Sfogatevi contro la cattiva musica, ma non la
disprezzate! Più la
cattiva musica viene eseguita o cantata, più è densa di lacrime, di lacrime
umane. Occupa una posizione marginale
nella storia delle arti, ma una di primo piano nella storia delle emozioni
del consorzio umano. Il rispetto per la musica stupida non è in sè stesso una
forma dì carità, ma la consapevolezza del ruolo sociale della musica. La gente
ha sempre gli stessi messaggeri e alfieri di cattive notizie nei periodi di
calamità e dj radiosa felicità: i cattivi musicisti... Uno spartito di povere
melodie, con le pagine sgualcite per il grande uso, dovrebbe commuoverci quanto
una città o un monumento funebre. Che
cosa importa se gli edifici civili sono privi di stile, o se le pietre tombali
scompaiono sotto stupide iscrizioni?
Marcel Proust - I Piaceri
e i Giorni (1896)
Più passa il tempo, più aumentano le esperienze d'ascolto,
più mi rendo conto di essere ormai perfettamente in grado di distinguere ciò che mi piace da ciò che non mi piace. Una banalità? Non credo, non per me almeno;
per formarsi un autonomo gusto personale occorrono tempo, pazienza e sbagli di
vario tipo. Eppure a fronte di questo, mi rendo conto che faccio sempre più
fatica a definire la “cattiva musica”.
Anni fa ero intollerante e vanitoso: mi dava fastidio stare
in macchina con qualcuno sintonizzato su una radio di musica dance, odiavo San
Remo, Festivalbar e compagnia bella perchè toglievano spazio alla "musica
vera"; poi, come abbiamo fatto in tanti, me la sono presa anche con MTV,
rea di fornire un panorama parziale e fazioso, interamente prostrato al
“presente”, all'ultimissima uscita dell'ultimissimo fenomeno da talent show.
Poi, il tempo ha iniziato a portarsi dietro i dubbi. Cos'è
che rende certa musica “cattiva”? Si possono veramente attribuire caratteri
estetico-morali così definitivi: bella e
buona o brutta e cattiva?
Tanta musica che non mi piace, che ho sempre ritenuto
spazzatura, fa divertire i ragazzini sulle spiagge; suggerisce ad adolescenti
insicuri le parole giuste in amicizia o amore; fa cantare in coro le persone
alle feste di paese. Può essere cattiva, pur facendo questo? E’ uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve
pur fare; sporcarsi le mani con il nazionalpopolare è una comoda scusa, una
necessità o una sincera vocazione? “Che
cosa importa se gli edifici civili sono privi di stile, o se le pietre tombali
scompaiono sotto stupide iscrizioni? “
Anch’io mi sto abituando a sfogarmi, ma senza
rancore o disprezzo assoluti. E’ un segno di cedimento?
Del resto non possiamo nemmeno abdicare arrendevolmente alla
vecchia storia del gusto..."de
gustibus"...eh, ma allora neghiamo anni di storia dell'arte che ci
hanno insegnato che Van Gogh è meglio
di George Karl Koch o che il vero genio
era Mozart e non Salieri. Piombiamo in un relativismo talmente spinto da
perdere ogni tipo di riferimento e valore estetico. Tutto è lecito? In Arte si
è soliti dire di si. Ma forse non è poi così vero… Servono pure dei parametri,
se non oggettivi, almeno condivisibili, che ci aiutino a dare il vero ( o
meglio il più giusto) valore alle corse, anche a quelle artistiche, nella
fattispecie musicali.
Mi sto abituando a pensare alla musica sotto una prospettiva,
come dire, Darwiniana. Non credo più esista una musica buona e una cattiva;
credo che ne esista una fatta per durare
nel tempo, e una fatta per essere rapidamente
consumata e dimenticata. Come le maltodestrine a rapido assorbimento che il
ciclista in fuga si prende prima della salita finale: energia veloce, usa e
getta. Mica te ne ricordi come di una mangiata all’Osteria del Sole…ma in quel
preciso momento, per quella precisa persona è ciò che serve.
La prova del tempo, anche breve, non parliamo certo di ere
geologiche, è una buona discriminate (non la definitiva…la definitiva non credo
esista…) per non ricadere nei soliti dubbi sulle qualità degli Antichi e dei Moderni
e sulle diatribe tra Arte e Spettacolo. Il problema? Occorre avere pazienza.
IMMAGINI
Henri Rousseau detto "Il Doganiere" - La zingara
addormentata (1897)
8 commenti:
"La prova del tempo" è fondamentale, concordo. E' un'esperienza che anche a me serve per valutare il valore di un album o di un artista e non capisco coloro che inveiscono sullo stato attuale della musica sostenendo che non ci sarà più nessuno all'altezza dei miti del passato. Deve trascorrere del tempo e non bisogna cadere nel classico tranello ben descritto da Simon Reynolds nel suo ultimo libro: "Ogni generazione invecchiando vorrà vedere la propria gioventù musicale trasformata in mito e monumento".
Bel post, ci sono le stesse cose che mi domando spesso anch'io.
L'ho fatto ad esempio qui.
Gran bel pezzo, soprattutto perché pone una questione annosa da un punto di vista diverso.
Al di là di buono buono e cattivo, che per definizione sono concetti oggi più che mai relativi, secondo me resta sempre la differenza tra musica fatta da musicisti (che hanno qualcosa da dire) e quella fatta da figuranti a cui fanno cantare e ballare qualcosa che neanche conoscono.
Ciao.
Profonde riflessioni..
Aggiungo che molta musica viene composta per durare nel tempo anche con molto impegno, pero' a volte non trova i veicoli giusti e il suo percorso si ferma.
O perchè non viene capita, o perchè non coinvolge emotivamente.
E' buona o cattiva musica?..
Ecco, forse io a questa pazienza ancora non sono arrivato :)
Credo che l'apprezzamento per una data musica dipenda dalla quantità di musica consumata. Se in tutta la vita continui a riascoltare i soliti cento dischi (e affini) maturerai un certo gusto; se li hai sentiti ventimila ne avrai sicuramente un altro (più equilibrato secondo me). Internet, youtube e tutti gli altri canali sovvertiranno le gerarchie del gusto che si sono stabilizzate quando nessuno poteva ascoltare certi gruppi grandi e misconosciuti (e si ascoltavano tutta la vita Beatles o Eric Clapton- non che questi siano dei cani, per carità ... però ...)
Grazie a tutti x i commenti, che pubblico ora perchè ho dovuto passare 3 giorni lontano dal computer...
Io per preimo oenso che la frase di proust sia, come dire, un po' da paraculo (mamma mia...paraculo a Proust...si potrà dire?), di quel paraculismo intrinsico in tante "perle di saggezza": <> non è un po' da paraculo?
Forse il bello sta che non ci sono risposte definitive, ognuno di noi reagisce in modo differente a stimoli artistici, il che grazie al cielo ci differenzia dagli animali che reagiscono in modo analogo a stimoli (ambientali) analoghi.
Però credo anche che la "ricerca del bello" sia un'esigenza da non trascurare. Ad ognuno il suo percorso (mamma mia...questo sì è paraculismo!)
Un saluto a tutti!
Arrivo tardi...
Tendenzialmente concordo con la tua riflessione e i commenti al post e (comodamente) non aggiungo altro (paraculismo?)
Aloha!
Posta un commento