Partendo da una gretta generalizzazione: l’America (U.S.A. e per
esteso, Canada con la notevole eccezione del Quebec francofono) non ha mai conosciuto, in senso stretto, un movimento di rock
progressivo unitario, identitario, riconoscibile tanto da fuori quanto da
dentro.
La sua nicchia ecologica è stata alternativamente occupata dalle
esplosioni acide (Vanilla Fudge, Spirits) e da quel genere misto, definibile
come fusion (o “Americana”, in tempi
recenti), portato al successo da band come Electric Flag, Blood, Sweet and Tears
e Chicago. Gruppi che hanno avuto l’ambizione di dare uniformità ai differenti linguaggi
del recente patrimonio musicale popolare americano: folk, blues, jazz, rock ‘n’
roll. Senza dimenticare l’apporto che in quest’ambito hanno avuto le
sperimentazioni elettriche di Miles Davis.
L’assenza di un Rock Progressivo “di
stampo britannico” è in parte spiegabile con l’assenza – o almeno la lontananza
– di quel patrimonio storico (musicale e non) di cui gli artisti europei hanno
sempre fatto tesoro. “Far from the reaches of Kingdom and pope”,
come cantavano gli Steppenwolf in Monster.
La mancanza di un Romanticismo; di un contatto diretto con la musica
colta della tradizione, magari filtrata attraverso i ritmi popolari (valzer,
polka…). La mancanza di profondità storica.
Gli U.S.A. sono nazione giovane per antonomasia; non hanno medioevo. Non possiedono
quell’immaginario comune di storia – leggenda - letteratura che in Europa
risale su, fino a Roma.
Togliete il medioevo a certo rock britannico… e vi resterà ben poco.
L’unico vero “mito” americano resta quello della frontiera (geografica
e umana), ed è tutto appannàggio, oltre che del cinema, di country, folk e dei
grandi songwriter che ad essi si ispirano. Una musica che inevitabilmente si
basa sul riff, sulla frase ritmica ben più che sulla melodia. Una musica che
trova nella “forma-canzone” la sua ragione d’essere, non certo nella suite o
nella sinfonia.
La mancanza di un movimento progressivo riconoscibile non significa
però che manichino manifestazioni prog tout-court.
Magari singole canzoni-suite, piccole band, con piccole discografie; ma anche transizioni, o stadi
larvali di grandi gruppi che in qualche fase della loro esistenza hanno
prodotto reale, tangibile e ottima musica romantica, fantasiosa, melodica e progressiva (Styx, Kansas, Journey…).
Nessuna linea evolutiva; nessuno scambio, nessun progetto, scarsa o
nulla ispirazione reciproca, pochi riferimenti all’Europa di Genesis e King
Crimson. Una costellazione un po’ disordinata che va da una costa all’altra e
attraversa più o meno tutti i 70, ben sopravvivendo agli scossoni che ’76 e ’77
portarono al rock europeo.
Di seguito, alcune indicazioni discografiche, alcune proposte di
ascolto, alcuni nomi, qualche immagine per dare più concretezza e ricostruire
la costellazione.
Per ottenerli e collocarli secondo una logica sono bastate un paio
d’ore, qualche finestra di Chrome aperta, la triangolazione di dati tra
Discogs, Amazon e i libri di Vernon Joynson. E il gioco è fatto! Sono spuntati
fuori i nomi bizzarri (Dragonwyck, Mirthrandir, Oho), i titoli epici (Between
Two Worlds, Paradise Lost, The Survival of St. Joan) e le copertine fantasy.
Potenza della rete. Sia chiaro, si tratta per ora di una ricerca di
superficie e in gran parte unicamente “bibliografica”. Ma solo una decina di
anni fa, sarebbero state necessarie trasferte e crociate per tutte le fiere e i
negozi specializzati tra Palermo ed Edimburgo solo per ottenere la metà di
queste informazioni.
Ora, già in griglia di partenza, oltre 50 nomi, un centinaio di album
in odore di US Prog.
Manca un dato, quello più importante: l’ascolto.
Invidio chi avrà il tempo di gettarsi in questo mondo.
Emersioni di U.S. Prog
Vanilla Fudge - She's
Not There
da: Vanilla Fudge
(1967)
Vanilla Fudge - Fur
Elise & Moonlight Sonata
da: The Beat Goes On
(1968)
Dei grandi iniziatori, persi sul
loro stesso cammino
Spirit – Mechanical
World
da: Spirit (1968)
L’anello mancante tra acido e prog.
Gruppo singolare nel panorama psichedelico
Bloodrock – Fantastic
Piece Of Architecture
da: Bloodrock (1970)
tendenze progressive che
troveranno ampia conferma sul secondo album, noto purtroppo per la sola D.O.A.
Kansas – Apercu (1974)
Da: Kansas
…se non è prog questo…
Kansas - Incomudro - Hymn To The Atman
Da: Song For America
(1975)
Journey – Kohoutek
da: Journey (1975)
Tutto un album eccellente,
strumentale e di grande impatto. Puro prog
Styx – Movement For
The Common Man
da: Styx (1972)
I campioni del tamarro-prog
Sommersioni di U.S. Prog
Qui viene il bello… ma per ora accontentiamoci di qualche appunto a
mano. Presto arriverà il resto.
Le note di U.S. Prog saranno
sicuramente un capitolo interessante di Virgin Forest, la “Guida collettiva al
sommerso in musica” che assieme ad un assortito gruppo di blogger si sta,
pazientemente, compilando.
Siamo arrivati alla seconda
revisione; ce ne saranno certo una terza, una quarta…
Per ora, potete trovare quanto
abbiamo assembralo qui:
2 commenti:
Interessanti riflessioni,Evil.Condivido.Come mai non hai fatto riferimento al Rinascimento e a Bach?La musica di molti gruppi (Jethro, Gentle Giant , Genesis etc..)è piena di citazioni di quel tipo.
Io ho parlato in maniera generale di "un contatto diretto con la musica colta della tradizione"; per me sta tutto lì. Bach, Mussorgsky, Mozart... confesso in verità di avere sempre ritenuto un po' presuntuoso chi sbandierava derivazioni e citazioni "classiche", guradando un po' con sospetto chi come Blackmore, sul pirmo album dei Rainbow, inseriva ringraziamenti a Bach al posto di riconoscere al Jimi Hendrix di Little Wing la vera fonte di ispirazione. Credo sarebbe stato più onesto. Però, certo: il legame con certa tradizione "colta" è un must di tanto prog.
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