mercoledì 29 febbraio 2012

Fugs - L'amplesso sulla bara


Dopo il primo LP, “First Album”, pareva difficile parlare dei Fugs come di un gruppo musicale. Improvvisazione, satira da marciapiede, filosofia metropolitana, body-poetry: ma non musica. Più agevole ascoltare un vecchio 78 giri della Victor Record che “Swinburne Stomp” o “Baby Done Left Me”
Così all’uscita di Virgin Fugs nel 1966 si potrebbe gridare al miracolo: finalmente la scalcagnatissima band di Sanders, Kupfenberg & Weaver ha finalmente cominciato a “suonare”, costruendo canzoni con tanto di struttura armonica e un minimo arrangiamento. Il gruppo nel frattempo ha cambiato radicalmente formazione: all’uscita di Weber e Stampfel, impegnati a tempo pieno con gli “Holy Modal Rounders”, sono subentrati nuovi musicisti tra cui il chitarrista Vinny Leary e il polistrumentista Lee Crabtree, il cui piano elettrico diventa subito il fulcro sonoro del gruppo. E’ cambiata anche l’etichetta: dalla Broadside/Folkways alla mitica ESP di Sun Ra e Albert Ayler. Grazie al produttore Richard Alderson il gruppo potè incidere in un VERO studio, usare VERI strumenti e addirittura un registratore a 4 piste, come i Beatles! …cioè lo standard dell’epoca, ma sempre un bel passo avanti rispetto al garage e ai bonghi di Ken Weaver.

lunedì 27 febbraio 2012

The Stone that never was - 1975 - La scelta



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Nell’agenda degli Stones gli impegni restavano fittissimi e poco dopo l’uscita di It’s Only Rock n’ Roll il gruppo era già in studio per l’album successivo. Di nuovo furono decisive le sessions di registrazione, questa volta per Black n’ Blue. Per quanto sconosciuti, i due americani Perkins e Mandel parteciparono alle incisioni di "Hot Stuff",  "Memory Motel”, "Hand of Fate" e "Fool to Cry". Perkins in particolare aveva passato qualche mese ospite di Richards con il quale aveva provato molto vecchio materiale degli Stones; Jagger, che preferiva Wood, non ne era molto convinto eppure Wayne fu veramente ad un passo dall’entrare nella band. Lo stesso Wood è accreditato come musicista in diversi brani, la sua lunga amicizia con i Glimmer Twins e la recente collaborazione per il suo album solista erano fattori importanti. 
Dal canto loro Beck e Gallagher pur avendo suonato “liberamente” in qualche jam con gli Stones e senza sospettare di essere “sotto esame”, avrebbero poi declinato l’invito, desiderosi di concentrarsi sulle rispettive carriere soliste: di nuovo in ascesa quella dell’ex-Yardbirds con Blow by Blow eccellente disco di fusion, destinata al contrario ad arenarsi assolo dopo assolo quella di Rory, musicista un po’ fuori tempo nei tardi anni ’70. Frampton e soprattutto Ronson apparivano elementi troppo destabilizzanti per gli ormai consolidatissimi equilibri di una band tra le più longeve del panorama.
Se la scelta di Taylor fu un po’ “garantista” ma di sicura qualità all’atto pratico, con quella di Wood il gruppo dimostrò di avere veramente "tirato i remi in barca", avviandosi verso un lento pensionamento da buoni professionisti e poco altro. Come scrive Nick Kent nell’autobiografia Apaty for the Devil “Magari non era un genio, ma il cuorcontento con la faccia da faina e la pettinatura da ananasso era ancora abbastanza svelto di dita e sufficientemente di bell’aspetto per essere cercato dalla creme de la creme musicale del momento”
L’ex Faces aveva veramente la faccia giusta ancor prima che il plettro o l’ispirazione. In una foto di gruppo era l’unico dei pretendenti a sembrare uno Stones di vecchia data.

