Lanciati nella troposfera con chitarre in versione sitar, pulsioni lisergiche e tappeti volanti in copertina, i Byrds gettano finalmente la maschera e replicano da par loro alla British Invasion allora dominante. Crosby (voce onirica), McGuinn (Rickenbacker rulez!), ma anche Hillman (bolle di suono quasi funky) si spartiscono un album che è ammiccante e falsamente innocente; citano gli sheets of sounds di Coltrane, si stupiscono dei viaggi aerei (…andatela a raccontare a qualcun’ altro…) e sanno ancora emozionare parafrasando i Vati del folk. Ottima produzione (…ottimi turnisti direbbero i maligni…), suoni sognanti che faranno scuola. “I Come and Stand at Every Door” sarà pur musicalmente carica di retorica, ma un nodo alla gola lo mette sempre…
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