giovedì 23 gennaio 2014

21 dischi per Capitan Vinile


Poi dice che l'acquisto in internet è facile, conveniente e si risparmia tempo...
Forse per una scopa elettrica è così. Ma avete mai provato a scartabellare tra pagine di risultati con centinaia di dischi impilati uno sull'altro, illustrati con micro-immagini che paiono francobolli!?
Mica è facile!


In questo umido inverno mi sto divertito a setacciare gli infiniti scaffali di Discogs, prevalentemente nei settori di quei folli americani che buttano in vendita migliaia di titoli a pochi dollari e da cui si possono acquistare veri e propri obbrobri rock.
Ma certo che il tempo scorre veloce mentre accarezzate la rotellina del mouse per scorrere una pagina che mediamente si presenta così.



Bello, eh?
E questo è circa 1/3 di 1 delle 12 pagine dei titoli in vendita di 1 venditore.
1 x 3 x 12 x x venditori = un casino di roba!

Millemila album!Numeri che fanno girare la testa”, direbbe l'Ing. Cane.
Come orientarsi?
Facile. Perchè l'occhio si abitua presto alle sottigliezze delle copertine tanto che credo ormai che potrei identificare l'anno di pubblicazione di un disco dai colori e dal lettering della cover.
Ok, esagero!
Ma resta il fatto che pescare nel mucchio è sempre divertente, e queste mega sciarade di roba mai sentita mi convincono sempre più che i mercati più profondi d'America nascondano - e abbiano nascosto - decine e decine di album appetibili e totalmente dimenticati.
Una bella patina di polvere da soffiare via, no?
Come già mi ero ripromesso da tempo, la mia attenzione si è concentrata in quel periodo di mezzo in cui tutto il resto del mondo rockettaro occidentale sbavava per il nascente punk, mentre in USA si sonnecchiava placidamente chiedendosi chi cazzo fossero quelle checche coi capelli dritti e le spille da balia al posto degli orecchini.
Ma certo i good ole boys del Tenesse non erano certo molto presi da Johnny Rotten.
E allora ecco un florilegio di ibridi bastardissimi di southern, country, rock, un po’ di macho hard, vecchio blues.

“Americana”

in una parola che oggi torna assai di moda.
Spesso sono gruppi da balera con qualche lustrino seventies e un discreto chitarrista.
Incidono il loro disco e chi s'è visto s'è visto.
Me ne ero  appuntati parecchi (Ambrosia, Firefall, Alabama, Bread, Sea Level...) ma alla fine non ho avuto il coraggio di spenderci soldi per tutti e è ho ripiegato su qualche sub-classico del trash blues come George Thorogood (Dio lo benedica, subito!) o come l'indefinibile Edgar Winter. E infatti, per i cultori delle bestie rare, eccolo qui, l'unico, originale “glam americano”!


Ma tali Blend me li sono portati a casa, con quella copertina orrenda forse ancor più del loro taglio di capelli... E anche una chicca come i Wet Willie di Dixie Rock, nonchè il salutare hard rock baffuto dei Triumph.
Ma andiamo con ordine.


The Blend (MCA 3058) è un album del 1978 di un gruppo di ambigui cow-boys del Massachusetts che pensavo non valesse nemmeno i 2,5 $ spesi... Country rock con mellotron e gran piano alla John Denver. Americana, insomma. Però non orrenda. Roba che se la facevano i Grateful Dead post-1970 piaceva un sacco, se la fanno dei bovari del mid-west sembra spazzatura. Il mondo è così ingiusto...e I'm Gonna make you love me c'ha un bel tiro.


Just a Game (RCA AFL1-3224, con etichetta nera molto retrò, e che è Surrealistic Pillow?) dei Triumph: fantastico! (e sono ironico...) Perfettissimo esemplare di AOR di sponda metal, il classico power trio hard-prog canadese (moooolto hard, appena prog). E certo che i Rush hanno creato dei mostri... ma il disco è apprezzabilissimo, se non per la musica ultra conservatrice e reazionaria (American girls spacca!) per il bel gioco dell'oca rock che sta nella gatefold...

Come può essere "rock" il gioco dell'oca?

Facile con caselle del tipo "Amplifier blows up at important gig. Miss a turn!". Almeno vi passate il tempo mentre il buon Rick Emmet vi sciorina addosso i suoi riffoni tra Neal Schon e Mick Jones in salsa blues.