Le "sliding doors" non funzionano secondo logiche inappuntabili; non funzionano solo con la fortuna, o con il merito; né con  giustizia o equità. Funzionano e basta. Mentre Ronnie Wood si accasava con la squadra che avrebbe garantito un reddito ai suoi pronipoti, dall’altra parte del mondo Mike Bloomfield, uno che la chiatarra elettrica rock quasi l’aveva inventata, languiva nell’eroina incidendo colonne sonore per film porno.
Funzionano e basta.

sabato 25 febbraio 2012

The Rolling Stones - 1971-3-14 - London Roundhouse



The Rolling Stones
March 14, 1971

London Roundhouse
Live in London Chark Farm, Roundhouse
(King snake Records 001)

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venerdì 24 febbraio 2012

Buffy Sainte-Marie - Hansel e Gretel nel bosco dei Beatnik


Buffy Sainte-Marie, la piccola nativa Cree che scese dal Canada con la chitarra in mano, sembrò una bizzarra proiezione dello spirito più anticonformista del Village di metà anni ’60. Troppo colorata per il rigore acustico di Dave Van Ronk, troppo sopra le righe per la lotta politica continua, troppo “indiana” per diventare manifesto della gioventù democratica che affollava le coffe houses.
Eppure, con un fascino mediano tra la Fata Morgana e l’antica sciamana indigena, Buffy si fece portatrice di uno stile originalissimo e colto come pochi. Un canto estroverso costruito su esagerazioni vocaliche e aperture lunghissime anche sulle consonanti, tenute, sospese, blandite, che rendono il canto espressionista e quasi grottesco, inserito per contrasto su una figura minuta e naif come la sua. Una vocalità unica al tempo che declina in folk gli esperimenti magnetici di Berio e Cathy Berberian, prodromo dei tentativi di estremisti quali Tim Buckley o Demetrio Stratos.

mercoledì 22 febbraio 2012

Art Ensemble of Chicago – Tutti i luoghi di un palco



Chi sono quelle figure sacerdotali eppure metropolitane, che invadono il palco con i loro attrezzi musicali? Che cosa suonano? Cosa recitano? Perché il loro spettacolo sembra più un’evocazione che un concerto jazz? Perché questa loro bizzarra proposta appare più moderna e provocatoria oggi rispetto ai primi anni ’70?
Perché ascoltare ancora l’Art Ensemble of Chicago?
Perché non è solo musica; è pensiero libero, mai prevaricatore, mai passivo, con un seme di primordiale universalità africana che ci ricorda da dove veniamo.
E’ ancora vergine, come la foresta. Lo era nel 1970, lo è in gran parte ancora oggi. Perché è “free-bop” o meglio “be-free” un’espressione che anche semanticamente coincide con la filosofia di fondo del gruppo. Un gruppo che sente la necessità di rendere esplicita sin dal nome la sua provenienza, Chicago, salvo poi dimostrare ben altro con una musica che è “del Mondo” e si espande come nella  radiazione evolutiva dell’Homo Erectus dalle valli del rift al Medio-oriente. E ritorno. Una musica che suona di casa tanto in Maxwell Street quanto al riparo della falaise de Bandiagara tra la gente Dogon del Mali.  Una timbrica sconfinata che va dalle piogge tropicali dei vibrafoni, ai clacson scortesi di una metropoli (post)moderna, fino ai flauti pastorali di tribù nomadi su grandi pianure. E allora forse è vero che “space is the place”, o meglio: gli spazi sono il luogo: tanti spazi diversi su un unico palco.
Ma chi su quel palco amministra e percorre questa moltitudine di spazi?

lunedì 20 febbraio 2012

Riletture Americane - La Rapidità - Parte 6



“Categorie calviniane” applicate alla Popular Music - La Rapidità - Pt. 6
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Per concludere, ritornando in tema, due ultimi riferimenti che da soli riassumono buona parte l’essenza della rapidità nella musica commerciale; una canzone, It's The End Of The World As We Know It (And I Feel Fine) dei R.E.M. e un intero album, Highway 61 Revisited di Bob Dylan.

