Una nuova infornata di classici scomparsi, frutto di agguerrittissima
schiera di riservisti rock che compongono una seconda linea che nulla ha da
invidiare ai Soliti Noti; Clapton, Hendrix, Garcia ed Harrison lascino spazio alle “riserve”
dunque!
The Pretty Things (1966)
Sempre pronto a rilanciare su ogni eccesso dell’amico Ketih Richards,
Dick inserisce il jack nel più orrendamente distorto riff di chitarra del 1966.
Un integerrimo proto-punk.
Luther Grosvenor – Evil Woman
Spooky Tooth - Spooky
Two (1969)
Feeling, corde piegate, progressioni e sovracuti epici; uno dei più
enormi assoli hard del periodo, a suggellare un brano simbolo degli Spooky
Tooth
Jim Lowe, Ken Williams, James
"Weasel" Spagnola - The Great Banana Hoax
Electric Prunes – Underground (1967)
Tutta un’enciclopedia di chitarrismo acido, riverbero, fuzztone,
tremolo, visioni e capogiri; da uscirne stupefatti.
Vince Martell – The Sky Cried-When I Was A Boy
Vanilla Fudge – Renaissance (1968)
Il chitarrista portatile dei Vanilla aveva dinamismo, cattiveria,
volume, fantasia e anche tecnica; peccato fosse nel gruppo sbagliato.
Link Wray – Jack The Ripper
1961
Surfista senza tavola ma con borchie e giacca di pelle nera; un outlaw
del power chord, fanatico di volume e pseudo-minimalismo. Se Rumble è il
trademark, Jack The Ripper apre gli anni ’60 con un fascino dal riverbero
sinistro.
Lee Underwood – Buzzin’ Fly
Tim Buckley –
Happy/Sad (1969)
L’unico, vero chitarrista di cool-rock; timbro jazz, dita svelte, un
volo che esplora tutta l’estensione delle 6 corde prima di posarsi stremato
sull’ultimo fiore del campo.
Glenn “Ross” Campbell – My Mind
Misunderstood (1966)
Il migrante e selvaggio chitarrista slide che allucinò Londra con
effetti luminosi, feddback ciclici e libere risonze di strumenti abbandonati
sul palco insegnò la psichedelia a Move e Pink Floyd. L’”incompreso” per eccellenza.
Nookie Edwards – Peach Fuzz
The Ventures - Walk
Don't Run Vol. 2 (1964)
Il primo chitarrista sulla Luna (Ventures – In Space, 1963) stregone
di pedali ed effetti, si lancia in un ultra-fuzz da salotto come un distinto
impiegato in giacca e cravatta che sfascia la vetrina di una banca a colpi di
piccone.
Joe Walsh – Stop
James Gang – Yer’
Album (1969)
A suo agio tanto nel dilatato trip psichedelico quanto nel
testosteronico ego hard rock, 12 minuti di assolo per il miglior Joe Walsh su disco (...e che drumming Jim Fox!)
Terry Kat - Free Form Guitar
Chicago – Chicago
Transit Authority (1969)
Lo sconosciuto chitarrista di una band al primo album accetta la sfida
lanciata dalle esplosioni al napalm che Hendrix gettò a Bethel. Interminabili
minuti di rumore, collasso strutturale di installazioni industriali cadenti,
feedback, introversione. Impressionante.
3 commenti:
Splendida carrellata!L'ultimo brano è sconvolgente...Un roba così proposta dal vivo ha un senso, ma registrata su Lp, non credo la ascolterei piu' di una volta...erano proprio matti..
Complimenti per le scelte!
che pezzoni! Walsh, al solito, ha un tiro pazzesco... sono contento di aver trovato il tuo blog. E' molto bello, a presto
Greg
@ mr.Hyde: quello di Kat è veramente sconvolgente come dici; ...in oltre inserito in un album di Pop-rock-blues con tanto di sezione di fiati!
@ Greg: grazie!!)ricambio e mi registro subito sui tuoi blog! A presto!
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