Nel 1967, quando il Rock scoprì il triangolo, la musica non fu più la
stessa.
I Cream e la Jimi Hendrix Experience, forti di un
tasso virtuosistico mai sentito prima, spazzarono via in un sol colpo il
flebile Folk-Rock di Los Angeles, lo sballato acido di San Francisco e quanto
rimaneva del Merseybeat, del Surf e della British Invasion. I Beatles, divinità
talmente enormi da non riuscire nemmeno a suonare dal vivo (per chi se la beve
ancora…) furono rasi al suolo e costretti a sciogliersi con una Fender puntata
alla tempia.
L’America, notoriamente un mercato troppo enorme per votarsi
interamente ad una sola corrente, fu comunque elettrizzata da quel formato
compatto di Power-Trio britannico (Hendrix dovette emigrare a Londra per
costruirsi una carriera…). Ma se Clapton ed il mezzosangue Cherokee erano
modelli di improba imitazione per teenager brufolosi alle prime armi, ingrifati
di rock e chitarra elettrica, fu un oscuro gruppo di bikers di Frisco a trovare
una soluzione e stabilire una specie di nuovo “canone”. I Blue Cheer, e specialmente l’inetto chitarrista Leigh Stephens,
capirono che non importava poi essere virtuosi spaziali quando chiunque può
ruotare la manopola del volume verso destra. Verso destra finché ce n’è… Il
volume, e il feedback caotico (sua immediata conseguenza) furono una chiave di
volta, una scorciatoia che poteva trasformare qualunque chitarra elettrica in
una roboante e futuristica arma di distruzione di massa. Ma ancora non bastava
a stabilire una nuova estetica. La risposta questa volta venne da oltreoceano…
I Cream dopotutto erano un supergruppo di partigiani blues a tempo
determinato, tanto immersi nel business da non riuscire a creare un culto di
fans fondato sull’empatia e il feeling. Hendrix era il manifesto di ogni
megaraduno del 1970 ma il suo stile era talmente unico e inarrivabile che
nessuno sarebbe più riuscito a suonare come lui e il solo tentativo di
replicare i suoi assoli fiammeggianti avrebbe frustrato migliaia di quindicenni
da lì al 1975. I Blue Cheer, ahimè, non se li filava nessuno.
Fu allora che su questo triplo triangolo si inserì, come potente
catalizzatore, il quartetto britannico dei Nuovi Yardbirds, o Led Zeppelin se
preferite, reietti in patria e mendicanti fortuna in USA; con i primi quattro
tour, tra il 1968 e il 1969, aggiunsero a virtuosismo, volume e feedback una spropositata carica sessuale
maschilista ed una batteria semplice ma potentissima. Il gioco era fatto.
Nel loro solco si stabilì, tra gli altri, quello che sarebbe subito
divenuto il gruppo-paradigma dell’Hard-Rock made in USA: i Grand Funk Railroad.
La loro è la stessa storia, ma con un notevole lieto fine economico, di quella
di centinaia di altri gruppi da garage. Insieme già dal 1967, col nome di Terry
Knight and the Pack, per anni cercarono il sound giusto e lo trovarono proprio
nella nuova heavy-music. Folgorati sulla via di Damasco, convertiti a terzetto
dopo che Terry Knight da cantante divenne supremo Produttore-Mentore,
banalizzarono gli arrangiamenti complicati degli Zeppelin, piallarono via gli
orpelli virtuosistici dagli assoli di Hendrix e limitarono le stonature
volumetriche dei Blue Cheer riadattando la distorsione per la massa. Poche idee
e piuttosto confuse, ma grande musica (paradosso?) ed enorme successo. Assieme
a Steppenwolf, Mountain, e nel nome di due grandi Padri-Casuali, gli Iron
Butterfly di In-A-Gadda-Da-Vida e i Vanilla Fudge di Some Velvet Morning, la
missione era compiuta.
La strada, una enorme highway senza curve, che attraversa steppe,
deserti, saloon, motel, bordelli e festival all’aperto, già illuminata al
tramonto da una lunga teoria di luci gialle, è segnata. Allora tutti a bordo,
ragazzi e keep on rockin’!
U.S. Hard-Underground è una raccolta di eroi dimenticati del più
profondo Hard-Rock made in USA (con qualche sconfinamento in Canada…) tra
il 1969 e il 1975. Gruppi disparati, numerosissimi, sconosciuti gli uni agli
altri, sconosciuti soprattutto al grande pubblico, separati tra loro da
migliaia di miglia di Highway, eppure portatori di una idea musicale unitaria e
coerente, asserragliata attorno a poche idee fisse: volume, riff e sesso. Un
vero e proprio Movimento…inconsapevole.
