L’album che doveva intitolarsi “Son of a Bitch” (…quanto sarebbe stato meglio…), sesto delle ancora “mezze-star” Nazareth, corredato da una bella ma ingannevole cover finto prog (firma Dave Roe) è in realtà un capostipite illustre dell’ Arena Rock o AOR o Radio Friendly o Mainstream che dir si voglia a stampo americano di fine ’70 (Styx, Asia, Toto…).
C’è tutto ed è fatto bene, prodotto e rifinito con suono limpido, duro ma non troppo, studiato per la radio, ottimo se ascoltato in macchina. La ballad languida (Love Hurts o I’m Guilty), lo stampino zeppeliniano (Changin' Times) la finta sperimentazione (Please Don't Judas Me…mica male però!), parecchio power-pop ben nascosto da chitarroni hard. Poi c’è anche una preziosissima semplicità e sintesi da ottimo artigianato locale scozzese che rende questo LP sempre godibile, addirittura irresistibile con la sfavillante Beggars Day (cover dal grande Nils Lofgren).
Pubblicato in Inghilterra dalla Mooncrest (vinili dai prezzi in vertiginosa ascesa…) arrivò in Italia addirittura sulla mitica spiralona Vertigo!
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