mercoledì 18 aprile 2012

Randy Holden – Un pioniere oltre il muro del Suono - Pt.1



Questa è la storia, breve, di uno dei grandi esploratori delle frontiere sonore che si estendono oltre il Volume, oltre la Distorsione, oltre il Feedback. La storia di una chitarra in grado di piegare le onde elettromagnetiche attorno sé. Una storia interrotta e poco conosciuta. La storia del primo guitar-hero anarchico del Rock, che in un desolato teatro di periferia inventò il Doom e forse tutto quanto il Metal. Randy Holden.


Classe 1945, nativo della Pennsylvania ma cresciuto un po’ ovunque, sin da giovane Randy imbraccia la chitarra come un’arma da guerra. Sono i primi anni ’60 e dopo le danze scatenate del primigenio Rock n’ Roll, l’America è invasa dagli effetti e dalle sfavillanti tavolozze sonore del surf prima, della British Invasion poi.  
Dopo alcune prime interessanti seppur embrionali esperienze con Iridescent e Fender IV, band per lo più strumentali e devote a Dick Dale, il primo vero gruppo di cui Randy fu leader si formò nella zona di Baltimora e prese il nome di Sons of Adam. Un quartetto classico, di classico garage datato 1966: sullo stile dei gruppi texani della International Artist, i Sons proponevano una versione yankee e cafona dei successi del Merseybeat e, soprattutto, di Stones e  Yardbirds che al tempo spadroneggiavano tra gli adolescenti più irrequieti d’America come l’ultima novità dell’underground britannico.  La differenza la facevano i colori ed il frenetico vibrato della Fender di Randy (Take My Hand, per esempio), capace di cogliere quei primi bagliori di acido che già nel 1966 si infiltravano tra i pulsanti R’nB delle migliori garage band. Ricollocati in California all’alba della grande stagione psichedelica, arrivarono ad incidere tre 45 giri, di cui due per la Decca. Palesi riferimenti al gruppo di Clapton e Beck, robuste schitarrate tra Byrds e vecchio west in Saturday's Son, serrati ritmi hambone in Tomorrow's Gonna Be Another Day, quasi un out-take dei primi Pretty Things.

Ma a quel punto i riferimenti della band si erano vertiginosamente moltiplicati, la linea da seguire appariva incerta e Holden non condivise le divergenze tra produttore e resto del gruppo. Sull’ultimo singolo, Feathered Fish, scritta da Arthur Lee, leader dei Love, Randy non compare nella versione ufficiale del 45 giri.
Dopo un inevitabile tutti contro tutti, i Sons of Adams si dissolsero nelle foschie violacee del Pacifico proprio mentre i loro unici possibili rivali, i Misunderstood del sinistro Glenn Ross Campbell, prendevano la via dell’Inghilterra per cercare fortuna a Londra.
Leggenda vuole che dopo avere lasciato il gruppo, a Holden fu offerta addirittura la chitarra solista degli Yardbirds (proprio loro!) dispersi in un massacrante tour negli Stati Uniti e con grossi problemi a controllare l’umor nero di un Jeff Beck sull’orlo di una crisi di nervi. Randy non era interessato e Jimmy Page prese in mano la situazione per le date restanti del tour.
Così, dopo un lungo periodo di inattività e di problemi di salute psicofisica che quasi gli costarono la paralisi di un braccio, Holden cominciò a frequentare un’ oscura band della suburbia di Los Angeles: alla prima jam insieme, Randy alzò al massimo gli amplificatori ruotando ogni manopola che gli passava sotto mano, trasportando gli sconosciuti Other Half nel regno del Volume.
Il chitarrista rimase con il gruppo di Los Angeles  oltre un anno, percorrendo in lungo e in largo la West-Coast di fine anni ’60, aprendo le serate per gli storici gruppi della Bay Area in locali come Avalon o Winterland. Il complesso incise il suo primo e unico LP nel 1968 ai Golden State Studio di San Francisco e, nonostante Holden non fosse affatto soddisfatto del risultato finale, The Other Half è il primo vertice della sua carriera nonché una delle più sfavillanti gemme nascoste dell’underground dell’epoca.


Assieme ad un nome di ascendenze “morrisoniane”, l’album poteva vantare anche un variopinto patchwork di copertina in bello stile psichedelico sul modello di Forever Changes dei Love. Gli stessi Love di Seven & Seven Is sono l’ispirazione primaria per le dieci canzoni dell’album scritte per la maggior parte da Holden e dal cantante Jeff Nolan, di fatto continue declinazioni del sofisticato garage di Arthur Lee e Soci. Pezzi (e titoli…) come Flight of the Dragon Lady, Oz Lee Eaves Drops o Morning Fire sono manifesti del sound indiavolato del gruppo: basso pulsante, batteria rullante e voce schizoide quel tanto che basta; e se abbondano certi clichè di produzione che parevano imprescindibili dopo Sgt. Pepper, Holden trova una dimensione finalmente matura e compiuta, proponendo una personale sintesi dei trucchi elettrici del vate Jeff Beck e del sustain hendrixiano del giovane chitarrista degli Spirit, Randy California. La rivincita rombante di Feathered Fish (ben più scatenata del vecchio singolo dei Sons…), l’hard-Rock di I Need You, la stramba cantilena di Morning Fire e la quasi spaziale Flight Of The Dragon Lady  lasciano già intravedere la direzione che il chitarrista avrebbe intrapreso di lì ad un paio d’anni. Chiude l’album un lungo e sinistro brano diviso in due parti: What Can I Do for You (FirstHalf)/ (The Other Half) un po’ una caricatura di certi Doors un po’ la personale ed ante-litteram Dazed and Confused di Jeff Nolan e Randy Holden che per la prima volta improvvisa liberamente svincolato dalla “forma canzone”, concedendosi tutto il tempo di cavar fuori dalla sua chitarra un suono profondo, a tratti cupo e sotterraneo, nonché un ventaglio di soluzioni sonore e tecniche sbalorditivo, in equilibrio tra tarda psichedelica e neonato hard-rock. Nei quasi 10 minuti dei due brani la tensione resta sempre alta e il deliquio del solista non perde mai di graffiante carica rock: il passaggio dalla Fender degli esordi alla Gibson SG diede in effetti enormi risultati sul versante dell’impatto volumetrico.

“When The Other Half records, all their amplifiers are turned to maximum volume The very latest and advanced recording techniques have made possible the faithful translation of this sound onto the vinyl disc which you are now holding. It is the: hope of The Other Half that you enhance your enjoyment of this record by playing it at least once at FULL VOLUME”
The Other Half – Note di Copertina


Ma il pezzo forte del gruppo venne per ultimo, sottoforma di singolo per la Crescendo (l’etichetta dei Seeds), nel 1968, Mr. Pharmacist: un robustissimo Psycho-Punk con tanto di furibondo rave-up strumentale ed incendiario quanto sintetico assolo di Holden, manco fosse già il tempo di Communication Breakdown. Il pezzo ebbe una discreta risonanza e in futuro fu ripescato dai Nuggets di casa Rhino e riproposto dai Fall. Sul momento però non impedì al gruppo di sfaldarsi.
Insoddisfatto della resa sonora dell’album ed evidentemente incapace di trovare una propria collocazione nel lavoro d’equipe, Holden non seguì gli Other Half decisi a cercar fortuna a San Francisco, preferendo L.A. alla capitale della west-coast music.

1 commento:

ROCKLAND ha detto...

Great stuff here, absolute great blog.

Link you in my blogroll.

Cheers, Mr. Evil Monkeys!

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