venerdì 14 agosto 2015

Sun Ra – Appunti per una discografia (parte 2) – Ra su Spotify


In attesa che accada la stessa cosa per altri bulimici estremisti della registrazione come Haino, Jim O'Rourke o K.K. Null - personaggi dalle discografie non facilmente circoscrivibili - Spotify regala numerose soddisfazioni con il beneamato Herman Poole Blount in arte Sun Ra. Occorre ringraziare la Enterplanetary Koncepts, etichetta che sta pubblicando parte del catalogo di Ra in versione digitale rimasterizzata (http://soundcolourvibration.com/2014/05/20/sun-ra-remasters).
Thanks!
Di seguito una prima ricognizione minimamente ragionata di ascolti liberi, tra riconosciuti capisaldi ed oscure uscite tutte da indagare, in ordine meravigliosamente casuale.

***




My Brother The Wind, Vol I
Saturn Research ESR521
1970


A1 My Brother The Wind
A2 Intergalactic II
A3 To Nature's God
B1 The Code Of Interdependence

BONUS Space Probe

Alto Saxophone, Clarinet – Danny Davis
Oboe, Piccolo Flute, Flute – Marshall Allen
Synthesizer – Sun Ra
Tenor Saxophone, Percussion – John Gilmore

Apre uno sketch per percussioni filtrate e Moog che introduce il barrage free caotico di Intergalactic II: jazz a codice binario per un'Arkestra qui sintetizzata a semplice quartetto con strumenti invertiti. To Nature's God riallaccia il duetto Ra – Gilmore iniziato nel brano di apertura e pare una meditazione buddhista per l'era tecnologica.
The Code Of Interdependence occupa tutto il lato B con i suoi 16 minuti di soliloquio al Minimoog, appena variato dalle percussioni di Gilmore e dai respiri incoerenti di Marshall Allen. Notevole, pur nella sua scheletrica concezione e nello sperimentalismo spinto.
Space Probe è una bonus track imponente, di valore storico in quanto, assieme a The Code..., rappresenta il primo “studio” di Blount al Moog (siamo nel '69). Sarà stampata solo nel '74 nel LP omonimo.
Periodo ultrafreak di Ra, caratterizzato dai primi esperimenti al minimoog.



Continuation Vol. 1
El Saturn Records ‎– ESR 520
1970

A1 Biosphere Blues
A2 Intergalactic Research
A3 Earth Primitive Earth
A4 New Planet
B1 Continuation To
B2 Jupiter Festival

Alto Saxophone, Clarinet, Percussion – Danny Davis
Alto Saxophone, Oboe, Percussion – Marshall Allen
Baritone Saxophone, Clarinet, Percussion – Pat Patrick
Bass – Ronnie Boykins
Bass Clarinet – Robert Cummings
Keyboards – Sun Ra
Drums, Percussion – Tommy Hunter
Tenor Saxophone, Clarinet, Percussion – John Gilmore
Trombone – Ali Hasaan
Trumpet – Walter Miller
Vocals, Percussion – Art Jenkins

Struttura comune per gli LP di Ra di quell'epoca, con un unico brano monstrum ad occupare tutto il lato B; anche qui, come in altre occasioni, un live: questa volta al Choreographer's Workshop (nel 1968?). Nel concreto una pièce free ben condotta del leader, nello stesso solco di una Atlantis meno elettrica e più convenzionale. Sull'album la traccia appare divisa in due solo per l'interruzione del nastro del registratore.
Disco spurio quindi, in quanto il lato A risale al '63 e al primo periodo newyorkese di Blount. Arkestra al gran completo e strutture ancora “formali” in Biosphere Blues e nella bella New Planet, bizzarrie e primitivismi assortiti in Intergalactic Research, atmosfere di flauti esotoci in Earth Primitive Earth.



