TheCircle Review è il titolo di una rivista letteraria prodotta
dal ring “Il circolo delle arti”,
creata dalla passione del curatore Lorenzo V. e dalle proposte letterarie di
un pugno di blogger che hanno dedicato al progetto scritti inediti e assai
interessanti.
La rivista è scaricabile gratuitamente, in formato pdf al
seguente indirizzo:
Il sottoscritto Evil Monkey ha avuto il piacere di
partecipare a questo progetto con un paio di cartelle su Koksofen di Caspar
Brötzmann, un oscurissimo album di “hard-noise”
prodotto nel cuore della Germania in anni musicalmente eroici come i
primi ’90.
“Caspar Brötzmann tra le macerie
di San Nicola” è un racconto breve in formato recensione, o
magari il contrario, chi lo sa… derivato
evidentemente dal formato di Paganesimi
Elettrici.
Di seguito un estratto del testo, che potete trovare
integralmente sullarivista.
Koksofen è un album del 1993, ma potrebbe essere anche del 1947 o
magari del 2050. E’ il formato industriale del power-trio, prodotto da una
rivoluzione tecnologica fallita, a bassa tecnologia, vampiresca, quasi
catatonica. Si sfoga in relitti di fabbriche che sembrano bastimenti enormi
arenati negli slum di grigia edilizia popolare. Si sfoga attraverso una
chitarra che è il mezzo, è l’amplificatore di un sommerso emotivo continuamente
represso e tenuto all’ombra di ogni luce. Cinque soli brani, lunghissimi,
dilatati, senza strofe, senza poesia; nessun ritornello. Una batteria spettrale
che è la scarnificazione di un ritmo sempre subordinato al rumore, che mai
riesce a mettere ordine nella nuvola di caos che circonda Caspar Brötzmann, un
chitarrista ramingo che fa dell’anarchia musicale una tangibile cifra
stilistica e del volume un’arma carica, sempre pronta a fare fuoco di
sbarramento.
Una copertina rupestre, marrone e nera di graffiti urbani incisi coi
tizzoni di fiaccole spente per non essere riaccese. Vorrei essere ancora
sdraiato sui prati al sole di Elbpark,
sotto al monumento a Bismark.
Hymne, quasi quindici
minuti; accordi di un esoscheletro metallico che riverberano una tensione
spasmodica, crescente; si muove come un vecchio orologio a pendolo; batte come
il Cuore Rivelatore di Poe. Poi la recita in maschera e un salmodiare sommerso.
Nel mezzo esplode la carica volante di elicotteri heavy metal: riff come
fossero i Manowor, rumori come fosse Keiji Haino. Feedback. E ricomincia da
capo; il silenzio dopo la bomba.
Davanti a me la metà di un arco gotico; è spaccato in due. Una parte
non esiste più; l’altra si sorregge come un mutilato che trascina il corpo nella
neve. Una chitarra gelata e impassibile prende via tutto il resto del brano.
Ancora un ringraziamento a Lorenzo V. per il lavoro di
impaginazione e trattamento dei testi, e l’invito ai lettori a diffondere la
rivista e l’iniziativa per le lande del Web.
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