Artista: Josefus
Titolo: Dead Man
Anno: 1970
Label: Hookah (330)
Line Up:
Pete Bailey: vocals,
harp
Dave Mitchell: guitar
Doug Tull: drums
Ray Turner: bass
Tracklist:
Crazy Man 4:00
I Need A Woman 4:20
Gimme Shelter 4:05
Country Boy 3:15
Proposition 4:45
Situation 1:55
Dead Man 17:30
Questo potrebbe essere il vero manifesto di tutto il folle Hard Rock
sotterraneo Americano: anno 1970 (perfetto), Texas Profondo (ottimo), un
chitarrista con tentazioni epiche, un sano e strafottente cantante, di quelli
che si strusciano continuamente l’asta del microfono tra le gambe; e un
batterista che pare Lemmy in versione Hell’s Angel imbarcato per caso sulla
prima nave pirata ad est di Sumatra. Poi un titolo inquietante e perfino una
copertina vagamente horror. Volete dell’altro? E allora beccatevi quei riff di
basso ipocentrici nella redenzione stoner di Gimme Shelter, oppure il frammento heavy-western per tramonti di
armonica e chitarra filtrata di Situation.
Ma certo ancora non vi basta, vero? Crazy
Man aveva aperto addirittura con riff sitareggianti da Deccan settentrionale,
che trascrivono Hendrix per branchi di Australopitechi sottoculturati fatti di
Mandrax; poi un hard-rock-dixie
classico in I Need A Woman:
Steppenwolf, Mountain, Zeppelin, soggiogati da una sezione ritmica cupa e
plumbea come poche, mentre la chitarra divaga senza cognizione tra riff
arcinoti e assoli ai saldi dei Cream. Proposition
è meglio ancora: il mercato nero delle chitarre hard attorcigliate a due note immutabili
di basso alla Mel Schacher, con interludio di minime sovraincisioni e
paleolitici effetti che sfigurano una Midnight
Rambler sotto luci speleologiche come in un graffito rupestre.
Non male, eh? Ebbene tutto quanto avete ascoltato fin’ora scordatelo;
perché adesso arriva “Il Brano”, quello che ha catalizzato le smanie di tanti
collezionisti e cultori dell’oscuro: Dead
Man. Mosso dalla stessa incostante ispirazione degli UFO di Mick Bolton, ha
il pregio di rinunciare all’esplorazione di Cygnus X-1 (cazzi dei Rush!) per
tuffarsi in un mondo sotterraneo e misterico, scoperchiando sarcofagi di mummie
azteche dimenticate negli antri catacombali di una mente deviata dall’ultima
pasticca di LSD del Texas. Diciassette-minuti-e-mezzo di danza Apache che
presta il fianco ad ogni possibile cinismo ma riesce, incredibilmente vista la
scarsa ispirazione, a tenere alti ritmo e tensione nell’ascoltatore; sarà per
via di quel timbro così nero, o del magnetico giro di basso; o magari, perché
no, della teatrale declamazione vocale di Pete Bailey, mentre la presunzione
epica di Dave Mitchell degenera in un soliloquio in bassa fedeltà, delirante ed
imprevedibile. Ci si risveglia sotto le sue frustate attorno al minuto
quattordici: come vola il tempo eh? E nonostante lo stordimento a questo punto
chiunque vorrebbe essere quel bassista
che sta ancora imperterrito sul suo du-du-du-doom
dum-dum/du-du-du-doom dum-dum. Mitchell fa a in tempo anche a chiudere su
una travisazione di How Many More Times,
che a sua volta travisava a destra e manca da Beck’s Bolero a The Hunter.
Ricominciate a respirare, perché si torna a vedere la luce alla fine del
tunnel. Benvenuti dentro le teste buie dei Josefus.
I Josefus sono stati una delle prime “riscoperte” di Rock duro
primordiale, se non che, furono inizialmente additati come ultimi discendenti
della scena psichedelica Texana della International Artist (The 13th Floor
Elevators, Red Krayola…) con cui in realtà ebbero poco a che fare. Ad ogni modo
finirono anche sulla vecchia “Enciclopedia del Rock Psichedelico” della Arcana
e questa ambigua fama lisergica non fece altro che accrescerne il culto.
Le vicende discografiche del gruppo sono piuttosto intricate, tra
cambi di etichetta e molto materiale inedito e più volte riemerso in anni
recenti. Il vinile originale della Hookah (etichetta giallo ocra-bianca) viaggia
ormai stabilmente oltre i 500 $, con punte addirittura vicine ai 1000$: è sicuramente
uno dei grandi pezzi da collezione nel suo genere; occhio a prezzi più
convenienti (comunque attorno ai 200$...) perchè facilmente nascondono qualche
pecca sonora.
Reperibili varie edizioni in CD (Soundazed e Akarma) con svariate
bonus ma non sempre a buon mercato su Amazon (20-25 $): meglio scandagliare
E-Bay per risparmiare qualcosa. Esiste anche una edizione Red Fox che abbina in
un unico CD i due album ufficiali del gruppo (circa 11 € su Amazon.de). C’è poi
Get Off My Case, di fatto un alternate mix di Dead Man, reperibile tanto in
vinile (con un bel booklet allegato) quanto in CD. A voi la scelta!
4 commenti:
Ecco ! Queste sono le cose che mancano alla mia discografia e che, leggendoti,mi sembrano davvero imperdibili.Ma senza viaggiare sul web, dici che il disco è reperibile secondo i normali canali di vendita o devo fare i salti mortali ?
1000 euro?
Su what.cd in flac o mp3 viene via a molto meno.
@black: guarda imperdibile no...è, come dire...un album di nicchia, per me interessante perchè mi piace il periodo, mi piacciono tutti i clichè, mi piacciono anche le esagerazioni ma NON è un album che ha fatto la storia. Certo, tanti altri che nel loro piccolo la storia l'hanno anche fatta non gli sono superiori...
In CD si trova sicuro, magari non a prezzi stracciatissimi ma si trova senza problemi.
@alle: non ne dubito! ))
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