Solo Piano
El Saturn Records
1977

1 Free Improvisation
2 Blues
3 Love In Outer Space
4 Outer Spaceways Inc.
5 Take The "A" Train
6 St Louis Blues
7 Penthouse Serenade
8 Angel Race
9 Free Improvisation
10 Honeysuckle Rose
11 Friendly Galaxy / Spontaneous Simplicity

Pianoforte - Sun Ra

Live emerso in anni recenti col titolo Piano Recital e tracklist appena rimaneggiata, trattasi di una registrazione del 24 Novembre 1977 al Teatro La Fenice di Venezia. Uscì a suo tempo per la El Saturn in una versione ancora più spartana e limitata del solito, di fatto un bootleg.
Sul palco il solo Blount al pianoforte. In scaletta alcuni vecchi standard da Big Band e numerose improvvisazioni free ma ispirate da un mood rilassato, pieno di gusto per la decorazione, addirittura “classico”, jazzisticamente parlando, pur sempre obliquo e personalissimo, più vicino ad un Duke Ellington in acido che al rigore minimale di un Monk. Da manuale l'ostinata figura ritmica in Love In Outer Space.
Un'altra faccia di Sun Ra, che dimostra tuta la sua perizia tecnica, scevro dalle ingombranti sovrastrutture cosmografiche e spaziali. Ottimo sound.



Sub Undergound
(Temple U)
(Cosmo Earth Fantasy)
El Saturn Records ‎– LP-92 074
1974

A Cosmo-Earth Fantasy
B1 Love Is For Always
B2 The Song Of Drums
B3 The World Of Africa

1: Cosmo Earth Fantasy
Sun Ra – Hohner Clavinet, Piano Strings.
Marshall Allen – Oboe, Flute, Strings.
Danny Davis – Flute, Strings.
John Gilmore – Strings.
Pat Patrick – Strings.
Ronnie Boykins – Bass.
Unidentified – Xylophone

2: Love Is For Always
Sun Ra – Piano
John Gilmore – Tenor Saxophone
Thomas Hunter – Drums
Danny Ray Thompson – Bongos
Atakatune – Congas

3: The Song of Drums
Sun Ra – Rocksichord
Akh Tal Ebah – Vocals
Eddie Thomas – Vocals
Danny Ray Thompson – Bongos
Atakatune – Congas

4: The World of Africa
Sun Ra – Hohner Clavinet
June Tyson – Vocals
John Gilmore – Percussion, Vocals
Marshall Allen – Percussion, Vocals
Nimrod Hunt – Percussion, Vocals
Others Arkestrans may be present.



Vari titoli e varie copertina per queste session live registrate in parte alla Temple University di Philadelphia il 20 settembre 1974, in parte risalenti a rehearsal del periodo '67/'68. È il caso della pièce di apertura, sinfonia free di 20 minuti tipica dell'ultima fase newyorkese; in questo caso un' escursione dal sapore orientale, minimalista e tutta timbrica: di fatto una piatta successione di monologhi che trova vigore nella coda finale. Love Is For Always e The Song Of Drums , i brani del '74, sono ben più strutturati: l'uno saldamente condotto dal pianoforte di Ra che duetta con un Gilmore quanto mai melodico e “post-cool”, l'altro un bel barrage ritmico da Africa nera, appena modernizzato dal piano elettrico.
The World Of Africa è un frammento di funky corale che torna alla fine degli anni '60. Album discontinuo.



Voice Of The Eternal Tomorrow
(The Rose Hue Mansions of the Sun)
El Saturn Records ‎– 9178
1980

A1 Voice Of The Eternal Tomorrow
A2 Approach Of The Eternal Tomorrow
B The Rose Hue Mansions Of The Sun

Ra-syn, org;
Curt Pulliam-tp;
Walter Miller-tp;
Michael Ray-tp;
Craig Harris-tb;
Tony Bethel-tb;
Vincent Chancey-frh;
Marshall Allen-as, ob;
Noel Scott-bs, as;
John Gilmore-ts;
Danny Ray Thompson-bs;
James Jacson-bsn, perc;
Eloe Omoe-bcl;
Kenny Williams-ts, bs;
Hutch Jones-as, reeds;
Sylvester Baton-reeds;
Steve Clarke-eb; poss.
Hayes Burnett or Richard Williams-b;
Damon Choice-vib;
Harry Wilson-vib;
Luqman Ali-d;
Reg McDonald-d.

