martedì 6 gennaio 2015

Ripartire da uno scarabocchio



Nei giorni scorsi si sono sentiti, letti, visti tanti proclami, tanti giudizi, tanti consuntivi.
Moniti e auspici. Come sempre.
Lessico forbito, sintassi curata, giacche eleganti.
Il mio auspicio è ripartire da uno scarabocchio.
Veloce, su un foglietto di riciclo, un appunto, una parola, due note, un volto.

Scarabocchi Ubriachi, progetto aperto per la costruzione di un nuovo libro di racconti di Bartolo Federico, è uno dei miei rammarichi dell'anno passato. Ora, sono certo che il progetto non sarà, alla fine, esattamente come lo volevamo, non sarà completo, forse non sarà perfetto, certamente non arriverà in tempo.
No satisfaction; ma chi può mai dirsi realmente soddisfatto, in questo mondo?
So per certo però che questo anno appena iniziato, sarà l'anno degli scarabocchi (ubriachi, possibilmente).
Forse non sono riuscito a dare un volto al volume, ma di certo ho lavorato sui volti.
Ho letto (e riletto) i pezzi di Bart, ne ho isolato i protagonisti; ne ho studiato foto e biografie, ho selezionato le immagini che mi sembravano più adatte e le ho date in pasto al colpo d'occhio di Mr. Hyde (mai visto Cassetti Confusi?) affinchè le scarabocchiasse di colore, appunto.
Un po' punk, un po' Joker, un po' pagliacci metropolitani.
Lavoro pregevole, il suo. Esattamente quello che avevamo in mente per illustrare la prosa guerrigliera di Bart.
Riguardo quelle foto, e cerco di leggere negli sguardi di Patty Smith, di Jeffrey Lee Pierce, di Roy Orbison e di tutti gli altri.
Ci vedo dentro sempre quella punta di insoddisfazione, di precarietà, di dubbio, di rimorso. È ciò che li rende artisti e non marionette del jet set.
No satisfaction.
Mi piace leggerci dentro una cosa: urgenza
Il rock è la musica dell'urgenza.
Del qui, ora, subito.
We want the world and we want it now!
Ricordate, lo diceva anche Morrison, no?
Urgenza di utopia.
Vogliamo il mondo (utopia), lo vogliamo adesso (urgenza).
Nessuna lunga mediazione, nessun compromesso, nessuna verbosa diplomazia, niente patti subdoli. Niente politica, solo la massima posta in gioco.
Urgenza, quindi. Di esprimersi, di comunicare, di suonare, di acchiappare quell'idea, la parola giusta, il pubblico caldo. Di arrivare in sala d'incisione prima degli altri, di registrare quel refrain per primi. Urgenza di fare soldi, di diventare celebri.
Quell'urgenza sta dentro agli Scarabocchi. E anche quel briciolo di utopia, perchè no.
Le due note che diventano un riff, la parola che diventa un titolo, la frase che sarà un inno.
Scarabocchi veloci su foglietti di riciclo.
Rileggo un lungo commento lasciato su G+ da Blakswan, il "Killer" di comeunkillersottoilsole, a corollario di un post di Detriti di Passaggio; ne isolo un frammento: partigiani della bellezza. Bart è un agguerrito partigiano della sua bellezza; una bellezza che a tanti altri può apparire rugginosa, trasandata, popolana, grossolana. Ciò non di meno è vitale, scalcia, tira pugni; ha quell'espressione vissuta di costante, mascherata insoddisfazione. Di chi non ha ancora acciuffato la sua personale utopia.
Questo ci auguriamo che sia del libro di Bart.
Che si porti appresso tutta l'urgenza di parlare, magari senza tanta cura alla sintassi, senza lessici forbiti o giacche blu, ma con la sincerità di dire tutto ciò che va detto.
È questo che ci piace del Rock.
E che ci piace di Bart.



Il messaggio agli "addetti ai lavori", ma non solo, è semplice: siamo qui, siamo vivi; ricominciamo. Disposti ad investire un po' del nostro tempo; ed in futuro forse non solo quello.
Sapendo bene due cose:
1) Che la vita, con tutti i suoi casini, viene comunque prima. Lavoreremo nei suoi interstizi.
2) Non ci sono crocicchi o juke joint; ce la giochiamo in un terreno digitale, virtuale, che non ci piace, e non è il nostro.
Giocheremo in trasferta, allora.

9 commenti:

Bartolo Federico ha detto...

Grazie di cuore,per tanta stima e affetto. Ancora grazie,per tutto quello che hai fatto. ciao capitano

mr.Hyde ha detto...

Il vantaggio dello scarabocchio (e il limite)è quello di dire il massimo con poco sforzo ed in poco tempo.Il tutto e subito cui ti riferisci.Coglieremo l'attimo?

Unknown ha detto...

Cari miei...la partita e improba...Cogliere l'attimo...credo sia impossibile. La nostra urgenza è di fare il possibile finchè possiamo, lo dico con rammarico.
Faccio qualche considerazione rapportarmidi contesto che potrebbe magari offrire spunti ad amabili dissacratori come Massimiliano Manocchia o Vlad...
Internet.
La grande utopia della biblioteca universale come prevedibile, si è tramutata nel megastore universale. Sempre meno contenuti, sempre più applicazioni di servizio. Ti serve un gommista? Vuoi prenotare la pizzeria? Vuoi un'epilazione scontata?
Chi ci guarda più ad internet con un vecchio pc fisso? Ormai tutto quanto è sempre più orientato allo smartphone.
Mi immagino un adolescente, ma anche uomini cresciuti, studenti, universitari...cosa c'è sulla rete?
Migliaia di giochini GRATIS
Migliaia di canzoni GRATIS
Migliaia di messaggi GRATIS
Ma chi ce lo fa fare di COMPRARE un libro di carta a 20 euro?? Un libro che parla di personaggi, che magari hanno pure alcune canzoni GRATIS, qua e là, ma che nessuno oggi più si fila.
Ecco nel post dicevo che si "gioca in trasferta". Ma non in un'altra città, su una nuova galassia. Questa è la sfida, adattarsi al contesto, che non ci appartiene, almeno a me non appartiene, ma con cui devo fare i conti e trovare il modo di rapportarmi

Bartolo Federico ha detto...

Quando si fanno le cose che si vogliono fare, significa che si è liberi. Libertà partiamo da qui.

Blackswan ha detto...

Per uno che scarabbocchia sempre e spesso è ubriaco, sarà un pò come immergersi nelle pagine della propria personale bibbia (hey,non fatevi brutte idee, non sono religioso!). Di Bart mi intriga la malinconia che sottende a ogni parola. Poi, c'è l'urgenza,certo, e uno sguardo ruvido sulla vita che mi piace da matti. Grazie a tutti voi, ragazzi: fate cose, come dicono gli inglesi?, bigger than life. Un abbraccio affettuoso.
Nick

Unknown ha detto...

Grazie a Black per questo riconoscimento.
Fare è il verbo chiave. Purtroppo non serve a nulla avere grandi idee, occorre realizzare grandi idee. Che poi abbiano successo, popolarità, diffusione o meno...non dipende solo da noi ma da tante altre cose...per questo mi sento di dovere sempre richiamarmi alla realtà e alla concretezza.
"Se potessi mangiare un'idea..."
ciao Black, thankssss

Unknown ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Gianluca Chiovelli ha detto...

Si dice, riguardo la poesia cinese, che l'ideogramma di un poeta ubriaco sia il più immaginifico, capace di suscitare emozioni prima sconosciute.

Unknown ha detto...

Questa è bella Vlad, speriamo valga anche per noi!

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