Per capirci, un breve elenco di alcuni dei gruppi e degli album a cui
verrà dedicato spazio:
Mason – Harbour
Maypole – Maypole
Sir Lord Baltimore - Kingdom
Come
Goliath - Hot Rock
and Thunder
Titus Oates - Jungle
Lady
Tongue - Keep On
Truckin’
Granicus – Granicus
Etcetera etcetera …
Questa carrellata non vuole essere né un mero elenco di LP, né una
pomposa raccolta di recensioni, bensì una serie di segnalazioni “selezionate”, una guida turistica all’ascolto di
dischi da scoprire una volta per tutte.
La qualità dell’opera, attenzione, non è MAI un fattore discriminante in questo caso: molte di queste band
sono grette, banali, pedissequamente ricalcate sui successi dei Maestri, così
zeppe di cliché da andare ben oltre il kitsch. Non sono differenti da tanti
titoli deteriori di generi iper-caratterizzati: stanno ai capolavori come Campa carogna... la taglia cresce sta a Per un Pugno di Dollari, ma proprio per
questo oggi assurgono al massimo grado di stracult della più genuina cafonaggine
Hard Rock dei primi anni ’70, rigorosamente oltre i 100 dB.
E il divertimento è assicurato!
Alcune note di metodo e qualche
riferimento
Sul blog non sarà riportato
alcun link per il download degli album, né collegamenti a video Youtube. Il
bello di questi LP è il mistero che ancora li avvolge; la ricerca, in rete,
alle aste, nei negozi o alle fiere, per trovare copie originali o rare ristampe
in CD sono la vera missione: un link di Mediafire in questo caso rovina
l’atmosfera, no? ...Poi tanto ci sono centinaia di blog che da anni si sono
specializzati in questo settore…non ne serve certo un altro…
Al contrario saranno fornite indicazioni sui prezzi e sulla
reperibilità degli album sia in vinile che in CD.
Nel lungo elenco di U.S. Hard
Rock Underground troverete solo album pubblicati tra il 1969 e il 1975, il
periodo d’oro dell’hard-rock nordamericano; troverete solo album che non sono
mai finiti in classifica, quindi niente Grand Funk, niente B.O.C., niente
Mountain e compagnia bella: su questi artisti si è già scritto tutto lo scrivibile…non
se ne può più. In oltre: solo LP ufficiali; niente demo, nessun bootleg. Nessun
gruppo esplicitamente Southern: il Southern è un’altra cosa, simile, certo,
alla nostra materia, ma un’altra cosa.
La maggior parte delle informazioni sono tratte dei booklet e dalle
note di copertina di vinili e CD ma ci sono alcuni testi assai importanti, primo
fra tutti Fuzz, Acid & Flowers di Vernon Joynson. Questa è la più
completa ed esauriente discografia della musica americana mai compilata: un
lavoro di titanica pazienza che enumera pressoché tutti i gruppi che abbiano
pubblicato almeno un 45 giri tra il 1964 e il 1972. Anche parte delle
informazioni relative alla rarità dei vinili è tratta da qui, secondo la scala
definita dall’autore che riportiamo qui sotto:
SC Scarce £15 - 30
R1 Rare £30
- 60
R2 Very Rare £60 - 120
R3 Extremely Rare £120 - 300
R4 Ultra Rare £300 - 600
R5 Seldom offered for sale but very
sought-after More than £600
Attenzione però che i prezzi sono datati di una quindicina d’anni e occorre
farle la tara…
The Great Rock Discography di Martin C. Strong è sempre
un’importante fonte di informazione per i gruppi più noti. La guida Goldmine - Records & Prices di Peter
Lindblad e Rare Record Price Guide pubblicato da Record Collector Magazine
hanno poi fornito indicazioni importanti sulle etichette discografiche, gli
anni di pubblicazione e il valore degli album.
Sul versante internet, sono troppo numerosi i blog che già da tempo
hanno cercato di riportare alla luce questa musica; due siti sono però assai interessanti
e si distinguono per un ottimo grado di professionalità:
http://www.lysergia.com che
grazie alla sezione Acid Attic (http://www.lysergia.com/AcidArchives/lamaAttic.htm) vanta una notevole collezione di titoli,
tanto che il solerte autore Patrick Lundborg ha già pubblicato una seconda
edizione del libro “Acid Archives”. Poi l’inossidabile Julian Cope che con il
portale http://www.headheritage.co.uk
ha sicuramente stabilito un personale standard per la divulgazione musicale in
rete.
www.popsike.com ha fornito un
validissimo strumento di valutazione del prezzo dei vinili.
Per quanto riguarda la navigazione sul blog, U.S. Hard Rock Underground è sfogliabile tramite il tag USHRUN, seguendo il link US Hard Rock nella colonna “smart
tag” (a destra) o attraverso la pagina U.S. Hard Rock, che non sarà però sempre
aggiornata all’ultima uscita.
That’s all folks!
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