Poi dice che l'acquisto in internet
è facile, conveniente e si risparmia tempo...
Forse per una scopa elettrica è così. Ma avete mai provato a scartabellare
tra pagine di risultati con centinaia
di dischi impilati uno sull'altro, illustrati con micro-immagini che paiono
francobolli!?
In questo umido inverno mi sto
divertito a setacciare gli infiniti scaffali di Discogs, prevalentemente nei settori di quei folli
americani che buttano in vendita migliaia
di titoli a pochi dollari e da cui si possono acquistare veri e propri obbrobri
rock.
Ma certo che il tempo scorre
veloce mentre accarezzate la rotellina del mouse per scorrere una pagina che
mediamente si presenta così.
Bello, eh?
E questo è circa 1/3 di 1 delle 12 pagine dei
titoli in vendita di 1 venditore.
1 x
3 x 12 x x
venditori = un casino di roba!
Millemila
album! “Numeri che fanno girare la testa”, direbbe l'Ing. Cane.
Come orientarsi?
Facile. Perchè l'occhio si
abitua presto alle sottigliezze delle copertine tanto che credo ormai che potrei
identificare l'anno di pubblicazione di un disco dai colori e dal lettering
della cover.
Ok,
esagero!
Ma resta il fatto che pescare
nel mucchio è sempre divertente, e queste mega sciarade di roba mai sentita mi
convincono sempre più che i mercati più profondi d'America nascondano - e
abbiano nascosto - decine e decine di album
appetibili e totalmente dimenticati.
Una bella patina di polvere da
soffiare via, no?
Come già mi ero ripromesso da
tempo, la mia attenzione si è concentrata in quel periodo di mezzo in cui tutto
il resto del mondo rockettaro occidentale sbavava per il nascente punk, mentre
in USA si sonnecchiava placidamente chiedendosi chi cazzo fossero quelle
checche coi capelli dritti e le spille da balia al posto degli orecchini.
Ma certo i good ole boys del Tenesse non erano
certo molto presi da Johnny Rotten.
E allora ecco un florilegio di
ibridi bastardissimi di southern, country, rock, un po’ di macho
hard, vecchio blues.
“Americana”
in una parola che oggi torna
assai di moda.
Spesso sono gruppi da balera
con qualche lustrino seventies e un discreto chitarrista.
Incidono il loro disco e chi
s'è visto s'è visto.
Me ne ero appuntati parecchi (Ambrosia, Firefall, Alabama, Bread, Sea
Level...) ma alla fine non
ho avuto il coraggio di spenderci soldi per tutti e è ho ripiegato su qualche
sub-classico del trash blues come George
Thorogood (Dio lo benedica, subito!) o come l'indefinibile Edgar Winter. E infatti, per i cultori delle bestie rare,
eccolo qui, l'unico, originale “glam
americano”!
Ma tali Blend
me li sono portati a casa, con quella copertina orrenda forse ancor più del
loro taglio di capelli... E anche una chicca come i Wet Willie di Dixie Rock, nonchè il salutare hard rock baffuto dei Triumph.
Ma andiamo con ordine.
The Blend (MCA 3058) è un album del 1978 di un gruppo
di ambigui cow-boys del Massachusetts che pensavo non valesse nemmeno i 2,5 $
spesi... Country rock con mellotron e gran piano alla John Denver. Americana,
insomma. Però non orrenda. Roba che se la facevano i Grateful Dead post-1970
piaceva un sacco, se la fanno dei bovari del mid-west sembra spazzatura. Il
mondo è così ingiusto...e I'm Gonna make you love me c'ha un
bel tiro.
Just a Game (RCA AFL1-3224, con etichetta nera molto
retrò, e che è Surrealistic Pillow?) dei Triumph: fantastico! (e sono ironico...)
Perfettissimo esemplare di AOR di sponda metal, il classico power trio
hard-prog canadese (moooolto hard, appena prog). E certo che i Rush hanno
creato dei mostri... ma il disco è apprezzabilissimo, se non per la musica
ultra conservatrice e reazionaria (American girls spacca!) per il bel gioco
dell'oca rock che sta nella gatefold...
Come può essere "rock"
il gioco dell'oca?
Facile con caselle del tipo "Amplifier blows up at important gig. Miss a
turn!". Almeno vi
passate il tempo mentre il buon Rick Emmet vi sciorina addosso i suoi riffoni
tra Neal Schon e Mick Jones in salsa blues.