Tre lunghi brani incisi allo Squat Theatre di New York nel settembre 1980; album noto anche col titolo dell'ultimo grande pezzo, The Rose Hue Mansions Of The Sun: venti minuti di pure improvvisazioni free jazz per grande orchestra, impressionante nei momenti di pieno. Un' Arkestra qui quanto mai “complessa” e doppia in quasi ogni elemento, per un sound ricco negli assieme, nelle parti parti in unisono, e inquietante nei profondi abissi di dissonanza, rumorismo e soliloqui alla Braxton.
Un Ra senza controllo, che dal synth può cavare fuori ciò che vuole: tra l'industriale, l'astratto e il caotico.
Abbastanza estremo, anche per un sonoro non certo eccellente.



Art Forms Of Dimensions Tomorrow
Saturn LP 9956
1965

A1 Cluster Of Galaxies
A2 Ankh
A3 Solar Drums
A4 The Outer Heavens
B1 Infinity Of The Universe
B2 Lights On A Satellite
B3 Kosmos In Blue

A1 Cluster Of Galaxies
Bandura, Percussion, Gong – Sun Ra
Drums – Pat Patrick, Tommy Hunter

A2 Ankh
Alto Saxophone – Marshall Allen
Baritone Saxophone, Soloist – Pat Patrick
Bass – Ronnie Boykins
Percussion – C. Scoby Stroman
Piano, Soloist – Sun Ra
Tenor Saxophone – John Gilmore
Trombone, Soloist – Ali Hassan

A3 Solar Drums
Bandura [Sun Harp], Piano, Drums – Sun Ra
Bass – Ronnie Boykins
Bells – Marshall Allen
Drums – John Gilmore
Percussion – C. Scoby Stroman

A4 The Outer Heavens
Alto Saxophone, Soloist – Marshall Allen
Bass – Ronnie Boykins
Clarinet, Soloist – Pat Patrick
Piano, Soloist – Sun Ra
Tenor Saxophone, Soloist – John Gilmore
Trumpet, Soloist – Manny Smith

B1 Infinity Of The Universe
Bass – Ronnie Boykins
Drums – Pat Patrick
Drums, Bass Clarinet – John Gilmore
Percussion – Clifford Jarvis
Percussion, Drums – Marshall Allen
Piano, Percussion, Soloist – Sun Ra
Trumpet – Clifford Thornton

B2 Lights On A Satellite
Baritone Saxophone – Pat Patrick
Bass – John Ore, Ronnie Boykins
Percussion – C. Scoby Stroman
Piano, Soloist – Sun Ra
Tenor Saxophone, Soloist – John Gilmore

B3 Kosmos In Blue
Bass, Soloist [1st Solo] – Ronnie Boykins
Bass, Soloist [2nd Solo] – John Ore
Percussion – C. Scoby Stroman
Piano, Soloist – Sun Ra
Tenor Saxophone, Soloist – John Gilmore

Album quanto mai omogeneo per gli standard di Ra; pubblicato nel 1965 con materiale inciso tra la fine del 1961 e l'inizio del 1962 presso il Choreographers' Workshop di New York, agli albori della Solar Arkestra in versione “spaziale”. Brani piuttosto concisi che ruotano attorno al formidabile quartetto Ra, Boykins, Allen e Gilmore, eclettici al punto da dividersi tra la percussiva esplorazione sonora del cosmo (Cluster Of Galaxies, Solar Drums, Infinity Of The Universe) e la pregevole ed educata reinterpretazione di un jazz più tradizionale (Ankh, Lights On A Satellite). Il meglio sta nel mezzo: The Outer Heavens è un brano formidabile.
Ristampato in CD dalla Evidence in anni recenti, testimonianza interessante della primissima fase del periodo newyorkese e anche buon punto d'inserzione per cominciare l'esplorazione del catalogo di Ra.