I Wet Willie, dal canto loro, furono un grande gruppo; resta il mistero della loro apparente irreperibilità in CD che ne ha fatto negli ultimi anni degli Illustri Dimenticati. Dixie Rock, copertina spartana, bianco e nero, etichetta Capricorn (CP 0149), anno 1975 non mente. E’ un pompaggio continuo di funky, senza paura di improvvisare gospel a cappela, blues acustici chitarra-armonica e heavy boogie. Con Jimmy Hall in forma smagliante, pur furono sempre troppo “meridionali” per imporsi alla Nazione. Ascoltateveli voi, sempre che non siate i soliti newyorkesi snob.


Cosa dite? Vi avevo promessa una bella disamina di quegli Underdog raccatati prima di Natale?
Fantastici, in effetti.

Pura N.W.O.G.H.M.

Cioè New Wave of German Heavy Metal. Che non esiste, se non in questo album. (no, esiste esiste, anche se c’è sempre qualche cervellone che cerca di spacciarla per Kraut…)
Una edizione di tale RISIKO Record, con una copertina di cui si è già discusso ed un Heavy Metal talmente citazionistico e artatamente tamarro che finisce per essere passabile.
…passabile…
Alla terza Paulaner da mezzo litro.
Oh, poi c'è dentro veramente tutto: Saxon, glam estremo, Brian Johnson, Iron Maiden, i peggiori Rush, Access, Samson, Rainbow, AOR più smaccatamente amico della radio. Tutto. Con la solita competenza teutonica, ma non senza una giusta ironia (vedi il cagnetto in copertina).
Bravi, campioncini del trash.
Ma vinili a parte, se ricordate, la novità reale dell’ultimo periodo stava nella sperimentazione di quei titoli che la gentilissima Amazon britannica espelle alla notevole cifra di 0,01 £.
Ne ho portati a casa una quindicina...che vi ricapitolo solo perchè sono tanto, tanto buono:

1.   Shake Your Money Maker - Black Crowes
2.   Keep It Coming - 20 Miles
3.   Mardo – Mardo
4.   6twenty - D4
5.   I Believe In A Thing Called Love - The Darkness
6.   Time's Up - Living Colour
7.   Do You Want To - Franz Ferdinand
8.   Crow Left Of The Murder - Incubus
9.   Ahead Of The Lions - Living Things
10.  The Everyothers
11.  Definitely Maybe – Oasis
12.  Chain Gang Of Love - The Raveonettes
13.  ...The Dandy Warhols Come Down - The Dandy Warhols
14.  Pump – Aerosmith

Lasciamo per ora da parte roba che conoscete tutti come Aerosmith, Black Crowes e Oasis.


Due parole i Living Colour le meritano tutte, credo possiate convenire con me: potrebbero essere i Mars Volta che suonano su Californication; ma è solo Vernon Reid che si destreggia come uno dei massimi del suo tempo. Grande classe!
E poi la mia personalissima discesa nello Psycho-indie più remoto di inizio millennio. Un rock scorbutico fatto di gruppi ristrettissimi e assai low-fi (perchè alla fine è più facile...) che come sospettavo da tempo mi confermano un paio di idee sul genere tutto:

-album con troppe canzoni. Ma chi ve lo fa fare di metterne più di 10 quando già la metà si potrebbero depennare?!

- scarsa ironia (anche se i Ravonettes si impegnano) che nel rock non dovrebbe mai mancare

Ma vabbè, nessuno è perfetto, e devo dire che sono soddisfatto degli acquisti.
Vediamoli un po' più nel dettaglio allora, ma niente paura! Nessuna recensione-fiume da logorroico ascoltatore compulsivo.


Dei Dandy Warhols dirò solo che sono dei gran furbastri! Bravi, ma gran furbastri. Qui iperelettronici; stanno ai Brian Jonestown Massacre come gli Hawkwind ai Deviants. Ma non hanno certo pezzi nè come Hyperventilation nè come Wisdom.

Quindi: Anton Newcombe a vita!

The Everyothers - The Everyothers


Like a drug è una bella tirata. Tosto, indie blues appena “queensofstoneggiante” (ci ho messo un sacco a capire come scrivere sta parola), con qualcosa che fa pensare a certo glam tamarro o comunque circonfuso di classic-rockkone (vedi Wathever you want). Anonimo quanto basta per passare inosservato e piacere una decina di anni dopo.