I Wet
Willie, dal canto loro, furono
un grande gruppo; resta il mistero della loro apparente irreperibilità in
CD che ne ha fatto negli ultimi anni degli Illustri
Dimenticati. Dixie Rock, copertina spartana, bianco e nero,
etichetta Capricorn (CP 0149), anno 1975 non mente. E’ un pompaggio continuo di
funky, senza paura di improvvisare gospel a cappela, blues acustici
chitarra-armonica e heavy boogie. Con Jimmy Hall in forma smagliante, pur
furono sempre troppo “meridionali” per imporsi alla Nazione. Ascoltateveli voi,
sempre che non siate i soliti newyorkesi snob.
Cosa dite? Vi avevo promessa
una bella disamina di quegli Underdog raccatati prima di Natale?
Fantastici, in effetti.
Pura
N.W.O.G.H.M.
Cioè New Wave of German Heavy Metal. Che non esiste, se non in questo album. (no,
esiste esiste, anche se c’è sempre qualche cervellone che cerca di spacciarla
per Kraut…)
Una edizione di tale RISIKO Record, con una copertina di cui
si è già discusso ed un Heavy Metal talmente citazionistico e artatamente tamarro che finisce per essere passabile.
…passabile…
Alla terza Paulaner da mezzo litro.
Oh, poi c'è dentro veramente
tutto: Saxon, glam estremo, Brian Johnson, Iron Maiden, i peggiori Rush,
Access, Samson, Rainbow, AOR più smaccatamente amico della radio. Tutto. Con la solita competenza
teutonica, ma non senza una giusta ironia (vedi il cagnetto in copertina).
Bravi, campioncini
del trash.
Ma vinili a parte, se
ricordate, la novità reale dell’ultimo periodo stava nella sperimentazione di
quei titoli che la gentilissima Amazon britannica espelle alla notevole cifra
di 0,01 £.
Ne ho portati a casa una
quindicina...che vi ricapitolo solo perchè sono tanto, tanto buono:
1. Shake Your Money Maker - Black
Crowes
2. Keep It Coming - 20 Miles
3. Mardo – Mardo
4. 6twenty - D4
5. I Believe In A Thing Called
Love - The Darkness
6. Time's Up - Living Colour
7. Do You Want To - Franz
Ferdinand
8. Crow Left Of The Murder -
Incubus
9. Ahead Of The Lions - Living
Things
10. The Everyothers
11. Definitely Maybe – Oasis
12. Chain Gang Of Love - The
Raveonettes
13. ...The Dandy Warhols Come Down
- The Dandy Warhols
14. Pump – Aerosmith
Lasciamo per ora da parte roba
che conoscete tutti come Aerosmith, Black Crowes e Oasis.
Due parole i Living Colour le meritano tutte, credo possiate convenire con me: potrebbero
essere i Mars Volta che suonano su Californication; ma è solo Vernon Reid che si destreggia come uno dei massimi del suo tempo. Grande
classe!
E poi la mia personalissima discesa nello
Psycho-indie più remoto di inizio millennio. Un rock scorbutico fatto di gruppi ristrettissimi e assai
low-fi (perchè alla fine è più facile...) che come sospettavo da tempo mi
confermano un paio di idee sul genere tutto:
-album
con troppe canzoni. Ma
chi ve lo fa fare di metterne più di 10 quando già la metà si potrebbero depennare?!
- scarsa ironia (anche se i Ravonettes si impegnano) che nel
rock non dovrebbe mai mancare
Ma vabbè, nessuno è perfetto,
e devo dire che sono soddisfatto degli acquisti.
Vediamoli un po' più nel
dettaglio allora, ma niente paura! Nessuna recensione-fiume da logorroico ascoltatore
compulsivo.
Dei Dandy Warhols dirò solo che sono dei gran furbastri! Bravi, ma gran
furbastri. Qui iperelettronici; stanno ai Brian Jonestown Massacre come gli Hawkwind
ai Deviants. Ma non hanno certo pezzi nè come Hyperventilation nè come Wisdom.
Quindi: Anton
Newcombe a vita!
The
Everyothers - The Everyothers
Like
a drug è una bella tirata.
