lunedì 24 febbraio 2014

Out of Blue – Un collage


Ovvero liberi percorsi per strade secondarie. Accogliamo viandanti e viaggiatori, autostoppisti e musicofili.
A questo giro hanno collaborato:

Evil Monkey

Massimiliano Manocchia

Vlad

Mr. Hyde

Mr. Hyde che ringraziamo, oltre che per i contributi scritti, per il video e le immagini che trovate in questo post.

lunedì 17 febbraio 2014

Il Rock non salverà il mondo


C'è una cosa inderogabile, un appuntamento fisso che immancabilmente (da qualche decina di anni, a dirla tutta...) segue ad ogni grande calamità: il concerto di beneficenza.
Ogni terremoto, ogni uragano, ogni emergenza umanitaria ha ormai un triplo CD a suo nome, stracolmo di superstar che naturalmente, devolvono il ricavato alle vittime del disastro.
Per fortuna che ci sono loro, che tamponano le lentezze della burocrazia e dei sempre nemicissimi politici. Per fortuna che ci sono loro che “regalano un sorriso alle popolazioni tanto provate". E pazienza se queste mega-collette in contanti (nostri contanti) sanno un po' di assistenzialismo paternalistico. Almeno quando vanno a buon fine.
Ma non vado oltre, perchè dopo tutto, a questo mondo c'è sempre tanto bisogno di buoni sentimenti.
Di buoni sentimenti e di vendere album per farsi conoscere.
In ossequio al famigerato Manifesto comparso su questo blog (e su Detriti di Passaggio), cedo la parola a Michael Zezima, riportando un brano dal suo libello “Nuoce gravemente ai luoghi comuni”: un articolo sul linguista "anarchico" Noam Chomsky, così amato dai rocker più à la page. Piuttosto attuale pure se risalente ad una decina di anni fa.
Buona lettura.


martedì 11 febbraio 2014

Pomeriggi di terrore su Spotify (con Swans e Godflesh)



Piaccia o no ai cyber-fanatici a 5 stelle, la cara vecchia TV è ancora l'elettrodomestico "pensante" che domina il gusto, la moda, il voto e nella peggiore delle ipotesi le nostre giornate.
Lo fa perchè si addice alla pigrizia: è di facile utilizzo e permette di cambiare canale istantaneamente quando sullo schermo compare il volto di qualche nemico (Mario Draghi, Renzi, Salvini…).
Spotify, e con esso altri sistemi di streaming che sono certo esistano - o tutt’al più esisteranno - ma che ancora non conosco, ebbene anch’esso si addice alla pigrizia. Passare da un brano all'altro, da una playlist all'altra, da un disco all'altro “non è mai stato così facile”, lo dice anche la reclame.
Facile, indolore ma ruffiano: perchè ti esorta a credere che sia tu al centro della scelta e sia tu il DJ di turno, mica il solito falso quarantenne belloccio di Radio DJ.
La realtà, al contrario, dice che è facile ritrovarsi in balia della musica.
Mani in alto: sei circondato da bilioni di brani a portata di mouse. Bilioni di brani che ti si rovesciano addosso istantaneamente e senza esborso. Serve un bel sangue freddo e una rigida programmazione per non perdersi in un dedalo in cui Arianna non ci fa nemmeno la cortesia di porgerci un capo del suo filo. Per non parlare di quella sottile foschia di imponderabile aleatorietà che circonda ogni “edizione digitale”. Chi ci suona? Chi ci canta? E l’anno di pubblicazione? Sarà proprio quel disco, o no? Una serie di spettri musicali che escono come il vapore dalla lampada magica; e ti chiedi se mai riuscirai a rificcarli lì dentro.
Sangue freddo – rigida programmazione.
Allora ecco il resoconto di uno dei pomeriggi in cui, dopo una pianificazione in realtà assai superficiale, mi sono immerso, con scafandro e bombole, nell'universo del tutto-qui-e-subito.
Una mondo mica privo di rischi, sopratutto se vi imbattete in qualche mostruosità industriale per sole orecchie adulte.

