martedì 31 maggio 2011

NAZARETH - Hair of the Dog


L’album che doveva intitolarsi “Son of a Bitch” (…quanto sarebbe stato meglio…), sesto delle ancora “mezze-star” Nazareth, corredato da una bella ma ingannevole cover finto prog (firma Dave Roe) è in realtà un capostipite illustre dell’ Arena Rock o AOR o Radio Friendly o Mainstream che dir si voglia a stampo americano di fine ’70 (Styx, Asia, Toto…).
C’è tutto ed è fatto bene, prodotto e rifinito con suono limpido, duro ma non troppo, studiato per la radio, ottimo se ascoltato in macchina. La ballad languida (Love Hurts o I’m Guilty), lo stampino zeppeliniano (Changin' Times) la finta sperimentazione (Please Don't Judas Me…mica male però!), parecchio power-pop ben nascosto da chitarroni hard. Poi c’è anche una preziosissima semplicità e sintesi da ottimo artigianato locale scozzese che rende questo LP sempre godibile, addirittura irresistibile con la sfavillante Beggars Day (cover dal grande Nils Lofgren).
Pubblicato in Inghilterra dalla Mooncrest (vinili dai prezzi in vertiginosa ascesa…) arrivò in Italia addirittura sulla mitica spiralona Vertigo!

FROM THE CRYPT - THE FUGS


Che siano o meno stati la prima band underground, i primi veri alternativi, o addirittura l’embrione della musica punk, oggi si può discutere all’infinito; ciò che conta è che i Fugs furono autori di un corpus musicale esilarante, satirico e straordinariamente anticonformista, impostato sul dilettantismo musicali dei singoli, sull’acume beatnik dei testi e sulla più totale anarcoide conduzione di un complesso aperto e liquido. Continua...>>


Possibly the first punk or, better, the first conscious unconventional and alternative band, The Fugs were authors of an hilarious, satiric and nonconformist musical “corpus”, based on amateurism of players and on a total anarchist band conduction.

CHICAGO - Chicago Transit Authority


Magari furono la risposta al nascente Prog inglese, o forse solo un gruppo con tante idee, tutte ENORMI. I Chicago dell’esordio potevano essere tutto: crooner languidi anni ’50, eleganti orchestre RnB, agitatori sociali da happenings sinistroidi, funkeggianti hendrixiani e distorsori free-rock notevoli. Prendeteli dal lato che volete: fino al 1973 non deluderanno.
Di questo immane esordio, doppio LP denso come pochi, oltre alla classe infinita degli arrangiamenti, restano almeno le debordanti onde sismiche di Poem 58 e Free Form Guitar, costruite e uccise mille volte nello spazio di un vinile da uno dei Grandi Misconosciuti della chitarra dell’epoca, Terry Kath.

AC/DC - Let There Be Rock


Cinque scalmanati, sudati da strizzarli, sfigurati nella trans agonistica; questi gli AC-DC nel tour inglese di Let There be Rock. L'immagone di un gruppo che tutto può essere tranne Heavy Metal, come pure furono frettolosamente etichettati. Eppure...eppure Malcolm Young con maglietta gialla e frangia abominevole pare un fuorisciuto dei Ramones, i ritmi serrati ed esclusivamente elettrici, lo stridore popolano e l'acume da marciapiede di Scott, il culo di Angus mostrato al pubblico, li collocherebbero in una posizione ben più vicina alla rivoluzione Punk con cui sgomitarono nell'Inghilterra del 1977. Assoli blues e Malcolm Mclaren a parte...
Let there be Rock, album in studio che pare inciso per strada, massimo capolavoro della fase più grezza del combo (..e magari massimo lavoro in assoluto?) allinea un barrage di riff che si fatica a trovare in tutta la carriera dei Rainbow. Non saranno i Pistols o i Clash ma tantomeno i derelitti Black Sabbath o Deep Purple dell'epoca.
Godetevi allora Go Down o Dog Eat Dog tanto per citare due pezzi forse ancora poco noti, tanto è inutile sciorinare gli altri titoli: li conosciamo tutti!
A proposito…ma i Deep Purple, nel 1977, esistevano ancora?

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