Other Planes Of There
El Saturn Records ‎– KH-98766
1966

1 Other Planes Of There 22:01
2 Sound Spectra / Spec Sket 7:39
3 Sketch 4:46
4 Pleasure 3:10
5 Spiral Galaxy 10:01

Alto Saxophone, Flute – Danny Davis
Alto Saxophone, Oboe, Flute – Marshall Allen
Baritone Saxophone – Pat Patrick
Bass – Ronnie Boykins
Bass Clarinet – Ronnie Cummings
Drums – Lex Humphries, Roger Blank
Piano – Sun Ra
Tenor Saxophone – John Gilmore
Trombone – Ali Hassan, Teddy Nance
Trombone – Bernard Pettaway
Trumpet – Walter Miller

Uno delle gemme nascoste tra le seconde linee della discografia di Blount, assolutamente da riscoprire, non fosse altro che, inciso nel 1964, segna l'inizio dello zenith spaziale durante il periodo nella Grande Mela, che culminerà i due anni seguenti con le incisioni per la ESP-Disk.
La scaletta presenta in apertura il consueto esteso brano di improvvisazione collettiva (oltre 22 minuti), qui ancora piuttosto controllata e ben variata tra parti soliste (alcune assai ispirate) sostenute da percussioni minimali e momenti di assieme legati dall'intenso lavoro del leader al pianoforte; una maratona “space cool”, spesso distesa, fumosa, varia e fantasiosa, in zona Magic City.
Un altro lungo brano chiude il lato B, Spiral Galaxy: propulso da figure ritmiche marziali, è risolto dagli intrecci liberi dei fiati.



Some Blues But Not The Kind That's Blue
El Saturn Records ‎– 747
1977

1 Some Blues But Not The Kind Thats Blue
2 I'll Get By
3 My Favorite Things
4 Untitled
5 Nature Boy
6 Tenderly
7 Black Magic
8 I'll Get By [Alternate Take]
9 I'll Get By [Alternate Take]


Bass – Richard Williams (tracks: 1), Ronnie Boykins (tracks: 8, 9)
Bassoon – James Jacson (tracks: 1 to 7)
Clarinet – Eloe Omoe (tracks: 1 to 7)
Congas – Atakatune (tracks: 1 to 7)
Drums – Luqman Ali (tracks: 1 to 7)
Flugelhorn – Akh Tal Ebah (tracks: 8)
Flute – Danny Davis (tracks: 1 to 7), James Jacson (tracks: 1 to 7)
Organ – Sun Ra (tracks: 8, 9)
Piano – Sun Ra (tracks: 1 to 7)
Saxophone – John Gilmore (tracks: 1 to 7, 9),
Marshall Allen (tracks: 1 to 7)
Trumpet – Akh Tal Ebah (tracks: 1 to 7)

Una raccolta di più e meno noti standard, edita nel 1977, e ottimamente incisa nello stesso periodo. Una band controllatissima e sempre musicale, che propone romanze estroverse e non troppo bizzarre. Per chi non conoscesse l'epopea di Ra potrebbe sembrare un combo di ragazzacci che si divertono a manipolare qualche mostro sacro della tradizione.
Un ascolto “facile facile”.



Astro Black
Impulse! ‎– AS-9255
1973


A1 Astro Black 10:59
A2 Discipline "99" 4:47
A3 Hidden Spheres 7:04
B The Cosmo-Fire
Ba Part 1 6:59
Bb Part 2 7:04
Bc Part 3 4:25

Alto Saxophone – Danny Davis, Marshall Allen
Baritone Saxophone – Danny Thompson
Bass – Ronnie Boykins
Bass Clarinet – Eloe Omoe
Clarinet – Pat Patrick
Congas – Atakatun, Chiea, Odun
Keyboards, Synthesizer, Vibraphone – Sun Ra
Percussion – Tommy Hunter
Tenor Saxophone, Percussion – John Gilmore
Trombone – Charles Stephens
Trumpet – Akh Tal Ebah, Lamont McClamb
Violin, Viola – Alzo Wright
Vocals [Word-melody] – June Tyson
Voice [Space Ethnic] – Ruth Wright

