, una mattina, gli ho detto “mi piace come scrivi; mi piace cosa scrivi”. Vieni con me. Perché lui è l’Artista. Lui è Robert Johnson.
E adesso che Viaggiatori nella Notte esiste, ce ne andiamo a braccetto, uno di fianco all’altro.
Tutto questo per dire che “si può fare”.
Si può tirare fuori perfino un libro fatto, finito, rilegato, illustrato (e come, illustrato!) e distribuito; tirarlo fuori dai meandri di vecchi blog dispersi e saltuari. Si può tirarlo fuori laddove in tanti, magari, ci vedono solo il solito post della domenica mattina, o la recensione del sabato, la classifica del venerdì.
Abbiamo ogni giorno per le mani un mare di risorse, parole, racconti, poesie, canzoni. Bisognerebbe avere la passione e il tempo di ordinarli e farli conoscere.
Andare in giro a dire : “Ehi, senti qua! Forte eh? Chi è? No, no nessuno di famoso…”
Non è quello che passa da Fazio la domenica sera. E’ qualcuno che non vedrai mai in tv, che forse nemmeno vedrai mai su uno scaffale della Feltrinelli sotto Natale. Però adesso c’è, esiste. Ci saranno errori, ripetizioni, impaginazioni sbagliate, tutto quello che volete…
Ma ha lasciato la sua piccola traccia nel mondo reale.
Tutto quel tempo passato a scrivere, tutto quello passato a correggere, rileggere. Tutto quello passato ad ascoltare!
Lo meritavano, no?
E allora evviva il Diavolo. Che magari, alla fine, è andato a reclamare la vecchia anima di Robert. Ma che gli anche messo in mano una chitarra che oggi sappiamo aver riscritto la musica.

Ne approfitto per ringraziare tutti i blogger che hanno fin ora supportato questo progetto.
In rigoroso ordine casuale, sperando di non dimenticare nessuno:

Blackswan

Vik

Massimiliano

Vlad Tepes

Nella

Lozirion

La Firma Cangiante

Ant

Mr. Hyde

In queste ultime settimane ho avuto modo di ricevere, inviare, inoltrare decine di mail, spedire libri, diffondere link. Tutte divertenti estensioni comunicative di questo web sociale.
Non vorrei che finisse qui. Anzi, proverò a far sì che questa collaborazione rappresenti un punto di partenza; non solo per me, per Bart, per gli amici che ci hanno dato il loro supporto e prestato i loro spazi.
Per chiunque passi, veda la porta aperta, e un meraviglioso sottoscala di suoni, dialoghi e immagini.
A questo proposito, è emersa qua e là nei commenti sui vostri blog, l’idea di una “tavola rotonda virtuale” sul Blues. Una cosa semplice, ma possibilmente priva delle consuete banalità sulla Musica del Diavolo.
L’idea è sempre lì, sul piatto.
Chi vuole entrare, prego! La porta è aperta. Basta bussare.

sabato 21 dicembre 2013

Il Natale di Capitan Vinile

Pensavate di esservene liberati?



OH OH OH!!!
Run Rudolph, run run!!
Chi è stato cattivo quest' anno?
Chi ha fatto la fila per votare Pippone Civati per poi ritrovarsi Renzi segretario e Cuperlo presidente?
Chi ha lasciato l' otto per mille alla Tavola Valdese invece che alla Chiesa Cattolica?
Occhio, Babbo Natale queste cose le sa tutte!
Rischiate di trovarvi sotto l’ albero un cofanetto con una dozzina di vinili argentati di retrospettiva dei Velvet. Oppure un' edizione millesimata dell' opera omnia di Nick Drake (7 kg, booklet compresi).
Fantastiche queste case discografiche: facile fare i fighi con uno che ha fatto 3 dischi in tutto...Venitevene fuori con la retrospettiva completa dei Chicago o dei Nazareth, se ne avete il coraggio, poi ne riparliamo...
Ma non disperate!
Lo so che pensate che tiri una brutta aria per la musica Rock in questi Natali di inizio millennio. Ma Capitan Vinile è qui per sfatare certi luoghi comuni…
Temete che qualche Parente Molesto vi regali l’ultimo conato del neo-brizzolato tuttologo Ligabue? Siete a rischio di un Natale con Michael Bublè o Mario Biondi? Non ne potete più di concerti di Celentano all’Arena di Verona e siete terrorizzati dal doppio CD + doppio DVD (ma sì, dai 4 dischi servono TUTTI) di tale “Lorenzo” negli stadi?
Ah, ma andava moooolto peggio 50 anni fa, quando anche alcuni dei cosiddetti “Sommi” se ne uscivano con robe allucinanti:

