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VAI A PAGANESIMI ELETTRICI
Attorno, le grosse zolle rivoltate dall’aratro fumavano appena al
sole del mattino, emanando un profondo odore di terra che ormai aveva
soppiantato la salsedine aspra della laguna. Lungo gli argini lunghe
prospettive di pioppi acuminati vegliavano le tese campagne tra Padova e
Vicenza. Quella barca che la sera prima sembrava il trasporto naturale, in
quelle terre ora pareva un corpo estraneo ed indesiderato.
Dopo un lungo silenzio, in cui il Principe ripensò alla
Serenissima e ai suoi tesori naufragati, Ocean fu di nuovo al centro
dell’attenzione. Qualcosa ancora non lo convinceva del tutto, pur intuendone la
grandiosità, se non della musica, dell’idea.
Perché la distruzione di Atlantide tutta? L’annientamento di un’ Utopia
con la sola colpa di avere concesso ad una creatura limitata ed imperfetta
l’accesso ad un Eden di Natura, Storia e Architettura divine? E’ solo una
punizione, o addirittura una repressione? L’ esigenza di ribadire un’autorità
ovvia? O piuttosto è una vendetta? Come si può giustificare la vendetta di una
divinità onnipotente nei confrontanti di una razza infinitamente inferiore?
Jurgen batterista ed autore di tutti i testi dell’album, fissava
l’acqua melmosa dei canali. Sosteneva un’altra tesi.
Ocean, il suo “concept”,
il suo intero universo, si collocano al di fuori dell’ottica, così Cristiana,
così tremendamente Francescana, di un Dio di infinito Amore e Perdono. Le sue
coordinate riconducono pittosto alla religione pubblica del mondo Classico,
dove gli Dei sono Attori che personificano in maniera quasi caricaturale le
peggiori deviazioni e le più grandi virtù dell’ Uomo. E interagiscono con lui,
con questa razza sì imperfetta, eppure abilissima a copiare, replicare ed
apprendere, a migliorarsi nel bene e nel male.
Se un uomo offende un Dio questo
ha il diritto di rendere l’offesa e non ha nessun dovere di perdonare. Fu
perdonato Prometeo? O Marsia? Edipo fu risparmiato dal dolore? La Hybris è colpa tra le peggiori e la punizione è un
obbligo morale. Cinquecento anni prima di Cristo, prima di “ama il tuo
prossimo”, di “porgi l’altra guancia”. Poseidone si sente tradito dal genere
umano che lui stesso ha contribuito a plasmare. E la sua punizione si rivolge
anche contro sé stesso: distruggendo Atlantide egli cancella ogni traccia
divina dal mondo; cancella un po’ di sé.
Ma di fatto impedisce ogni futura riabilitazione, o addirittura
redenzione. Cancella sia l’errore sia, ahimè, chi lo ha compiuto. Nega in
maniera totale e irrevocabile quella possibilità di migliorarsi in cui l’uomo
eccelle; nega ogni prospettiva “progressiva”. Non è diverso dalla Divinità
irascibile e scorbutica dei pastori nomadi che tramandarono il Vecchio
Testamento. E’ giudice ed esecutore. E’ come un giardiniere che ogni anno pota
la pianta per mantenerla della stessa forma e le impedisce di produrre fiori e
maturare frutti. Qual è il significato di tutto ciò? Sostenere che siamo
schiavi di un Dio irascibile? O che, nonostante tutto, siamo ancora soggiogati
ad una Natura dormiente che ad ogni risveglio genera catastrofi che, se non
fuori dalla nostra comprensione, sono fuori dal nostro controllo? Se
l’obbiettivo e solo questo meglio guardare ai primi Van der Graaf Generator di
Darkness, After the Flood o Killer.
Non voglio dimenticare
un’altra cifra determinante di questo nostro lavoro. Ocean non è filosofia; è
narrativa. Non cerchiamo di fornire spiegazioni complesse; cerchiamo di
raccontare storie. Immagina il Mito spogliato di ogni suo riferimento sociale e
morale: cosa resta? Un racconto, forse una “favola di fantascienza”. L’unica
strofa che si può immaginare andare oltre è l’ultima:
Siamo una particella
nell’Oceano
Perduti e salvi come una
lacrima
Siamo nati e perduti
nell’Oceano
L’ Acqua fu il principio
della vita, siamo nati in essa e di essa composti. Questo alla fine credo sia
ciò che rimanga. In Dawn cercammo il Principio nella Luce, qui in un diverso
elemento. Non vogliamo giudicare quale tesi sia più giusta; cerchiamo solo di
proporre musica migliore. Ognuno può scegliere da che parte stare.
E in effetti, narrativo o no, tutto il concept è come intriso di
una liquida religiosità pagana collettiva. Su questo si può certo concordare…
Quando giunsero ai poderi della Bertesina anche i gabbiani più
tenaci avevano lasciato il posto agli aironi grigi e alle folaghe. Tra i folti
argini di canne paglierine si delineò l’ampia loggia tripartita di Villa
Gazzotti, tenuta anticamente appartenuta ad un intraprendente commerciante e mecenate
del secolo passato che fu costretto a venderla dopo un disastroso collasso
finanziario. Da allora versava in uno stato di semi abbandono; solo il Principe
la utilizzava, di tanto in tanto, quando si trovava ad attraversare l’Italia settentrionale.
L’enorme porticato frontale, simmetrico, perfetto, troneggiava nella campagna
bassa e marrone come un tempio antico e inviolabile.
La bragana attraccò al piccolo molo di legno e subito i ragazzi
del gruppo scesero impazienti di sentire la terra ferma sotto i piedi. Era
appena metà mattina e lo show di quella sera a Verona poteva ancora essere
salvato. Il Principe fornì loro un vecchissimo Volkswagen T-2 Split azzurro del
1952, che aveva girato mezzo mondo. Se all’arena gli Eloy si fossero
ricongiunti ai rodiese e al resto del loro clan avrebbero potuto finire il
Tour.
Dopo tutto, Ocean lo meritava.
Il principe aspettò che la nuvola di polvere sollevata dal furgone
in partenza si depositasse sul selciato muschioso.
Poi si diresse verso l’atrio della villa per ridare luce a quelle
stanze cavernose.
Non incontrò più Borenmann e il suo gruppo; continuò a seguirli da
lontano, con curiosità e simpatia. Non era la musica mistica ed insondabile
degli angeli cantori nella pala del Vivarini; non era la musica che cercava, né
il suono perfetto destinato a rimanere nel Tempo. Ma fu un diversivo
interessante e inaspettatamente profondo, che gettava un’idea di speranza nell’
inarrestabile Agonia di Atlantide e della sua società.
Attorno a lui, timide onde di superficie solcavano l’ampio meandro
del fiume addormentato. Le sfiorò con le dita, bagnandosi appena.
IMMAGINI
Umberto Moggioli - Burano 1915 ca.
Carta del Dominio Veneto nell’Italia. 1662 – da Geographiae
Volumen Octavum
Scorcio di Villa Gazzotti
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