Artista: Sir Lord Baltimore
Titolo: Sir Lord Baltimore
Anno: 1971
Label: Mercury (SRM 1-613)
Louis Dambra - Guitar
John Garner - Vocals,
Drums
Gary Justin - Bass
Joey Dambra - Guitar
A1 Man From Manhattan
11:26
A2 Where Are We Going
3:20
B1 Chicago Lives 3:45
B2 Loe And Behold 3:45
B3 Woman Tamer 5:10
B4 Caesar LXXI 5:17
Curioso caso di nepotismo rockettaro, dopo l’exploit di nicchia di Kingdom
Come, i Sir Lord Baltimore imbarcarono in gruppo il fratellino di Louis Dambra,
anch’egli chitarrista, rompendo l’equilatera simmetria del power trio per
aumentare la carica metallica nella speranza di irrobustire il muro sonoro del
loro Heavy Metal psicotico. Ne fece le spese il bassista Gary Justin, relegato
ad un ruolo da comprimario, mentre, da parte sua, Louis si sentì autorizzato a concedersi
prolissi assoli da guitar hero quale assolutamente non era, abbandonando la
sintetica visione demente di Hell Hound
o Pumped Up. Un sound sempre
pregevole pur se più contaminato con pastosità AOR, ma se ci si mette anche John
Garner a diminuire il tasso schizoide della voce, ecco che i fan più incalliti
dello stoner archeozoico storceranno il naso.
In realtà la carriera dei Sir Lord Baltimore finì presto, da qualche
parte negli sterminati undici minuti di Man
From Manhattan, un tentativo di opus magnum che frana sulle sue stesse
fondamenta, alternando velleità angeliche, acquerelli progressivi flautati,
aborti di rock opera e silenzi imbarazzanti, che la portano a terminare su
iterazioni sprofondate direttamente nella Valle della Noia. Un’epica fallita,
maldestra, ambiziosa e senza sostanza che sotterrò del tutto la gloriosa
avventura dell’album d’esordio. Con un’ apertura del genere l’album appare
segnato… soprattutto se a ruota segue una traballante versione psudo-funky di Where Are We Going con tanto di sax e Hammond,
manco si fosse materializzata una cover band liceale di Sly Stone in versione
ariana.
Peccato perché il resto dell’album è ben gestito, pur soffrendo sempre
tremendamente il confronto con l’esordio. Dalla costola blacksabbathiana di Caesar LXXI, con vocalità alla Ozzy in
bell’evidenza, ai riffoni dinosaurini di
Chicago Lives e soprattutto Loe And Behold, fino alla definitiva Woman Tamer: uno stoner anni ’90,
scolpito nella roccia, con chitarroni profondi, basso vibrante e struttura
intricata. Blues for the Red Sun vent’anni prima. Homme e Oliveri ringraziano.
Vinile assai “svalutato” rispetto al primo album del gruppo;
l’impressione è che con 60-70 euro e un po’ di fortuna sia lecito accaparrarsi
una stampa USA (Mercury SRM 1-613). Esistono riedizioni recenti sempre della Mercury
su vinile a 180g. Discreta la cover.
In CD è spesso accoppiato con Kingdom Come a prezzi a volte un po’
elevati. Download digitale disponibile su Amazon ($5,99).
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