1.      Christmas with The Chipmunks by Alvin and the Chipmunks (1961)
2.      Christmas with The Chipmunks, Vol. 2 by Alvin and the Chipmunks (1963) …cos’è? Il primo non bastava??
3.      Christmas with the Everly Brothers (1962)
4.      The Beach Boys' Christmas Album (1964) Ah, bellissimo questo!
5.      Merry Christmas con le Supremes (1965)
6.      Noël di… Joan Baez (1966) eh, però lei c’ha classe…
7.      The Sinatra Family Wish You a Merry Christmas (1968) E i Brambilla ringraziano e ricambiano
8.      Jackson 5 Christmas Album (1970) e chi non ce l’ha
9.      John Denver and the Muppets: A Christmas Together (1979) LO VOGLIO!!

Questo al netto di tutta la serie, più o meno ufficiale, dei “Beatles Christmas records”


Ma per questo Natale ammetto che non ho puntato con sicurezza sul vinile come a volte mi capita. Certo, non potevo esimermi dall' acquisto di un oggetto imbarazzante come Weekend Warriors di Ted Nugent (anno 1978). Oppure, ancor meglio, Underdog, 1982, Rock (?) tedesco dalla copertina di una lievissima tamarragine. Della musica non so nulla, ancora devo ascoltarlo…
Oppure qualche residuato da e-bay, come una bella copia U.S.A. del primo lp dei Blue Oyster Cult (che per altro mi sono accorto di avere già… accidenti!) o Back into the Future dei misconosciuti gallesi Man, prog-pop d’autore, badate bene!
A questo giro ho deciso che mi butto sul CD. Il vecchio, misconosciuto, biasimato CD.
Non indiscriminatamente, certo... E per una volta devo dare atto ad Amazon che la funzione “Advanced Search” funziona alla grande. Il più è trovarla… ma siete abbastanza grandi da farlo da soli, no?

Lo scenario: Amazon britannica.

I parametri di ricerca: price under 5£ / CD / Rock

Il criterio d’ordine: Price low to high

E i risultati sono sorprendenti.
Una sfilza di cd (usati, certo...) a 0,01 cent.
Un centesimo!
Molti greatest hits, molti discacci impresentabili, ma non indovinereste mai chi finisce nel calderone dei “cheapest”.
Aerosmith, almeno 3 o 4 titoli.
Bon Jovi , e dove lo trovi sennò...
Audioslave.
Oasis, Wolfmother, Manic Street Preachers anche Rolling Stones, Small Faces, Troggs, Jet, Black Rebel, Lenny Kravitz; perfino fighi come Queens of the Stone Age.
Come in uno di quei cestoni di metallo bianco che trovate vicino alle casse negli autogrill. Il paradiso del b-rock.
Mica tanto b, poi.
Ma, sopratutto, accanto a più o meno grandi nomi, una teoria infinita di minuscoli gruppi di terza linea tutti da scartabellare, cernere,  scegliere, magari solo per il nome, il titolo o la copertina.
Ammetto, mi ci sono buttato a capofitto. E senza nemmeno curarmi di informarmi un secondo sull’identità di chi stavo acquistando. E basta poco al giorno d oggi. Eeeh... ma cosa volete, troppa fatica aprire una finestra di Google con questo freddo (scusate il patetico gioco di parole).
Ed ecco la mia personalissima lista della spesa di ignoti o meno. Vedremo poi, dopo averli ascoltati tutti, quali saranno stati buoni investimenti, quali un paio di euro buttati(mai più di quelli elargiti domenica 8 dicembre, chi ha orecchie per intendere...).