It's The End Of The World, da Document (1987), è un tour de force di Micheal Stipe che in quattro minuti galoppa tra immagini disparate, libere associazioni, dissolvenze oniriche: la velocità del pensiero che arriva rapidamente alla fine del mondo così come lo conosciamo; nessun trauma, è un’Apocalisse morbida che si può anzi rilassare e distendere nell’immortale chorus della canzone.

Six o'clock - TV hour. Don't get caught in foreign towers.
Slash and burn, return, listen to yourself churn.
Locking in, uniforming, book burning, blood letting.
Every motive escalate. Automotive incinerate.
Light a candle, light a votive. Step down, step down.
Watch your heel crush, crushed. Uh-oh, this means no fear cavalier.
Renegade steer clear! A tournament, a tournament, a tournament of lies.
Offer me solutions, offer me alternatives and I decline.

domenica 19 febbraio 2012

Don Van Vliet - Art Gallery


L’opera di Van Vliet è un’ode al deserto, all’antropomorfismo di animali e oggetti; forse un atto di accusa alla Società degli Uomini, con cui l’artista ha sempre incontrato insormontabili difficoltà di comunicazione. Perfetta sintonia esiste invece tra i quadri e i testi di molte canzoni, sempre caratterizzati da precise aggettivazioni riguardanti colori, forme e movimenti.



Don Van Vliet
Ghost Red Wire (1967)
Olio su masonite
61 x 61 cm

sabato 18 febbraio 2012

The Rolling Stones - Hold On Tight - 27-6-1975



The Rolling Stones
June 27, 1975

Hold On Tight
VGP 255

New York - Madison Square Garden

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venerdì 17 febbraio 2012

Fantarock: The Stone that never was - 1975



Proprio mentre il “rivale” Grosvenor, ora noto come Ariel Bender, portando i Mott The Hoople a essere il miglior Live-act in Gran Bretagna, distruggeva l’ormai labile equilibrio psichico di Ian Hunter, decretando così la fine del gruppo, Taylor è sempre più all’angolo: Jagger e Richards lo hanno trangugiato come carne fresca e negli album incisi con gli Stones il chitarrista non compare mai in veste d’autore. La convivenza con i Glimmer Twins non è più possibile e nel dicembre 1974 Mick abbandona il gruppo.
A cinque anni di distanza, la chitarra solista di uno dei più grandi gruppi del pianeta è ancora vacante. A chi toccherà questa volta?
Dopo il divorzio con gli Stones, Mick Taylor fu risucchiato in un buco nero senza fine: per il grande pubblico la sua carriera era già finita, ad appena 25 anni. In futuro qualche album solista, molte reunion con vecchie glorie della scena Britannica di fine ’60, una grande classe apparentemente sciupata da un carattere introverso, schivo e frastornato dalla ribalta.
Nel frattempo Jagger & Richards avevano il non facile compito di riempire di nuovo la casella della chitarra solista per il loro complesso. Metà anni ’70, apogeo del Classic Rock e prime avvisaglie punk dall’underground inglese. L’America sembra insensibile alla No Future Generation ed è ancora terreno di conquista per vecchi “dinosauri” e loro discepoli. Gli Stones hanno appena pubblicato It’s only Rock n’ Roll, il loro dodicesimo album, un nuovo successo commerciale anche se ben distante dai capolavori del periodo ’68 -’71. In effetti sono insieme da ormai 12 anni e quindi tra i primi complessi britannici a fare i conti con un età a cui forse nemmeno loro pensavano di arrivare. Che direzione prendere dopo la defezione di Taylor? La scelta è ancora più definitiva che nel 1969: cercare di innescare un nuovo corso o lasciare che le canzoni rimanessero le stesse? I pretendenti non mancano …

mercoledì 15 febbraio 2012

Sons of Anarchy – Unofficial Soundtrack - S3-CD 4


My old man's manuscript: he said there's only two ways an old lady makes it. Either you tell them everything, or you tell them nothing.

