La
delegazione di dignitari britannici aveva parlottato tutta la notte con il
consiglio degli anziani e alle prima luci dell’alba riemersero assieme da una
pesante tenda ricoperta di frasche elegantemente intrecciate. Non avevano udito
una sola nota, né presenziato al rito. Sir Brown camminava rigido avanti e
indietro curvo sotto lo sguardo torvo del Governatore, mentre l’ingegner
Brereton ancora sproloquiava di direttrici infrastrutturali e collegamenti
rapidi di massa. Avevano tutti facce scure e l’accordo per la costruzione
condivisa della nuova ferrovia sembrava lontano dal venire. Intanto gli anziani
Maharanas erano scomparsi da tempo sotto la tagliente roccia liscia che
proteggeva il villaggio.
Le foschie
si erano dileguate veloci sotto ai raggi del primo sole, rivelando finalmente
le più alte chiome degli alberi tropicali che si inerpicavano su tutti i
versanti degli Aravalli che ora apparivano arcigni e inospitali.
Nessuna
ferrovia sarebbe mai stata realizzata in quelle valli; nessun ponte di ferro,
nessuna galleria. Il gruppo diplomatico inglese aveva già preso il sentiero
sterrato verso Jodphur e il Forte Mehrangarh, impaziente di rientrare tra mura
amiche e città trafficate e ricolme di fumi industriali.
I Black Widow si erano faticosamente stipati sul loro camion militare
in marcia verso Jaipur; degli Horse più nessuna traccia.
Mentre gli ultimi roadies smontavano pigramente il drumkit di Challenger
dal palco principale, il villaggio tornava alla paziente e tenace monotonia del
lavoro nei campi.
Tè, cotone, ma anche riso e cereali, coltivati in terrazzamenti
ordinati con raffinata e antiquata cura artigianale che sarebbero finiti con
ogni probabilità nelle casse inglesi. Da qualche anno l’Impero aveva rivisto al
rialzo un carico tributario che molti piccoli agricoltori già faticavano a
sostenere. Il malcontento crescente, l’impoverimento coatto di una terra
naturalmente ricca, lo stravolgimento del territorio. Forse, come cantavano gli
Horse, era davvero “questione di tempo”?
Un paese così ricco ed enorme stretto nella morsa politica e tecnologica di una
minuscola e piovosa isola nord europea. Detto in questi termini sembrava un
paradosso.
It’s only a question of time… before the whole country steps out of
line…
Il Principe fissò a lungo i palchi che si fronteggiavano ai due
lati della piazza dove il ricordo dell’ Asvhameda era solo una chiazza violacea
di sangue e petali di rosa.
In ogni sacrificio c’è l’officiante, che conduce il rito con
consumata fede e minima azione; e i credenti, quelli che si agitano, si esaltano,
levano le mani urlanti al cielo. L’altare
e i palchi su cui inginocchiarsi. Nel
mezzo sta la vittima; l’agnello, il capro. Il cavallo. Il pane e il vino. Un
po’ come nella Musica, in cui da una parte c’è l’artista e dall’altra il suo pubblico.
Lei sta nel mezzo.
Ma il futuro è tutto del Pubblico e solo in misura minore dell’Artista.
Al Principe fu chiaro ascoltando le pompose tirate dei Black Widow: in quella
suadente e ambigua retorica c’era tutta la teatralità di una classe dominante
in declino, ripiegata su mitologie che sfuggivano alla stretta e incombente
morsa dell’attualità. Almeno gli Horse stavano dalla parte della gente, ci
stavano addirittura in mezzo. Non che portassero ideologie né visioni politiche
realmente costruttive, nè alternative valide oltre al volume degli
amplificatori; eppure se il presento li disconosceva, il futuro sarebbe
appartenuto a chi li avrebbe seguiti e sostenuti sulle proprie spalle.
Il tempo dei riti stava finendo. Cominciava quello degli uomini.
IMMAGINI
William Blake - Job's Sacrifice
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