Non riesco in nessun modo a descrivere, a rendere giustizia dell'impatto della musica rock and roll sull'Occidente, a parte dire che ha segnato la differenza sul pianeta (e non accettate versioni diverse!). Il rock and roll è apparso come un riflesso e un'espressione dei cambiamenti economici e tecnologici che hanno avuto luogo nella civiltà occidentale. Non è stato un caso, ma la manifestazione precisa di un tremendo cambiamento che ha attraversato tutto l'Occidente. Ascoltate "Mvbelline" di Chuck Berrv o "Tuttifrutti" di Little Richard e capirete quello che sto cercando di dirvi: una musica del genere non c'era mai stata prima sulla terra. Quella musica è una metafora precisa della situazione: Richard Penniman che urla "Womp-bob-aloo-momp-a-wompanbam-boom" in faccia a D. Eisenhower, a John Foster Dulles e agli Yankee di New York: questo basta a comprendere la situazione.
Era incredibile! Questi tipi aprivano le loro bocche per cantare e una nuova razza di mutanti si lanciava tra danze e urla nel futuro: guidavano auto veloci e bevevano birra e saltellavano mezzi nudi nei sedili posteriori, pronti a marciare negli anni '60 e librarsi nei '70. Non c'era mai stato niente del genere!
Il rock and roll ha dato il calcio d'inizio al XXI secolo con 50 anni di anticipo, in tre minuti ha fatto il salto dall'era meccanica a quella elettronica, a 45 giri al minuto, cristallizzando tutte le nuove energie generate dall'incontro tra queste due mostruose tecnologie, comprimendole nella forma più compatta, la più esplicita (e implosiva!), per poi far esplodere quell'energia attraverso la radio in ogni angolo dell'America per ritribalizzare i suoi ragazzi e trasformarli in qualcosa di sostanzialmente diverso da quella razza che li aveva messi al mondo.
Accidenti! Ha fatto questo e molto più: il rock and roll rifletteva e creava una nuova forma di vita sul pianeta, segnava e generava una linea di demarcazione tra nuovo e vecchio mondo, e se non capite cosa sto dicendo ascoltate per esempio Patti Page mentre canta "Mockingbird Hill" o Julius LaRosa o Snooky Lanson, i cantanti "pop" occidentali precedenti al rock and roll, e poi passate a Elvis Presley che geme su "Jailhouse Rock" o "Blue Suede Shoes" o "Heartbreak Hotel": è un mondo completamente nuovo, è tutto nella musica, e Elvis Preslev non era nulla in confronto a Chuck Berrv o Little Richard. Era un mondo nuovo, diverso dal vecchio mondo dei nostri genitori quanto Elvis Presley era diverso da Ed Sullivan, o Steve Allen o Richard Nixon e Adlai Stevenson: estremi e alternativi gli uni agli altri.
E poi all'improvviso apparvero Screamin' Jay Hawkins, Fidel Castro, Billy Riley and his Little Green Men, che hanno allargato lo spettro delle possibilità fino a dove ci era stato detto che non era possibile arrivare. Era incredibile.
Ancora più strano era il fatto che questo mondo agli inizi era illegale: potevamo vedere Elvis nello show di Ed Sullivan ma non avrebbero permesso che la cinepresa riprendesse il suo sedere in movimento e le sue gambe che si dimenavano. Pazzesco! Eravamo fuorilegge sin dall'inizio, lo sapevamo e ci piaceva, anche se all'epoca non ne capivamo le ragioni.
(da: John Sinclair, Guitar army - Il '68 americano tra gioia, rock e rivoluzione)
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