1.      Shake Your Money Maker - Black Crowes (evvabbè…)
2.      Keep It Coming - 20 Miles
3.      Mardo – Mardo (grosse aspettative su questo)
4.      6twenty - D4 (pure su questo)
5.      I Believe In A Thing Called Love - The Darkness (poveretti, vuoi spenderci di più?)
6.      Time's Up - Living Colour
7.      Do You Want To - Franz Ferdinand
8.      Crow Left Of The Murder - Incubus
9.      Ahead Of The Lions - Living Things (questi li conosco, non malaccio)
10.    The Everyothers (omonimo, credo)
11.    Definitely Maybe – Oasis (tanto per dire di avrlo in casa dal 1994)
12.    Chain Gang Of Love - The Raveonettes
13.    ...The Dandy Warhols Come Down - The Dandy Warhols
14.    Pump – Aerosmith


Che mi stanno arrivando, uno per uno, alla spicciolata…
Per un totale di euro 30 e rotti. Cioè, 14 CD per 30 euro.
Poi uno dice: “Usati”.
Ma certo, usati!
Così potete recuperare in fretta ascolti persi a loro tempo e fingere cha la vostra copia Keep It Coming sia stata la quarta acquistata in Italia dopo l’uscita dell’album.
Potete fare bella figura con gli amici e coi blogger curiosi.
Potete anche riciclarli come regali di Natale vintage… Insomma fateci quello che preferite.
Ma ora basta!
Vi rimando al mese prossimo per qualche recensioncina su tutti ‘sti nomi fatti oggi. Underdog in testa, s’intende.
Scordatevi i miei Auguri!
Ma se volete festeggiare il Natale, andatevi ad ascoltare The Village Idiot dei Sonics!
Perché non vi metto il link?
Perché sono pigro…
E molto, molto cattivo…

Adios!!!!

Capitan Vinile


mercoledì 18 dicembre 2013

La discografia del divano


Nel mio lungo periodo di torpore e umor nero autunnale, non ho rinunciato all’ascolto.
Ma era più autolesionismo che desiderio di scoprire.
Ripensando a quel periodo, da cui non mi sento certo al sicuro, ho affidato alla rivista online “The Circle review” qualche considerazione su quei giorni. Mi spaventava riportarli, nudi e crudi, sul blog.
L’articolo completo è disponibile qui:



venerdì 13 dicembre 2013

Viaggiatori nella Notte

VIAGGIATORI NELLA NOTTE

Un libro di Bartolo Federico

illustrazioni di Giovanni Lo Re

È stata la musica che mi ha protetto dalla pazzia ed è venuta a stanarmi fin dentro la mia stanza anonima della mia anonima casa di periferia. Quella che bussava alla porta era una generazione cresciuta ascoltando Hendrix, Jim Morrison, Stones, Velvet, Mott The Hoople, Who, Kinks. Una generazione che prendeva in prestito la poesia di Baudelaire e di Rimbaud e la trasformava in energia, in rock’n’roll. E tutti prendevamo coscienza, per emanciparci, per crescere.

Bartolo Federico – Viaggiatori nella notte



C’è una cosa che mi fa paura del web.
La mancanza di memoria.
Ed è strano, perché a pensarci bene internet nasce proprio per condividere, memorizzare, immagazzinare incredibili quantità di dati, informazioni, immagini, suoni.
Alla fine il flusso costante di idee, notizie, novità è talmente incessante che non si riesce più a distinguere il bello dal brutto, l’utile dal superfluo; quello che cerchiamo da quello da cui fuggiamo.
E si finisce inevitabilmente per relegare la maggior parte di ciò in cui ci si imbatte in qualche remoto angolo di Google, tra le pagine vecchie, tra le news sorpassate, i vecchi post di Facebook o i “tweet” della scorsa settimana.
Perchè questo così decantato “web sociale” vive solo del presente; sul filo del minuto, sulla diretta condivisione dell’ ultimo attimo vissuto. Che, appunto, dura un attimo. Poi scompare.
Credo che sia questa la vera molla che mi ha spinto a proporre a Bart, l’autore di Viaggiatori nella Notte, qualcosa di diverso.
Che non fosse solo il post disordinato su un blog aggiornato quando la frenesia della vita reale ce lo consente. Qualcosa che potesse lasciare una traccia, proiettare un’ombra. Qualcosa che esistesse, a prescindere dalla connessione internet.
Qualcosa di cui fosse facile conservare memoria.
Il mondo di Bart, fatto di blues, di migrazioni, di diseredati e perdenti è permeato di memoria. Quella memoria che si rafforza nel perenne rituale delle 12 battute del blues, capace di raccontare le storie di antenati distanti nel tempo ma vicinissimi nello spirito. Vicini nell’America degli anni ’20, come nell’Italia degli anni ’10. Un ponte ideale che collega due stirpi differenti di sconfitti, ma non arresi.
Sconfitti dalla politica, dall’economia, dalla grande finanza e, perché no, dall’onnipotenza tecnologica.
Non arresi, perché il blues non può arrendersi. E’ come il pugile costantemente sull’orlo di crollare ginocchia a terra; ma che resta, in storto equilibrio, sempre in piedi.