Tosto, indie blues appena “queensofstoneggiante” (ci ho messo
un sacco a capire come scrivere sta parola), con qualcosa che fa pensare a
certo glam tamarro o comunque circonfuso di classic-rockkone (vedi Wathever you want). Anonimo quanto basta
per passare inosservato e piacere una decina di anni dopo.
The Ravonettes
- Chain Gang Of Love
Duo danese (!) che fa un
discreto rumore, indie come Jesus and Mary Chain, retro più dei Barracudas, che
sembra sempre attacchino Blue Moon,
minimalisti come detta la regola. Nulla di personale, ruffiano (vedi Great love sound o Love can destroy) ma ben piacevole. Anno 2003
Living Things - Ahead
Of The Lions
Una bella psycho copertina
alla Forever Changes, un cantante che è un incrocio tra Prince e Jagger e
avrebbe pure un bel baritono teatrale al servizio di un rock fatto, finito,
punkeggiante e pure di una certa personalità pur se pericolosamente deragliante
verso i college più à la page. Ma Bombs Below resta un grande pezzo. Apprezzabile la vena
dark che affiora qua e là. 2005, il loro secondo album.
Mardo
- Mardo
Grosse aspettative su questo, banalmente
derivate dalla copertina scioglievole e ingenuissima.
Ennesimo power-duo d'inizio
millennio (2005), organizzato dagli ultra-poli-strumentisti fratelli Mardo, con
l'aggiunta occasionale di un terzo elemento a ricreare il più classico dei
power-trio dal riff stentoreo, con una buona ispirazione al refrain da headbanging selvatico. Li diresti i Wolfmother ripuliti dalle intossicazioni
black-sabbathiane. Bello, ma unicissimo album.
Incubus
Non pervenuti
Nel senso che non è proprio
arrivato il CD
20
Miles – Keep it Coming…
Etichetta Fat Possum (quella
che fece esordire i Black Keys), cover in chiaroscuro, rock n' blues in chiaroscuro.
Poi scopri che ‘sti 20 Miles sono un side project (o chiamatelo come vi pare)
di Judah Bauer, il fedelissimo di Jon Spencer. Potevate aspettarvi molto di
più, ma certe tetraggini ipnotiche super-southern ammaliano ancora, Rhythm Boud, detto fatto... Anno 2002,
lo stesso di Plastic Fang dell'Explosion, e si sente.
D4
- 6twenty (della serie
ripassatevi l’algebra…)
Uuuh ma che classicissimo party
garage abbiamo qua! Tutto nella più perfetta medietà, ma se vi azzeccano il
riff giusto ci si diverte, anche senza tanto senso dell'umorismo. Running on empty per esempio non è male.
Neozelandesi, con un paio di album all'attivo. Questo è del 2001
Visto? Nessuna epica romanzata
da adulatore del così detto Rock Alternativo.
Alternativo a cosa poi?
E se chiusa questa parentesi
sui primi anni 2000 il tuffo nel recente passato non vi basta, andatevi a
recuperare Dacci
oggi il nostro Rock Quotidiano
dell’amico Saluzzi.
Un e-book che racchiude
recensioni di grandi e piccoli titoli degli anni a cavallo del millennio. Un consiglio per un non acquisto, che potete fare
qui.
Ora vado a reclamare il CD
degli Incubus su Amazon. E che non si azzardino a dire che è andato perduto. Costava
ben 1 centesimo.
Capitan Vinile alza la puntina
e vi saluta.
Capitan Vinile
6 commenti:
I Wet Willie si trovano su Itunes, più o meno tutto. Certo, non è la stessa cosa. Grande disco quello dei Living Colours, visti qualche anno fa qui a Milano.
Grande post sull'acquisto kamikaze.
Manca l'assaggino digitale.
"Reportages" digitali arriveranno mooolto presto
Ottimo post, capitano! Triumph? Una delle band più criminalmente sottovalutate della storia (qui in Europa, si intende). Living Colour? Visti due volte dal vivo e sono letteralmente spettacolari! :D
@Jen: ero certo che i Triumph avrebbero attirato la tua attenzione! Gruppo solidissimo, senza dubbio, non peggiore di altri ben più fortunati, pur se la loro è una musica troppo "mainstream" per il mio gusto; per questo ritengo ancora più colpevolmente dimenticati i Living Colour, eclettici e di classe come pochissimi.
Finire su un dispaccio del Capitano... Wow questo 2014 promette bene. :)
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