Pubblicato dalla Impulse nel '73 (appena dopo la ristampa di Atlantis) e inciso l'anno prima a Chicago, ben prodotto da Alton Abraham (che già aveva lavorato, indovina un po', per Atlantis) e Ed Michel: entrambi poi presenti sul manifesto Space Is The Place.
Bastano queste poche note a margine per capire che si tratta di uno dei grandi album “dimenticati” della discografia di Ra. I toni sono davvero progressivi, cosmici, le sperimentazioni di Ra con strumenti elettronici disparati appaiono mature, ben oliate; l'aggiunta di “voci recitanti” aggiunge un tono ritualistico e religioso, mentre i bordoni bassi danno una profondità davvero tridimensionale all'Arkestra, che qui annovera anche la viola di Alzo Wright: questo è il primo brano, Astro Black. Che addirittura ruba la scena alla grande suite tripartita The Cosmo-Fire (preceduta dallo scatenato jazz funk di Boykins su Hidden Spheres): una sarabanda free form impeccabile in cui l'organo di Ra si diverte (nella parte I) a disegnare grandi pannelli su cui i solisti incidono i loro graffiti, dà libero sfogo di effetti ed elettronica nella parte II e conduce tutta l'Arkestra ad un notturno per vibrafono nella terza parte.
Come se Blount, storicamente “primo staffettista”, riprendesse idealmente il testimone dai Corrieri Cosmici del kraut-rock, all'epoca sul ciglio del declino.
Sapendo bene che in realtà l'influenza di Ra sulla scena europea è tutta da verificare (e probabilmente nulla...).



Strange Strings
Saturn Research ‎– LPSRES502H
1966

A1 Worlds Approaching
A2 Strings Strange
B1 Strange Strange

Baritone Saxophone, Strings – Pat Patrick
Bass – Ronnie Boykins
Bass Clarinet, Strings – Robert Cummings
Drums, Strings – James Jacson
Electric Piano, Drum, Strings – Sun Ra
Flute, Strings – Danny Davis
Oboe, Strings – Marshall Allen
Percussion – Clifford Jarvis
Strings – Carl Nimrod
Tenor Saxophone, Strings – John Gilmore
Trombone, Strings – Ali Hassan
Voice, Strings – Arthur Jenkins

“Album esperimento”, più che sperimentale, inciso tra '66 e '67, con l'Arkestra alle prese con disparati strumenti a corda orientali di cui nessun musicista aveva esperienza. Approccio un po' surrealista, aleatorio e certo improvvisato, da cui scaturisce una musica per bordoni minimalisti, come se Tony Conrad facesse da spalla ad un quartetto elettrico di Ornette Coleman.
I tre brani sono davvero maratone (Strange Strange arriva ai 20 minuti), durando il disco circa 45 minuti, e spesso richiamano alla mente certe collaborazioni di Braxton con Derek Bailey, con l'aggiunta del solito arsenale percussivo, oltre che di voci salmodianti filtrate ed incomprensibili.
Il risultato alla fine è notevole, si fregia di un sound davvero particolare, con grandi inserti"concreti", che porta con sé altissimi livelli di tensione e potrebbe essere colonna sonora di un thriller futurista perso nella Tangeri di Burroughs: questo sarebbe un vero manifesto psichedelico della sua epoca, altro che Sgt. Pepper o Are You Experienced!
Meno spaziale della media di Ra, ma un ascolto davvero molto intenso.

Alla scaletta originale, Spotify aggiunge ben tre bonus (di cui due di oltre 10 minuti) di tracce etichettate come “previously unreleased”: fidarsi è bene...

3 commenti:

mr.Hyde ha detto...

Post ricchissimo e interessante. Vado a rintracciare la perte 1 , grazie!

Unknown ha detto...

Thanks...
fa parte di veri e propri appunti presi tempo fa (parecchio...) che cerco di organizzare

mr.Hyde ha detto...

La prima parte l'avevo letta e mi era pura piaciuta.Ho il cervello in fusion..

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