giovedì 5 settembre 2013

Gli album piatti



Al di là di sei fiumi e tre catene di montagne sorge Zora, città che chi l’ha vista una volta non può più dimenticare. Ma non perché essa lasci come altre città memorabili un’immagine fuor del comune nei ricordi. Zora ha la proprietà di restare nella memoria punto per punto, nella successione delle vie, e delle case lungo le vie, e delle porte e delle finestre nelle case, pur non mostrando in esse bellezze o rarità particolari. Il suo segreto è il modo in cui la vista scorre su figure che si succedono come in una partitura musicale nella quale non si può cambiare o spostare nessuna nota. L’uomo che sa a memoria com’è fatta Zora, la notte quando non può dormire immagina di camminare per le sue vie e ricorda l'ordine in cui si succedono l'orologio di rame, la tenda a strisce del barbiere, lo zampillo dai nove schizzi, la torre di vetro dell'astronomo, l'edicola del venditore di cocomeri, la statua dell’eremita e del leone, il bagno turco, il caffè all’angolo, la traversa che va al porto. Questa città che non si cancella dalla mente è come un'armatura o reticolo nelle cui caselle ognuno può disporre le cose che vuole ricordare: nomi di uomini illustri, virtù, numeri, classificazioni vegetali e minerali, date di battaglie, costellazioni, parti del discorso. Tra ogni nozione e ogni punto dell’itinerario potrà stabilire un nesso d’affinità o di contrasto che serva da richiamo istantaneo alla memoria. Cosicché gli uomini più sapienti del mondo sono quelli che sanno a mente Zora.
Ma inutilmente mi sono messo in viaggio per visitare la città: obbligata a restare immobile e uguale a se stessa per essere meglio ricordata, Zora languì, si disfece e scomparve. La Terra l'ha dimenticata.

Italo Calvino – Le città invisibili, le città e il desiderio 3


Sono la parte complementare degli “album e i segni”.
Si adagiano dove altri hanno lasciato traccia. Tanto quelli erano elementi di rottura e tradimento, tanto questi lo sono di continuità e restaurazione.
Sono criticati per la loro banalità (presunta) o anche per il solo fatto di ricalcare pedissequamente il pensiero comune. Giudizi spesso fomentati da quella spinta rivoluzionaria che si pretende il Rock debba, per sua stessa natura, possedere ed esprimere.
Non sempre è così. Né si vuole qui tessere un elogio alla mediocrità; ma piuttosto alla “medietà”.
L’album piatto non stupisce né meraviglia; ma aiuta la conservazione di un genere, offre certezza del prodotto e fedeltà alla propria linea, che è poi fiducia e positività nei valori che trasmette.
Sono pratici, comodi; sottili. Stanno ovunque, vanno d'accordo con tutto. Si possono fruire mentre si fa altro, basta un ascolto per farli propri.
Alla fine delle consuete, consumanti giornate di lavoro, sono come la doccia fresca che ti rimette in sesto.
Sopratutto: sono esattamente ciò che ti aspetti; album ruffiani. Ma ancora meglio: sono rassicuranti. Nessuna minaccia alla virilità, all'intelligenza, al credo religioso o politico.
Come dei medicinali.
Quindi occhio a non abusarne…


13 commenti:

La firma cangiante ha detto...

Beh, concordo, qualche esempio celebre? :)

Blackswan ha detto...

La storia del rock è costituita prevalentemente da dischi medi e le vette sono,rispetto alla mole degli altri, assolute rarità.
Esempio celebre ? Il primo che mi viene in mente : Rumors dei Fleetwood Mac.

ant ha detto...

Bellissimo!…Gli album piatti sono tra noi e sono molti di più di quello che si crede.
Ci sono intere discografie di gruppi famosi da inserire nella lista.

Massi ha detto...

Senza le "medietà" come faremmo a distinguere l'eccezionalità?

Unknown ha detto...

Il mio preferito nel suo genere e' heartbreak station dei Cinderella, ma anche cat stevens ha frecce al suo arco. Houses of the holy credo sia uno degli esempi celebri, come certo anche rumors!

mr.Hyde ha detto...

Ho trovato un paio di esempi: Another Ticket e August di Clapton

Unknown ha detto...

