Frammento #14 Isola di Taiwan - Comando 4° MSIG,Divisione Guerra Psicologica - 27-09-2034
Seduto in una poltrona di plastica scura, a un capo del tavolo, stava
un omino in vestito scuro, con una grossa catena reggente una croce impuntata
sul petto. Sembrava un prete cattolico Nord Coreano, o un Evangelista dell’
estremo Sud.
“Allora… potreste chiedervi perché siete qui, questa mattina, e non
dal colonnello Berenger forse”.
Io e Garner ci scambiamo uno sguardo volante, che Crowley ha sicuramente
compreso. Ray sta a testa bassa.
“Ma intanto lasciate che vi presenti il Signor De Val. Lui lavora per
l’ufficio del senatore Lenroot nel Wisconsin.”
Il prete si alza con lenta deferenza. Stringergli la mano era come
afferrare un pesce gatto sudato e melmoso. Potevi sentirgli la puzza del
Congresso addosso.
“Il signor De Val e io abbiamo già lavorato assieme in passato. In
effetti ho svolto qualche incarico per l’Ufficio per la Preservazione del Santo
Sepolcro”. lo diceva ridacchiando; come quando si ricordano i giorni di scuola
con i vecchi amici. Dunque, quello era il collegamento di Crowley con gli
ambienti cattolici più reazionari ed oscurantisti.
“Ma tratteremo in seguito di questo aspetto. Ora… ora è importante che
parliamo d’altro...”. Un cenno di Crowley e la signorina Douprè lasciò la
stanza. Tendine nere si abbassavano con un ronzio elettronico trasformando la
torre di vetro in un buio confessionale post-moderno. Quel repentino passaggio
dalla luce al buio mi da un senso di stomachevole vertigine. Potevo sentire le
mie pupille che si dilatavano a fatica, mentre l’odore di diluente chimico
ancora mi tormentava.
“Tutti quelli che sono mandati qui, a parlare con me, hanno di solito
una domanda da fare. Una domanda per cui smaniano di conoscere le risposte. Lo
fanno tutti”. Il suo tono era d’un tratto diventato cupo; come se un’altra
persona parlasse da dentro il suo corpo, trasfigurando impercettibilmente le
piccole vene attorno agli occhi e le rughe del volto.
“Voi, signori, che cosa sapete dell’Avvento? O meglio… che cosa
credete di sapere?”
Ancora lo stomaco in subbuglio momentaneo; nella stanza ora fa più
caldo.
Garner balbetta qualcosa; è lui l’esperto in materia. Io mi rifugio
dietro cenni d’assenso del capo. Crowley ci osserva con l’espressione del
vecchio professore.
“Lei è preparato signor Garner; ha imparato bene la sua lezione...”
E a questo punto, di solito, c’è sempre un ma.
“Ma ci sono aspetti che non può sapere; e non è tenuto ad farlo, non se
ne abbia a male”.
Crowley racconta, evidentemente con mille omissioni, chiaramente
deformando la sua verità per renderla
comprensibile anche a noi.
Racconta di come già prima del 21 di marzo dell’anno precedente ci
fossero evidenze di attività anomali nell’atmosfera; racconta di come Stai
Uniti, Cina e qualche democrazia europea già sapessero che presto sarebbe
potuto accadere qualcosa di sconvolgente; racconta di come le ingerenze della
Corea del Nord, del vecchio progetto SETI e delle industrie farmaceutiche
fossero state tirate in ballo ad arte per confondere le acque. O almeno per
tentare di farlo.
“Un vecchio progetto di comunicazione astrale prodotto negli anni ’60
da qualche astronomo hippy sballato!” rideva. “Ma la gente è ben abituata a
bersi l’assurdo ancora più del verosimile!”.
A quanto pare il 4° Msig era dentro questa faccenda ancora prima che
cominciasse.