Così nasce il “progetto Dustyroad” prima, Viaggiatori nella Notte poi. Un libro di racconti interamente trascritto dai post degli ultimi anni del blog di Bartolo Federico. Una tortuoso viaggio per le vecchie, polverose strade del blues. Quelle che non sai mai a che incrocio di portino, ma che sei sicuro, prima o poi, ti metteranno faccia a faccia con i tuoi personalissimi demoni.

Non interpreto questo libro, la piccola parte che ho avuto in esso, come un regalo all’autore, ai blogger amici che ci stanno supportando o ai lettori.
L’ho fatto per me, lo ammetto. In un momento particolare in cui avevo bisogno di dimostrarmi che sì, si può anche fare qualcosa di completamente disinteressato; dove soldi e visibilità non c’entrino, nei limiti del possibile, per nulla. Dove il tempo di uno scrittore come Bart sia finalmente fissato su carta e non scorra via disperdendosi in mille rivoli disperso per la rete.
Chissà se ci siamo riusciti.
Ad ogni modo, ne è sicuramente valsa la pena.
  
La versione cartacea è disponibile su Lulu, all’indirizzo:


Il prezzo è il minimo consentito, nessuno ha margine di guadagno… Ma se siete interessati, ditemi qualcosa prima, forse abbiamo possibilità di recuperare qualche copia gratuita…

La versione digitale è disponibile, gratuitamente, al seguente indirizzo:


Detto questo, ho l’obbligo di ringraziare sinceramente l’illustratore del volume, Giovanni Lo Re, Badit per gli amici del suo blog. E’ lui che ha realizzato e ci ha donato tutte le illustrazioni del libro.
E devo anche ringraziare i blogger che hanno dimostrato interesse nel progetto!

E adesso la parola al blues!

lunedì 9 dicembre 2013

Jukin' Bone ‎- Way Down East (US Hard Rock)


Artista: Jukin' Bone
Album: Way Down East
Anno: 1972
Label: RCA Victor (LSP-4786)

Joe Whiting : Vocals      
Mark Doyle : Guitar, Piano         
George Egosarian : Guitar          
John DeMaso : Bass      
Tom Glaister : Drums, Percussions

giovedì 5 dicembre 2013

When the revolution comes


When the revolution comes
Jesus Christ is gonna be standing on the corner of Lennox Ave and 125th Street trying to catch the first gypsy cab out of Harlem, when the revolution comes

Poeti, musicisti, attivisti, rivoluzionari, “MC” senza microfoni, newyorchesi. Neri. Last Poets.
Abiodun Oyewole, Omar Ben Hassen, Jalal Mansur Nuriddin si incontrano spesso all’incrocio tra Lennox Avenue e la 125°. Mettono in ritmo, più che in musica, le loro rime.
Non si parla di sesso, né d’amori finiti o ragazze dei sogni. Si parla di società, di politica, di razza, razze e razzismi. Di diritti. Lo si fa in un modo che 20 anni dopo abbiamo chiamato hip-hop. Non ci sono chitarre, pianoforti, mellotron né sezioni d’archi. C’è il battito delle mani, la chiamata e risposta tra il solista e il coro.
Per un bianco ascoltare questa musica è sempre spiazzante. Inevitabilmente; ai limiti dell’imbarazzo.
Chi dice il contrario, mente.
Si potrà obbiettare che per chi ascolta, parla, ha ascoltato, scritto e trattato di Ornette Coleman, dell’Art Ensemble of Chicago e di tutta quell’ enorme mole di Great Black Music, potrebbe essere facile sparare qualche sentenza anche in questo caso. Non è così; però certamente anche questa è “Great Black Music” nella pura accezione che ne dava Joseph Jarman.
Ma resta spiazzante.
Come trovarsi nel mezzo di una scena tipo quella in cui Clint Eastwood/Henry Callaghan va ad interrogare  Albert Popwell/Mustapha in “Cielo di piombo ispettore Callaghan”:

