"II continuo spostarsi da
un genere e da un'era all'altra, con poco o nullo rispetto per il contesto
storico o per l'origine della musica, e oggi I'esperienza musicale della
maggioranza delle persone. Con la musica cosi facilmente accessibile e cosi
abbondante, semplicemente ripetiamo, ascoltiamo con lo 'shuffle' e ne
godiamo."
(David Buckley, Kraftwerk Publikation, Arcana
2103)
In effetti c'è sempre un "album dopo", c'è sempre "qualcosa
di nuovo da ascoltare", lo stream scorre rapido, non ci si
ferma mai. Questa esperienza musicale a
flusso costante è interessante quanto frenetica. Spesso superficiale,
certo, ma piuttosto stimolante per gli insoddisfatti cronici.
Una cosa ho notato: c'è una domanda che non mi faccio più tanto
spesso, un aspetto su cui non mi soffermo.
Cosa mi sta dicendo
questa canzone?
Parla veramente con me? Ce l'ha con me?
Come De Niro davanti allo specchio.
Mi manca la curiosità di comprendere – letteralmente, o meno - quello che il cantante mi dice. O vuole dirmi.
Ma vorrà poi dirmi qualcosa? C'è un messaggio,
una morale, una visione, un'etica? Addirittura un'ideologia? Magari una storia,
una testimonianza, di attivismo, di impegno/disimpegno. Ci sono rivoluzioni, c'è
un retroterra (sub)culturale che restituisce unitarietà, progettualità,
finalità all’album, all’esistenza stessa della band? Oppure quello di tanti
gruppi è solo puro piacere sonoro di superficie, sperimentazione (nel senso di
provare una esperienza) elettrica, rumoristica; onanismo da Gibson / Marshall?
A cui, in un modo o in altro, occorre
poi appiccicare sopra qualche rima consunta.
Fatico a distinguere dove comincia la mia superficialità e dove
finiscono le inettitudine dei testi, dei cantanti e dei titoli. Azzardo
un’ipotesi: sono molti di più gli eccellenti strumentisti che non gli
eccellenti cantanti (o gli eccellenti contenuti).
Con buona pace della televisione che continua a sfornare nuove star con lo
stampino, tutte con una bella, limpida voce che recita il nulla. Forse mancano
argomenti. O la voglia di farli propri.
Pazienza.
Buttiamoci allora sullo strumentale, che spesso, nella sua
pomposità, almeno ci risparmia certe sciocchezze (in cambio di una certa dose
di noia...)
Monkey3
The 5th Suns (2013) e l’ omonimo (2011), i due album attraverso cui ho
girovagato, prima di gettare la spugna.
Heavy ambient elvetico un po' troppo patinato, non sono certo gli
Ozric Tentacles ma le tentazioni spaziali-astrologiche affascinano sempre,
almeno all'inizio.
Grandi divagazioni strumentali come fossero degli annacquati Kraftwerk
intrisi delle esigenze cosmiche degli Hawkwind sotto l'aura sempre valida di un
sound stoner come insegna "Il Manuale dei giovani Josh Homme".
Qualche bel momento in Chilao e
fortunatamente nessun cantante di mezzo a distrarci con ruffianerie da
rubacuori.
My Sleeping Karma
A quanto pare l'ennesima istituzione di “Nuovi Corrieri
Teutonici". Quattro album in anni recentissimi, induismo fervente,
avversione totale per la "forma-canzone", barbiere necessario... Rock
tantrico, strumentale, un po' acerbo sul primo LP Omonimo (2006). Il secondo,
Satya (2008), si destreggia nel bel mezzo di un torpido raga stoner non troppo
ambizioso ma assai decorativo (A-steya
o Apangraha, alla fine avercene...).
Tri (2010), una sciarada di divinità indiane, getta la maschera: la
componente raga si fa ancora più radicata, il sound acquista spessore e alle
consuete lunghe digressioni strumentali (Brahama,
bello) si alternano brevi interludi pastorali ed intimisti che suonano come
haiku sussurrati nel fragore di una battaglia del Ramayana. Piacevole, pur se
un po' tendente alla trance ambientale piuttosto che alla spigolosità vintage
che potresti aspettarti.
Soma (2012), 12 brani, oltre un'ora di mantra spaziale, fin troppo
levigato, fin troppo liscio, ma scritto con ottima calligrafia.
Uncle Acid and the Deadbeats
Revivalisti acidi, casinisti come dei Black Mountain trapiantati nel
Texas di Rocky Erikson, con un nome ispirato a “Sua Eminenza Underground” Rusty
Day (cantante, tra l'altro, dei Cactus). Non si può sbagliare, o forse si,
visto sono inglesissimi. Più metal dei Brian Jonestown Massacre, più
fuzz-maniaci di Sabbath o Melvins, più stoner dei Cynics, una versione meno
depressa dei Black Angels pronta quanto gli Eighties Matchbox B-Line Disaster
ad ogni B-Movie horror anni '70.
Due gli album. Blood Lust, con i 7 minuti marziali di Death Door e il devastante acid metal di
Course In The Trees. Mind Control
(2012) è una macchina d'assedio cingolata, corazzata da un volume clamoroso,
con la spiccata tendenza al metal vintage, che trascina l'ultima estate in un
vortice di amore e piombo come gli Slayer strafatti che rileggono Sgt. Pepper;
meno subdola ironia anarchica, più violenza bruta. Bella l'obliqua visione di Death Valley e il drone da ipnotrauma di
Valley Of The Doll.
Elder
No, questi ascoltateli voi; magari sono pure bravi, ma l'ennesimo
clone underground simil-scandinavo dei Kyuss, oggi non lo digerisco.
Domani, forse… dopodomani sicuramente!
Black Moses
Un paio di album, primi anni 2000, ma occhio alle omonimie.
Powerhouse indie, passato attraverso lenti deformanti e con vago
sentore di classic rock e trucciolame blues. Niente male, placidamente inserito
nel revival garage d'inizio millennio.
Su Emperor Deb (2003) la detroitiana Yr Gonna Get It o la distortissima Cant'n Let Go, un quasi free form in cui spunta perfino un sax! Sul
secondo album, Royal Stink, Better
Believe, pub blues da inseguimento autostradale che prelude ad un highway
rock onnipresente, piacevole quando non affonda esageratamente l’acceleratore
sul volume violento e si concede qualche più disteso assolo.
Un ringraziamento a Massi di Detriti di Passaggio, da cui
ho copiato la citazione che apre il post.
2 commenti:
Invidio la tua voglia di cercare ancora nuova musica. Davvero. E' una cosa che ammiro e invidio, perchè io l'ho persa.
Ma forse, oltre a darmi continue intuizioni e spunti, mi stai anche facendo tornare un po' di curiosità su quel che di nuovo c'è in giro...
Grazie. E grazie anche per la citazione.
La ricerca continua. Anzi la ricerca continuata. Ma in realtà il solo ascolto "nudo" è mero passatempo acustico; c'è da meditarci su.
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