“Noi abbiamo sempre creduto che rivelare questa verità sarebbe stato un errore fatale. Io non avrei mai
lasciato che il Presidente pronunciasse la parola… alieno… Mai”. Il suo sguardo si è fatto terribile, per un momento.
“Finché il contrasto resta confinato entro una dialettica, anche violenta,
tra due schieramenti preordinati, l’ordine è facile da controllare. Finché lo
scenario ha confini condivisi e ben delimitati, il gioco è semplice; è una commedia
delle parti. C’è il reazionario texano che appoggerà il suo presidente anche se
dovesse sganciare l’atomica su Montreal. C’è il democratico snob che preferisce
l’acid jazz del venerdì al volontariato nelle ronde sul confine texano e getta
merda sull’esercito perché non ha salvato quel vecchio pescatore malese dal
naufragio della Providence.
Come nel gioco degli scacchi, Garner; lei può avere il bianco, io il
nero. Lei muove per primo, mi attacca, cerca di mettermi sotto pressione, di sconfiggermi.
Io farò lo stesso. Ma la scacchiera è un quadrato. E non si esce all’infuori di
esso. Ci sono sessantaquattro caselle. Le mosse sono “bizzarre” ma predeterminate
e ben note ad ogni contendente. L’alfiere muove in diagonale, la torre in linea
retta. Non c’è mistero Garner, soprattutto… non c’è improvvisazione né
sorpresa. E’ un errore comune scambiare per profondo
ciò che è soltanto complesso. Ogni mossa
è già davanti ai suoi occhi. Riesce a vederle, Garner?
Così se io dico <<E’ colpa del governo! Bastardi! Avete
scatenato la terza guerra mondiale!>>…se io lo grido su ogni rete
televisiva, le contromosse saranno qualche migliaia di residuati cappelloni,
straccioni di Haight-Ashbury, No Global da mezzo mondo che dopo qualche sit-in
del cazzo, magari sfasciano la vetrina della più odiosa delle multinazionali, o
convincono il governo francese a chiudere le ambasciate e i consolati in
America. E allora? Chissenefrega del
governo francese! Non sarebbe successo niente di non controllabile; niente di
non già accaduto, prima, magari decine
di volte.
Ma se lei grida << Sono
gli alieni! >> … allora, Garner, non ci sono più solo i pezzi neri e
i pezzi bianchi; oh no… aggiungiamo un elemento nuovo, talmente nuovo che è al
di fuori del nostro quadrato. Non sappiamo come la gente può reagire.
O meglio, ora si. Ma io non avrei corso questo rischio.”
“E nascondere la verità, addossando al governo la responsabilità
sarebbe stata un’opzione migliore? Avremmo avuto… il Mondo contro”.
“Come? Come quando abbiamo invaso il Vietnam, o l’Iraq? Come quando
abbiamo fatto cadere il governo iraniano? Quando l’America ha avuto il mondo
contro? Se una fabbrica farmaceutica appesta l’ambiente, se un oleodotto
distrugge l’ecosistema e stermina quell’ultima popolazione di leoni marini. Se
la Corea testa missili a lungo raggio… Liberali, democratici, governi europei,
Nazioni Unite… tutti sperano nel loro profondo in qualche zotico guerrafondaio
reazionario che sconfigga il Nemico e si sporchi le mani con le vittime civili
e i diritti umani; ci sperano perché è il modo più veloce di risolvere i problemi
complessi. Poi, sicuro! Quattro anni di campagna elettorale a mostrare i
bambini sventrati dalle bombe a grappolo; sono mosse subdole. Però ritorniamo
dentro il nostro quadrato.
Negli scenari complessi, la risposta più facile è spesso quella
giusta.
No, noi avremmo reso un servigio, addossandoci la colpa, avremmo
svuotato tutte le pavide coscienze di coloro che si riempiono la bocca di belle
parole. E la mossa sarebbe stata ardita, ma sempre dentro la scacchiera.
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