venerdì 7 febbraio 2014

In (non) difesa di John Lennon



Qualche breve considerazione che nasce se non a risposta, almeno a corollario di un articolo pubblicato dall’amico Massi su http://detritidipassaggio.blogspot.com
Dico “amico Massi” perché è lui il cofirmatario e coautore di quel Manifesto contro i luoghi comuni diffuso pochi giorni fa sui blog di entrambi.
E dato questo nostro “sodalizio” non posso esimermi dal gettarmi nella mischia.
Questa non vuole essere una difesa di Lennon, sia chiaro. Ci sono cose per cui è indifendibile e ammetto di condividere gli assunti di fondo di Massimiliano.
Credo che Imagine sia una canzone molto più banale che non semplicemente brutta.
Una modesta melodia francescana di pianoforte, all’acqua di rose: tutt’al più innocua, blanda; non brutta. Anche il testo, di nuovo una sermoncino da buon parrocchiano, è certo bambinesco e moraleggiante. Ma sapete com’ è... “c'e sempre bisogno di buoni sentimenti”, altrimenti non saremmo arrivati alla nona serie di Don Matteo. C'è bisogno di buoni sentimenti come di aspirina nel terzo mondo, e il nostro, culturalmente, è un terzo mondo.
Eppure nemmeno l’aspirina potrà mai salvarci.
Ed è certamente vero anche che la carriera del Lennon “singer-songwriter” impallidisce di fronte a quella di colleghi che hanno fatto un percorso simile al suo; Neil Young, un esempio tra i tantissimi. Ma è inutile e perfino imbarazzante addentrarsi in confronti. E poi: chi se ne è mai fregato tanto della carriera solistica di Lennon?
Ecco allora una domanda: si può scindere John Lennon dai Beatles?
Lui ci avrebbe anche provato, poveretto. Con sperimentazioni giapponesoidi (chiedere a Les Rallizes Dénudés cosa era il rock alternativo giapponese), con cover “shoccanti” (Two Virgins), con bed-in e presenzialismi vari.
Ma come fare a scrollarsi dalla spalla quel peso così enorme che i Fab Four, e sopratutto il codazzo mediatico al loro seguito, gli avevano lasciato addosso? Un uomo solo contro il Mito. Il suo stesso Mito.
E certo che dopo tanti anni di compilation natalizie imbarazzanti, Happy Xmas (la più amata negli asili) diventa quasi uno strascico di quei sintomi.
Eppure ammetto che da tempo prendermela con certi “grandi personaggi” come l’innocuo John, non mi da più alcuna soddisfazione. Non mi riscatta, non mi vendica, non mi solleva il morale. Non diffonde meglio Beefheart o i Third World War.
Un rigurgito reazionario e “veltroniano”?
No, non del tutto. E’ forse la consapevolezza di fondo del contesto. Il nostro, quello che ci sta attorno. Quello dei “talent”, della BCE, delle primarie, della sinistra (e della destra), dei cyberfanatici del web, dei Justin Bieber come dei White Stripes.
Tutto questo esiste. Piaccia o no a noi oltranzisti insoddisfatti e perennemente contro. Con questo dobbiamo confrontarci.
Lennon è stato un mite antagonista che nella stagione della rivoluzione si è trovato ad essere un artista bianco venerato dai media e multi-miliardario.
Non è mica facile destreggiarsi.
No, non è la palese melassa di Imagine a darmi pensieri.
Ma c'è una canzone che a volte mi fa “paura”: Working Class Hero. Che per altro è una buona canzone. Una canzone migliore – non musicalmente -  se cantata dai Green Day, o da chiunque altro. Una canzone che nell’anno giusto, in bocca al Joe Strummer giusto, qualcuno di “noi” avrebbe pure venerato; siamo onesti…
Ma se a cantarla era John, allora diventava un subliminale mantra paternalistico e in forte odore di autoassoluzione a di latente assistenzialismo da entità superiore. Come un recente spot dell’ Enel.
Ecco, di quelle paternali prodotte da un’ intellighenzia che confida nel sonno delle menti e nella simulazione di un’ impossibile fratellanza tra potere costituito e mondo “operaio” non avevamo - nè ora abbiamo - alcun bisogno.

Ringrazio Massi per il post. E’ sempre necessario non abbassare la guardia.

Lui ha lanciato la pietra. E qui si raccoglie tutto...

giovedì 6 febbraio 2014

Viaggiatori nella Notte – Una recensione


E’ con piacere che pubblico questa recensione di “Viaggiatori nella Notte”. Soprattutto perché viene dalla penna di uno dei “personaggi” di cui Bart canta le vicende: Tony il Poeta.
In persona.
Quindi, prendete un bel respiro e preparatevi ad immergervi in quell’atmosfera ubriaca, idealista e “operaia” che si respira al bar di Gino; chi ha sfogliato il libro sono sicuro sa di cosa parlo. E tenetevi forte, perché la passione, anche in queste righe, è tanta.

lunedì 3 febbraio 2014

Out of Blue – Una conversazione



Ovvero: out of blues
Uno sguardo trasversale e rigorosamente “eterodosso” sul blues, prodotto di un collage fatto di libere conversazioni tra blogger, sempre aperte a nuovi contributi e scritte nella speranza di sfuggire al solito nugolo di luoghi comuni e slogan superficiali che ammorbano questo genere musicale.
Percorsi non segnati, lontani da piantagioni, incroci e piedi caprini, che si intromettono in anfratti inesplorati e cercano di origliare a qualche porta nascosta.

Contributi di:

Evil Monkey

Massimiliano Manocchia

Vlad
   
In "copertina": Pablo Picasso, Le Vieux Guitariste,1903

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