The Ravonettes - Chain Gang Of Love


Duo danese (!) che fa un discreto rumore, indie come Jesus and Mary Chain, retro più dei Barracudas, che sembra sempre attacchino Blue Moon, minimalisti come detta la regola. Nulla di personale, ruffiano (vedi Great love sound o Love can destroy) ma ben piacevole. Anno 2003

Living Things - Ahead Of The Lions


Una bella psycho copertina alla Forever Changes, un cantante che è un incrocio tra Prince e Jagger e avrebbe pure un bel baritono teatrale al servizio di un rock fatto, finito, punkeggiante e pure di una certa personalità pur se pericolosamente deragliante verso i college più à la page. Ma Bombs Below resta un grande pezzo. Apprezzabile la vena dark che affiora qua e là. 2005, il loro secondo album.

Mardo - Mardo


Grosse aspettative su questo, banalmente derivate dalla copertina scioglievole e ingenuissima.
Ennesimo power-duo d'inizio millennio (2005), organizzato dagli ultra-poli-strumentisti fratelli Mardo, con l'aggiunta occasionale di un terzo elemento a ricreare il più classico dei power-trio dal riff stentoreo, con una buona ispirazione al refrain da headbanging selvatico. Li diresti i Wolfmother ripuliti dalle intossicazioni black-sabbathiane. Bello, ma unicissimo album.

Incubus
Non pervenuti
Nel senso che non è proprio arrivato il CD

20 Miles – Keep it Coming…


Etichetta Fat Possum (quella che fece esordire i Black Keys), cover in chiaroscuro, rock n' blues in chiaroscuro. Poi scopri che ‘sti 20 Miles sono un side project (o chiamatelo come vi pare) di Judah Bauer, il fedelissimo di Jon Spencer. Potevate aspettarvi molto di più, ma certe tetraggini ipnotiche super-southern ammaliano ancora, Rhythm Boud, detto fatto... Anno 2002, lo stesso di Plastic Fang dell'Explosion, e si sente.

D4 - 6twenty (della serie ripassatevi l’algebra…)


Uuuh ma che classicissimo party garage abbiamo qua! Tutto nella più perfetta medietà, ma se vi azzeccano il riff giusto ci si diverte, anche senza tanto senso dell'umorismo. Running on empty per esempio non è male. Neozelandesi, con un paio di album all'attivo. Questo è del 2001

Visto? Nessuna epica romanzata da adulatore del così detto Rock Alternativo.
Alternativo a cosa poi?
E se chiusa questa parentesi sui primi anni 2000 il tuffo nel recente passato non vi basta, andatevi a recuperare Dacci oggi il nostro Rock Quotidiano dell’amico Saluzzi.
Un e-book che racchiude recensioni di grandi e piccoli titoli degli anni a cavallo del millennio. Un consiglio per un non acquisto, che potete fare qui.
Ora vado a reclamare il CD degli Incubus su Amazon. E che non si azzardino a dire che è andato perduto. Costava ben 1 centesimo.

Capitan Vinile alza la puntina e vi saluta.


Capitan Vinile

6 commenti:

Blackswan ha detto...

I Wet Willie si trovano su Itunes, più o meno tutto. Certo, non è la stessa cosa. Grande disco quello dei Living Colours, visti qualche anno fa qui a Milano.

Gianluca Chiovelli ha detto...

Grande post sull'acquisto kamikaze.
Manca l'assaggino digitale.

Unknown ha detto...

"Reportages" digitali arriveranno mooolto presto

Unknown ha detto...

Ottimo post, capitano! Triumph? Una delle band più criminalmente sottovalutate della storia (qui in Europa, si intende). Living Colour? Visti due volte dal vivo e sono letteralmente spettacolari! :D

Unknown ha detto...

@Jen: ero certo che i Triumph avrebbero attirato la tua attenzione! Gruppo solidissimo, senza dubbio, non peggiore di altri ben più fortunati, pur se la loro è una musica troppo "mainstream" per il mio gusto; per questo ritengo ancora più colpevolmente dimenticati i Living Colour, eclettici e di classe come pochissimi.

Shrc ha detto...

Finire su un dispaccio del Capitano... Wow questo 2014 promette bene. :)

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