-You got the wrong number, boy. We don't deal in violence.-
-What do you deal in?
-Waiting.-
-For what?-
-Waiting for all you honkies...to blow each other up so we can move on in.-

O come nel pranzo che Al Pacino/Tony D’amato offre a Willie Beamen/Jamie Foxx in “Ogni maledetta domenica”:

-Maybe it’s not racism, maybe it’s placism, but the black man still gotta know his place, right, coach?-

venerdì 29 novembre 2013

Vecchi appunti sul Viaggiatore delle stelle



Riemergono dal vecchio quadernetto, sempre rimandati al “giorno dopo” nel mio ultimo lungo periodo di silenzio. E allora tanto vale riscriverle ora, queste due paginette di appunti su uno dei dischi più idolatrati eppure inesplorati di cui sono in possesso.

lunedì 25 novembre 2013

JPT Scare Band - The sound is the message


Tanti aspiranti Nuovi Critici che pasteggiano su internet fanno carte false per qualche remota intervista via mail o due frammentate chiacchiere telefoniche con l’eroe di turno; o per l’esclusiva della recensione dell’ultimo dico super pop che domina il momento presente da postare sul portale più figo della rete.
Non che io abbia avuto chissà quali occasioni di frequentare questo jet-set, ma ammetto che in contesti diversi dal blog, ho avuto le mie possibilità (come tutti, ormai).
Insomma, non me ne è mai fregato nulla.
Però quando la JPT Scare Band mi contatta e mi fa i complimenti per un articolo, inserendo il link nella loro home page, io sono contento.
E non per il link, o per la visibilità (e chi cazzo se la fila la Scare Band…); perché è la prova definitiva che la JPT Scare Band esiste.
Chi sono costoro? Nessuno lo sa, quindi non divulgate il segreto, mi raccomando. Se siete curiosi, se ne parla un pochino qui:


Così, per ringraziare di questo contatto virtuale, ho promesso che avrei tradotto il mio articolo in inglese per loro…
Ed eccoci qui.

lunedì 18 novembre 2013

Zerfas - Zerfas (US Hard Rock)


Artista: Zerfas
Titolo: Zerfas
Anno: 1973
Label: 700 West LH (730710)

Line-Up:

Bill Rice: Bass, Vocals 
Steve Newbold: Bass, Guitar, Vocals
Mark Tribby: Bass, Guitar, Vocals
David Zerfas: Drums, Percussion, Vocals, Guitar
Herman Zerfas: Keyboards, Vocals, Guitar, Bass 


A1 You Never Win                         
A2 The Sweetest Part
A3 I Don't Understand                 
A4 I Need It Higher                       
B1 Stoney Wellitz                           
B2 Hope                             
B3 Fool's Parade                             
B4 The Piper


mercoledì 13 novembre 2013

Danny just wasn't happy


Strana cosa la felicità.
Diresti che i soldi non possono comprarla, che alla fine si trova nelle piccole cose. Ma il mondo è sempre più banale e spietato di quanto ci piaccia credere.
No satisfaction uguale no happiness. E i soldi la soddisfazione te la comprano eccome. Che sia reale, fittizia, chimica o in carne ed ossa.
Forse è vero che “Danny, semplicemente, non era felice”. Altrimenti perché tutto quel valium, quell’alcol. L’eroina. Era il 18 novembre del 1972. Lui aveva 29 anni e in pochi sapevano realmente chi fosse quando qualche giornale riportò la notizia tra le “brevi” nelle pagine interne.
Danny Whitten era un rocker. Quello con i capelli chiari, gli occhi dolci, i folti baffi da cowboy della controcultura. Cresciuto a Columbus, in Georgia, si ritrovò presto in quel di L.A. con qualche embrione musicale per le mani… Con quei suoi amici freak, Billy Talbot e un oriundo portoricano, Ralph Molina, formò un gruppetto di doo-wop: Danny And The Memories. Ma a metà anni ’60 quello non era certo nome dal grande appeal, in più tutta la gente più cool era in viaggio su Maggioloni colorati verso San Francisco. Lì Danny e i suoi amici ebbero vita facile nel riconvertirsi a band dalle ondeggianti movenze psichedeliche. Imbarcati i fratelli Whitsel alle chitarre e il fiddle di Bobby Notkoff, ecco i Rockets, una sestetto tremendamente affiatato, anche se dal sound bastardo, schizofrenico, non sempre in linea con i comandamenti dell’epoca. Eppure andavano forte, tanto che fu Barry Goldberg a produrli per una piccola label indipendente, la White Whale Records.
Succede così che l’album omonimo di esordio diventa un piccolo classico, seppur ignoto, di un genere “indie” veramente ante-litteram. Indipendente, alternativo pure in quell’epoca. Sul gonfio basso di Talbot e il sicuro e robusto mestiere di Molina, Danny compone, canta, schitarra senza freni, accompagnato da violini folk e chitarre semiacustiche, con ritornelli orecchiabili da cantare attorno al fuoco mentre i cavalli si riposano. Avrebbero potuto essere una versione modernista degli Hot Tuna, ma anche una deriva folk del power-pop per antonomasia, quello dei Big Star. E l’avrebbero fatto per primi.

