Free
- Tons of Sobs (1968)
Il
blues sepolcrale
Assieme
a Spooky Two ecco forse il disco definitivo della Via Bianca al
Blues, e siamo solo ad inizio ’68! Un approccio alla Cream,
talmente diretto da essere addirittura sfacciato. La produzione
trasandata e grezza di Hamilton, la debordante e felina chitarra di
Kossof che singhiozza tonnellate di dolore, la barba incolta di
Rodgers, catapultano l’album verso l’era finale del rock
britannico: paradossale che sia il prodotto di un gruppo di
teenagers.
Ma
questi ragazzi si divertono a giocare nella tenebra, camminando
nell’ombra; e questo esordio è una continua ode sepolcrale sparsa
tra le lapidi di un cimitero di campagna in cui il vento sibila
messaggi di morte. Fin dall’arcana copertina, dalle prime 3
canzoni, che sono una perenne variazione di un unico riff culminante
nell’ipnosi totale, dall’enfasi dello standard di Going Down
Slow; fino alla notte fonda della litania di Moonshine.
Considerando che del lotto avrebbe potuto far parte anche Visions
of Hell, Tons of Sobs si candida ad essere il primo vero “Black
Album” della scena rock inglese.
9
agosto 2011
The
Marshall Tucker Band - The Marshall Tucker Band (1973)
Esponenti
di riguardo di una “2° generazione della jam” che rimpiazzò I
fasti delle band della Baia nei primi ’70, la M.T.B. fu un gruppo
“Southern” solo geograficamente. Scegliendo la strada della
fusion di vecchio country, pattern blues e pop in versione yankee,
ispirati ad una filosofia cristianeggiante, il gruppo sembra più
l’evoluzione dei Grateful Dead ripuliti dall’acido piuttosto che
l’apripista per gli assalti boogie di Lynyrd Skynyrd o Black Oak
Arkansas.
Lunghe
canzoni rilassate, che sanno di vecchio mito di frontiera ma senza
pellerossa cattivi o sparatorie da “straniero senza nome”. Come
una pigra ma devota carovana di pellegrini che procede lungo il
fiume. Can't You See è una piccola gemma, così come
l’acquerello di copertina di James Flournoy Holmes.
3
luglio 2011
Emerson,
Lake & Palmer - Pictures at an Exhibition (1971)
Questo
NON è Rock
Ascoltandolo
oggi, pare impossibile che questo pachidermico LP fu all'epoca un
successo. Tutto il prog più deteriore, eccessivo, barocco,
falsamente rock è qui dentro.
Ridondante
come ogni finto intellettuale parvenu che gioca con la musica colta,
avendo addirittura la presunzione di migliorarla, riuscendo invece a
rendersi quasi ridicolo, ricopiando pedissequamente qualche linea
melodica e lasciandosi costantemente sfuggire il quadro totale della
suite di Mussorgsky. Silenzi imbarazzanti e indecisi, improvvisazioni
senza meta che ondeggiano come una piuma in preda al tornado. La
differenza con la sinfonia vera, magari anche moderna, per esempio
quella di Klaus Shulze, è abissale e incolmabile.
Non
paghi, i tre moschettieri dell’ovvio si lanciano in un allucinante
“bis” dallo Schiaccianoci di Ciajkovskij; senza bisogno di
considerare l’originale, basti dire che riescono a prenderle
addirittura dai Ventures la cui ben più spigliata versione risaliva
addirittura a 5 anni prima!
Non
sarà questa la vera, originale “Great Rock 'n' Roll Swindle”?
30
settembre 2011
Sweet
- Desolation Boulevard (1974)
Rock
in Polyester
Tra
i fuochi artificiali del glam britannico, quello degli Sweet è oggi
ingiustamente dimenticato. Eppure il quartetto aveva ogni cosa al suo
posto: un tasso di lustrini non indifferente, zeppe del 12, una
naturale cafonaggine da borgatari londinesi, nonché un look da
macho-omosessuale-spaziale tra i P-Funk e le drag-queen a noleggio
per un addio al celibato. Colpa dei New York Dolls che crearono
disastri facendo credere che qualunque teenager sessualmente incerto
con una Gibson e un po’ di rossetto potesse inventarsi il punk.
E
nonostante tutto, Desolation
Boulevard è un fantastico LP di bubblegum alla Ramones (ma un
paio d'anni prima...) con coretti contagiosi, chitarre plastificate
elementari e incalzanti, brani indimenticabili (Ballroom Blitz
ma anche AC/DC, Fox on the Run, Six Teens)
tenuto assieme da una specie di concept sulla vita di strada tra Ray
David e i Dictators. Un mix niente male…
5
settembre 2011
1 commento:
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