lunedì 13 febbraio 2012

Don Van Vliet - Album Art Gallery

Un Pittore dietro l'armonica
da: Musica per immagini, Immagini per la musica


Captain Beefheart and the Magic Band
Lick My Decals Off, Baby (1970)
Copertina (fronte)

Noon bouncin’ ball of warm beside child
Deflating ah vegelife puzzle
Ah braking ball of wings, legs, leaves, lives, behives
Movies from each comb
Each pocket ‘n drones bouncin’ cones
Prisms that melt flesh ‘n bones
Dust ‘n dark dusklite
None numb numerals
Noon ball warm beside the child
Earholes, eye holes, airholes
Dance, deflate, inflate meat rainbows
Flesh bonnets her hair woven
Toes kick dust away
Drops
Blue, yellow, red, green clocks
Her heart pumps, stops, starts, plays, drops
Eyes roll
Rocks back ‘n forth
She played through the sun stuck out her tongue
Stood on each of three decals
She licked each one

(Van Vliet, Senza titolo)

domenica 12 febbraio 2012

The Rolling Stones - Black Strap Jaket - 1973


The Rolling Stones
24 February 1973

West Australian Cricket Ground - Perth
Black Strap Jaket
Tarantura TCDRS 3-1:2
(CD1 24 February 1973 West Australian Cricket Ground Perth)

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sabato 11 febbraio 2012

FantaRock: The Stone that never was - 1969 - La scelta



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Vi erano in giro elementi del calibro di Dick Taylor, già in una prima embrionale versione degli Stones, o addirittura Peter Green, il mistico solista dei Fleetwood Mac, entrambi in crisi aperta con i rispettivi gruppi. Oltre ogni fantasia immaginare il chitarrista dei Fleetwood assieme a Jagger & Richards: un mix di spiritualità, decadenza e Rock n’ Roll come non si sarebbe mai visto. Dick Taylor avrebbe rappresentato invece un chiaro ritorno alle origini.
Per assegnare il posto vacante furono decisive le sessions per Let It Bleed dove si ritrovano assieme Cooder, Taylor e lo stesso Jones, ormai incapace di suonare altro all’infuori di un paio di bonghi.

venerdì 10 febbraio 2012

Musica per Immagini - Don Van Vliet: Introduzione

Un Pittore dietro l'armonica


Don Van Vliet, meglio noto come Captain Beefheart, fu un personaggio unico nel panorama artistico del secondo ‘900. Considerato oggi uno dei massimi compositori di musica popolare di sempre, grazie a lavori come Safe as Milk e Trout Mask Replica, negli ultimi vent’anni della sua carriera ha volontariamente abbandonato le scene preferendo vivere da eremita nel deserto californiano in compagnia della moglie Jan. Già prodigioso scultore da bambino, col tempo Van Vliet ha preferito all’attività di musicista quella di pittore, iniziata negli anni ‘60 e negli ultimi anni giunta ad una maturazione artistica tale da consentirgli di esporre nelle maggiori gallerie americane.
Il suo stile è puro astrattismo, con riferimenti tanto a Pollock quanto a Francis Bacon e Willem DeKoonig; come avvenne per la sua musica, l’isolamento, l’apprendimento auto-didatta, l’ambiente del deserto, ne hanno fatto un’artista unico, cresciuto al di fuori dei “salotti” e circuiti artistici canonici,  dotato di una visione fortemente personale della geometria e del cromatismo. Ne risulta una produzione quanto mai unitaria, caratterizzata da colori pastosi, ambigui, spesso desunti dagli ambienti aridi, giustapposti e contrapposti per creare sbilanciamenti e disorientamenti. Le figure, uomini, animali, creature immaginarie, risplendono di un chiaro primitivismo, accentuato dall’utilizzo di supporti inconsueti come legno e pietra. Sono quadri che esaltano il senso rupestre e primordiale dell’artista.

