lunedì 3 marzo 2014

Capitan Vinile e l’intimo scomparso



Eccovi tutti lì in fila, voi bavosi onanisti vinilici!
Tutti in fila davanti ai cancelli di qualche iper-vinylmania per cercare una bella edizione del vostro arcinoto album preferito dei Pink Floyd.
A cercare la solita specificissima Charisma, i soliti gatefold dei Genesis, i più consunti album Parlophone etichetta giallo/nera.

Tutti lì in fila



Invece di scartabellare tra i cestoni di metallo degli autogrill o gli scaffali di qualche “Mercatopoli” di provincia, magari alla ricerca di un ignoto orrore a 33 giri.
Ammettiamolo, la critica cinematografica è anni luce avanti a quella musicale. Loro è da un paio di decadi che hanno scoperto il piacere godurioso del b-movie.
E noi siamo ancora qui a incensare Emerson, Lake and Palmer.
Ma prima di parlare di “intimo”, qualche chicca osservata in giro per il web.
Intanto una delle più belle aste degli ultimi giorni...
Un Led Zeppelin I (etichetta rosso/viola, va da sé…) che dopo un’intensissima asta a 54 offerte arriva a 1.373,08 euro. Ok, si è visto di meglio, ma è stato appassionante, no?
Sempre tra i Grandi Classici, un The Who Sell Out (con poster, ecchecazzo…) arriva a 1.047,27 euro dopo 34 offerte, Pink Moon (e che album è stato, così introverso, essenziale, che sbatterlo in faccia ai fanatici pare un abuso) a 910,04 e vi risparmio la trafila di Beatles ed Elvis di turno.
Tra gli Illustri Minori di Estremo Culto nessuno ha per ora sborsato 2.500,00 sterline per i Comus di First Utterance o 3.000,00 per il leggendario An Apple A Day… E nemmeno 3.277,91 per il pur mitico LP dei July.
Poi qualche valutazione interessante:

HUNKY DORY (GEM RECORDS, 1971) di Bowie per soli 10.773,65 euro. Ma Bowie lo conosciamo tutti, no?

Allora perché non investire 1.203,75 euro per il buon EDUARDO BORT, psycho-spagnolo tra le stelle; una specie di Syd Barret iberico immagino.

E gli italiani?
Certo che noi riusciamo sempre a distinguerci.
Ora, non sono un'autorità in materia, e se qualcuno può correggermi o smentirmi lo faccia per l'amor di Dio... perché pensare che un singolo di Mia Martini, Non sarà tardi (Durium 1966) possa essere pagato 6.000 euro (tondi tondi…)mi mette cattivi pensieri.
Passi anche per il Ranato Zero di Non basta sai (RCA PM45-3406) che dopo  36 offerte viene venduto a 2.252,00 euro. Ma 6.000… dai!!!
Eppure in giro per questo strambo internet si vede fin anche questo.
Per cui: allegria!!!
Ed ecco il domandone del giorno.

Allora, dite amici di tante battaglie: chi è il vero martire del tramonto del vinile?
Chi, realmente, è stato immolato sull'altare della modernità?

Il fruscio di fondo?
Il lato B?
Le copertine di grande formato?

No, no...è altro.

E' l'intimo.



La copertina interna, la inner sleeve per i fanatici.
Quella sottile, indifesa e virginale busta di carta fragile e liscia che avvolgeva i solchi e allontanava la polvere.
Quell’imene di femminea purezza che ora si è irrimediabilmente perduta.

“E per fortuna!”
...potrebbero dire in tanti!