sabato 9 novembre 2013

L’Uomo Selvaggio tra le nebbie del Prog

  
Avete mai attraversato la campagna al tramonta d’autunno? Quando il vento si ferma e dai campi e dai canali sale una foschia galleggiante come il fumo blu di una sigaretta appena spenta? E i contorni degli alberi, delle torri e degli enormi tralicci dell’alta tensione si fanno confusi.
Questo piccolo album attraversa la vasta brughiera dei Baskerville, sempre sulle tracce della Bestia. Senza mai catturarla, intravedendola di sfuggita tra le pieghe di un rock che oggi diremmo dark. Che allora, anno 1970, era un progressive dalle tinte fosche, di quelli che stanno adagiati tra le pieghe della spirale Vertigo e certe rosee etichette Folk della Island. In realtà Volume One uscì addirittura per la Decca e il trio, un classico triangolo chitarra-basso-batteria, dal tetro nome The Human Beast, scendeva direttamente dalla lontana Edimburgo (ma vado a memoria…), tra questi solchi più decadente che mai: basti ascoltare il rumoristico intermezzo di clarinetto su Mystic Man. E se è evidente che il wha-wha esasperato di Buchan insegue certe fluidità funk-hendrixiane, i brani sono più trasfigurati che psichedelici; più sognanti (Naked Breakfast) che lisergici. Addirittura parafilosofici nei loro elaboratissimi titoli, tra cui spicca il fantastico Reality Presented As An Alternative. Ed è pur vero che il pezzo migliore, Maybe Someday, è la cover di un conterraneo fuoriclasse come Mike Heron della Incredible String Band, ma le distorsioni su danza tribale di Appearance Is Everything, Style Is A Way Of Living e le onde d’urto elettrico di Reality Presented As An Alternative testimoniano di uno sciamanismo rock veramente crepuscolare che attraversa tutte le tonalità della cenere per viaggiare senza meta tra un’apparente folk elettrico che non ha paura di virare su sponde più robuste, addirittura hard con Brush With The Midnight Butterfly, fino ad intravedere quel che resta di tante estati dell’amore che sembrano passate da decenni, pur se ancora fisse nelle memorie dei musicisti più come il rimpianto di occasioni perdute che come il piacevole ricordo di felicità sperimentate.
Notevole la copertina, che potrebbe essere uno schizzo di Goya completato da un Bacon calato nello spazio metafisico di qualche De Chirico di passaggio.
Inutile dire che il gruppo non avrà seconde occasioni…
Certo, questo unicum non sarà sempre facile da reperire in giro. Io ho un vecchio CD usato… direi di stampa giapponese a giudicare dall’interesante booklet. Va comunque peggio a chi pretende il 33 giri originale della Decca: non sperate di spendere, oggi come oggi, meno di 300 euro…



The Human Beast - Volume One (LP) – Decca - SKL 5053 – UK – 1970

A1 Mystic Man 6:47       
A2 Appearance Is Everything, Style Is A Way Of Living 4:31        
A3 Brush With The Midnight Butterfly 5:19        
B1 Maybe Someday 6:19            
B2 Reality Presented As An Alternative 4:57     
B3 Naked Breakfast 3:06             
B4 Circle Of The Night 3:09

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