giovedì 9 febbraio 2012

Prossimamente in...vendita - Febbraio 2012


Prossimamente in vendita su: http://myworld.ebay.it/79deadman

Una bella stampa Americana del classico degli Who Tommy e un Presence in ottime condizioni, ma sopratutto una fantastica prima stampa USA del Live Album dei Grund Funk, un must!
Poi AC/DC, Yes, ELP, Bowie, Springsteen...il meglio del Prog e del classic Rock in stampe UK e USA originali! Sfoglia il catalogo!!


mercoledì 8 febbraio 2012

FantaRock: The Stone that never was - 1969



Con oltre 40 anni di storia alle spalle, la vicenda umana e musicale dei Rolling Stones è sicuramente una delle più lunghe saghe della mitologia Rock. Tanti enormi successi, tanti grandi scandali ma anche alcuni momenti realmente drammatici. Momenti che hanno costruito il mito seguendo un copione che oggi conosciamo. Ma cosa sarebbe successo se le cose fossero andate diversamente?
Tra i numerosi avvenimenti eclatanti della loro biografia ne isoliamo due, musicalmente fondamentali: la defezione di Brian Jones e l’abbandono di Mick Taylor. E’ risaputo che gli Stones valutarono a fondo come sostituirli e furono prese in esame diverse soluzioni. Cosa ci fu dietro quelle scelte? Cosa sarebbe successo se Taylor e Wood non fossero mai saliti a bordo della “Più Grande Rock Band del Mondo”?

lunedì 6 febbraio 2012

Song to (re)discover - Terry Dolan – Inlaws And Outlaws


 

Terry Dolan se n’è andato da poco, era il 15 di Gennaio. Al di fuori dei circuiti revivalistici della Bay Area la notizia non ha avuto grande eco. L’intera carriera di Terry non ebbe mai grande eco. E si che questo piccolo e combattivo cantautore migrato ad ovest dal Connecticut pareva dovesse diventare il Bob Seger di ‘Frisco. Aveva già in mano un contratto con la Warner per un esordio solista - era il 1971 - in cui era schierata la crema della tarda scena californiana. Non se ne fece nulla. Gli rimasero vicini alcuni amici, Greg Douglass, i grandi Nicky Hopkins e John Cipollina, con cui formò una formazione raminga, instabilissima e dalla discografia intricata: Terry and the Pirates, una delle prime band ad allineare sul palco ben 3 chitarre. In periodo  di psichedelia revisionista, suonavano un country-rock con accenti hard & blues mica male. Terry vantava anche il singolare record di avere una hit senza nemmeno avere inciso un singolo in quanto la KASN-FM passava in heavy rotation un pezzo, Inlaws And Outlaws, che esisteva solo come demo…
Proprio questa Inlaws And Outlaws resterà il suo marchio di fabbrica e probabilmente la sua autobiografia migliore; incisa, reincisa, suonata 1000 volte tra il ’70 e la metà degli anni 80, trova la sua versione definitiva e migliore sul bellissimo The Doubtful Handshake, piccolo Lp (ma che sound la Gibson e la Carvin DC-150 di Cipollina!) inciso per un’etichetta tedesca nel 1980, totalmente fuori tempo rispetto alle sue sonorità da grande frontiera dell’età dell’oro del Classic Rock. Ma chi se ne importa del calendario, dopo tutto. Il doppio assolo finale di Douglass e Cipollina che si intrecciano, si annodano, poi si sciolgono di nuovo è Rock con la lettera maiuscola; e pochissimo importa se sembra uscito dal songbook degli Eagles… anche perché il vecchio Terry e i suoi Pirates la suonava già mentre Joe Walsh ancora si divertiva con la James Gang!

domenica 5 febbraio 2012

Riletture Americane - La Rapidità - Parte 5: Il problema del Tempo


“Categorie calviniane” applicate alla Popular Music - La Rapidità - Pt. 5
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Una domanda è quasi spontanea dopo tante riflessioni. Dove si dirige a così alta velocità il Rock? Quel senso d’urgenza, quell’esigenza di fuga e di corsa, dove portano questa musica?