Oh yes! Poi ci sono gli Asia, i journey anni ' 80, i bad company...

Massi ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Massi ha detto...

I Doors, che rimangono uno dei gruppi piu' sopravvalutati di sempre...

Unknown ha detto...

Bè, sui Doors non lo so...
Unica regola: tutti i grandi gruppi rock sono comunque sopravvalutati, almeno nel contesto delle arti popolari. Poi ci sono quelli in cui la forbice tra "arte e valutazione dell'arte stessa" è più ampia, quelli in cui lo è meno. I Doors di Soft Parade sono alquanto medi, ma fatico a pensare a The End o Crystal Ship o Moolight Drive come a prestazioni "medie".

mr.Hyde ha detto...

Se i Doors sono i gruppi più sopravvalutati di sempre, allora io non ho capito niente degli ultimi 40 anni di musica...

Massi ha detto...

Lungi da me sollevare polemiche, quindi ridefinisco meglio il mio pensiero, che, ci tengo a sottolinearlo pur consapevole di apparire tautologico, e' del tutto personale: credo che attorno ai Doors si sia (da sempre) fatto un po' troppo "rumore", soprattutto su Jim Morrison e sulle sue (presunte) qualità letterarie. Sarà perchè provengo da un luogo dove l'iper-esposizione al 'verbo' di Morrison mi ha causato un po' di nausea e di rigetto, ma credo, in sintesi, che l'importanza dei Doors (e ripeto "importanza" non "fama") debba essere un po' ridimensionata.
Concordo con Evil quando cita "The End" e "Crystal Ship", a cui si potrebbero aggiungere un'altra manciatina di pezzi, e afferma che non sono certo prestazioni 'medie', concordo un po' meno con chi 'venera' le qualità letterarie di Morrison e quelle musicali dei soci. Insomma, credo che prima di loro, artisticamente parlando (in senso lato), ce ne siano altri. Tantissimi altri... Tutto qui.

P.S. A titolo di cronaca, possiedo la discografia completa dei Doors e li ascolto anche. Ogni tanto. :-)

Unknown ha detto...

Io continuo a pensare, forse ripetendomi anche, che in qualche modo tutto quanto il rock abbia la tendenza alla sopravvalutazione, alla "mitificazione" (e mistificazione) all'esagerazione facile. Basta vedere personaggi come Elvis, Beatles, Jackson. Ogni tanto penso a John Lennon, un'icona assoluta, totalizzante, un "santo", un filosofo, un martire. E mi viene un po', come dire... da sorridere... Poi però mi rendo conto che certi percorsi "mistificatori" e di iper-esposizione mica sono tutta colpa dei soggetti stessi, per lo meno nella maggior parte dei casi. Ho perfino smesso di farne una colpa ai Beatles, poveretti! C'è chi deve fare vendere, chi deve costringerci a comprare, chi deve fare trasmissioni televisive, radio, riviste... Tutti hanno famiglia)).
Resto dell'idea che i Doors abbiano fatto ottime cose (accanto a cose meno buone), che Morrison abbia imbroccato alcuni testi importanti (nella media della musica popolare: Milton, Blake, Rimbaud sono ALTRA COSA) e che abbia avuto l'accortezza, una volta svanita la vena migliore (piuttosto in fretta, questo è vero...) di rifugiarsi nel blues che gli offriva tutto un substrato di idee, immagini, metafore, "trame e strutture" già consolidate.

Ma non voglio farne una questione di Doors. Perchè, come detto nel post (credo...))) la "medietà" non è mediocrità. Heartbreak Station, l'album che citavo dei Cinderella per me è un signor album, lo ascolto spesso, mi piace, è ben prodotto, ben suonato. Solamente, potrebbe essere dei Cinderella come di altri 100 gruppi analoghi; potrebbe essere del 1993, come del 73 o 83. Non ha "vita propria", è bello perchè inserito in tutta la strafila di clichè e consuetudini del Rock più classico. Così ti trovi ad ascoltarlo e pensare: però bello sto pezzo potrebbero essere gli Stones; bello questo sembrano i Led Zeppelin. Si inserisce dove altri hanno già tracciato il solco.

Ciao a tutti!!!!

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