Nulla di più scomodo che infilarla nelle buste di cartone senza fare pieghe o sgualciture; nulla di più impossibile che non tagliuzzarla con il bordo affilato del disco.
E per cosa, poi?
Per la sottaciuta menzogna che, in realtà, la povere si intrufola ovunque? Per averne frammenti sbocconcellati sparsi per lato A?
Ed eccola sacrificata alla comodità,  prendere placidamente posto tra i ricordi inutili del recente passato.
Ma sapete, io ho un debole per le Grandi Cause Perse e i loro instancabili promulgatori.
Forse per questo ho sempre avuto una simpatia per le buste interne. Sarà per quella loro disinteressata gentilezza, sarà per la loro disponibilità,  per la loro apparente innocenza.
Eppure esse hanno sempre rappresentato quello spazio privilegiato, quello in cui certi creativi tanto “cool” potevano immaginarsi percorsi di design in tutte le parti della confezione.
Spazio deputato ad accogliere i testi delle canzoni, senza dubbio... e che fesserie di solito ospitavano.
Da Stairway to heaven in giù.
La verità è che nel momento in cui i super gruppi hanno preso possesso della busta interna, lei ha perso tutta la sua trasversalissima importanza. Ognuno ha disegnato le sue illustrazioni, ognuno ha scarabocchiato il proprio logo.
Non più proprietà, risorsa, dell’ azienda ma spazio privato della band.
Peccato, perché quando penso ad inner interessanti, penso a quelle standard uscite dalla fabbrica; tutte uguali, eleganti, nelle loro divise solo apparentemente impersonali. Ordinate, riconoscibili.
Ottime tanto per il blues quanto per la musica lirica.

Trasversali

Terreno di sana propaganda della casa discografica, mica dei vaneggiamenti di qualche strambo poetastro del Village.
Prendete le più belle, quelle della ATCO di fine anni ’60: geometriche, coloratissime. Come una collezione di francobolli musicali allineati con il rigore di un fantasioso esercito di sorrisi e fotografie.
Qui potevi trovarci tutti i pezzi grossi del catalogo. Ma anche la bellissima Julie Driscoll con cappello a tese larghe in Open; il New York Rock n’ Roll Ensemble, i Bent Fabric, i Soul Survivors, I Rose Garden, i Fireball di fianco a Gris Gris; i Bee Gees psichedelici accanto a Spanish Harlem.

MERAVIGLIA



Oppure quelle più decadenti e cimiteriali della MGM, con quella fantastica sgranatura dell’immagine che restava come sospesa in un limbo di incertezza. Qui, dei sorridenti e spensierati Herman’s Heremits potevano condividere il loro spazio con un cupo Lou Christie e con un beffardo e spettrale Hank Williams.


E poi ancora la fierezza della Liberty, dove ho scoperto, là sotto in un angolo, The Ornette Coleman Trio at the Golden Circle, un disco che TUTTI dovremmo avere.


E la casalinga intimità famigliare della RCA, nei suoi colori pastello e nei suoi caratteri sinuosi e morbidi.
“Nessuna paura, alla polvere ci penso io!” E già che ci siamo, perché non reclamizzare le nuove rivoluzionarie Cartridge Tapes:

“The exciting new way to enjoy the music you want!”

Senza contare il bello di vedersi The Best of Mario Lanza accanto a Chet Atkins entrambi nell’intimità di un LP dei Jefferson Airplane…


Ho scoperto più gruppi e più album scrutando queste collezioni-nelle-collezioni che perdendo tempo in negozi disordinati.

Scrutando l’intimo da cima a fondo.

Come in un castello di destini incrociati e improbabili abbinamenti. Casuali, se non forse per l’impersonalissimo numero di catalogo. Quindi imprevedibile, anti-artistico, anti-culturale.
E tutto questo mentre voi siete ancora in fila al Vinylmania!
Capitan Vinile vi saluta!
Capitan Vinile


7 commenti:

mr.Hyde ha detto...

eh..l'intimo ha un suo fascino..

Marco Grande Arbitro ha detto...

Concordo con mr.Hyde :)

Tonypop ha detto...

capitan vinile trova sempre un dettaglio che mi fa impazzire...
atco tutta la vita

Unknown ha detto...

Vecchi marpioni dell'intimo!!!
...ma a parte gli scherzi, chi di voi ha comprato quel singolo di Mia Martini a 6.000 euro?!?!?!

mr.Hyde ha detto...

eheh..Pensi davvero questo?

LYSERGICFUNK ha detto...

Scusate, tutto questo intimo mi ha fatto eccitare, adesso mi chiudo in bagno con qualche vinile Motown e.....

Unknown ha detto...

...non oso immaginare....

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