“Rock 'N' Roll Is Here To Stay” si cantava in Grease. Ma e’ veramente “qui per restare?” E’ una forma di espressione artistica fatta per permanere o una moda consumistica a tempo determinato? O ancora: quanto ha veramente a che fare il tempo con la musica Rock,  e per esteso, con la maggior parte della musica commerciale moderna?
Risposta sintetica: moltissimo.
Tanto da esserne a volte prigioniera. Moltissimo sia per quanto riguarda il tempo interno, proprio della canzone (il beat, il ritmo) sia quello esterno ad essa (il “momento”).
Il beat, il timing interno, è a tratti la banalizzazione, nei casi migliori la semplificazione, dei complessi ritmi “neri” di derivazione africana, molto più spesso una copia-carbone del posato e monocromo ritmo del Country bianco.

C’è qualcosa di intrinsecamente tedioso, di questi tempi, nella scansione ritmica, nel beat in 4/4 e nelle rauche grida (quasi sempre maschili) per la libertà.
(Simon Frith – Il Rock è finito)

sabato 4 febbraio 2012

Eloy - Discography and Playlist



ELOY – OCEAN
Harves EMI Electrola - 1C 064-32 596 - Germany – 1977

A1 Poseidon's Creation        
A2 Incarnation Of The Logos           
B1 Decay Of The Logos       
B2 Atlantis' Agony At June 5th - 8498, 13 P.M. Gregorian Earthtime





 Eloy - Ocean - Full Album 



venerdì 3 febbraio 2012

The Rolling Stones - Headin' For an Overload - 1973



The Rolling Stones
Europe Tour – 1973

Headin' For an Overload
Totonka - CD Pro 18
(The King Biscuit Flower Hour)

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giovedì 2 febbraio 2012

PAGANESIMI ELETTRICI - Il Naufragio di Atlantide - Pt. 4


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Attorno, le grosse zolle rivoltate dall’aratro fumavano appena al sole del mattino, emanando un profondo odore di terra che ormai aveva soppiantato la salsedine aspra della laguna. Lungo gli argini lunghe prospettive di pioppi acuminati vegliavano le tese campagne tra Padova e Vicenza. Quella barca che la sera prima sembrava il trasporto naturale, in quelle terre ora pareva un corpo estraneo ed indesiderato.
Dopo un lungo silenzio, in cui il Principe ripensò alla Serenissima e ai suoi tesori naufragati, Ocean fu di nuovo al centro dell’attenzione. Qualcosa ancora non lo convinceva del tutto, pur intuendone la grandiosità, se non della musica, dell’idea.

Perché la distruzione di Atlantide tutta? L’annientamento di un’ Utopia con la sola colpa di avere concesso ad una creatura limitata ed imperfetta l’accesso ad un Eden di Natura, Storia e Architettura divine? E’ solo una punizione, o addirittura una repressione? L’ esigenza di ribadire un’autorità ovvia? O piuttosto è una vendetta? Come si può giustificare la vendetta di una divinità onnipotente nei confrontanti di una razza infinitamente inferiore?
Jurgen batterista ed autore di tutti i testi dell’album, fissava l’acqua melmosa dei canali. Sosteneva un’altra tesi.

mercoledì 1 febbraio 2012

Fanzine n° 8 02-2012



In uscita il nuovo numero di “The Evil Monkey’s Backpages”, la fanzine nell’Era di internet. Quattro pagine di articoli, recensioni e avventure Rock. Visualizza il formato JPG o scarica la versione PDF. In oltre, lo stampato in formato A4 è in omaggio per ogni acquisto su http://myworld.ebay.it/79deadman

Non fatevelo scappare!! 


Coming out the new issue of "The Evil Monkey's Backpages", the fanzine in the Internet Era. Four pages of articles, reviews and Rock Adventures. View the JPG or download the PDFversion. In addition, the printed version in A4 format free of charges for every purchase on http://myworld.ebay.it/79deadman

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