Don Van Vliet, meglio noto come Captain Beefheart, fu un personaggio
unico nel panorama artistico del secondo ‘900. Considerato oggi uno dei massimi
compositori di musica popolare di sempre, grazie a lavori come Safe as Milk e Trout Mask Replica, negli ultimi vent’anni della sua carriera ha
volontariamente abbandonato le scene preferendo vivere da eremita nel deserto
californiano in compagnia della moglie Jan. Già prodigioso scultore da bambino,
col tempo Van Vliet ha preferito all’attività di musicista quella di pittore,
iniziata negli anni ‘60 e negli ultimi anni giunta ad una maturazione artistica
tale da consentirgli di esporre nelle maggiori gallerie americane.
Il suo stile è puro astrattismo, con riferimenti tanto a Pollock
quanto a Francis Bacon e Willem DeKoonig; come avvenne per la sua musica,
l’isolamento, l’apprendimento auto-didatta, l’ambiente del deserto, ne hanno
fatto un’artista unico, cresciuto al di fuori dei “salotti” e circuiti
artistici canonici, dotato di una
visione fortemente personale della geometria e del cromatismo. Ne risulta una
produzione quanto mai unitaria, caratterizzata da colori pastosi, ambigui,
spesso desunti dagli ambienti aridi, giustapposti e contrapposti per creare
sbilanciamenti e disorientamenti. Le figure, uomini, animali, creature
immaginarie, risplendono di un chiaro primitivismo, accentuato dall’utilizzo di
supporti inconsueti come legno e pietra. Sono quadri che esaltano il senso
rupestre e primordiale dell’artista.
A posteriori, il suo lavoro di pittore gli frutterà molto più che
quello di musicista, ambito in cui è sempre stato un cronico incompreso. Sì che
la sua concezione artistica è straordinariamente coerente ed esplicita, tale da
fargli non solo trascendere i generi, ma addirittura da consentirgli di dipingere
con i medesimi criteri con cui componeva musica.
Van Vliet / Beefheart appartiene a una nuova specie di “Umanista
Eremita”. La sua presenza in questa galleria di Rock-Design può sembrare
impropria e forse lo è; la sua attività nelle arti visive è sempre stata
totalmente autonoma e in nessun modo finalizzata ad illustrare i suoi dischi. A
differenza di quella di altri musicisti con il pallino del disegno - i
terribili Lennon e Dylan o la brava Joni Mitchell - la sua statura di pittore
risplende di luce propria e di conclamata affermazione. Ciò non di meno molte
sue pubblicazioni e tante ristampe in CD dei suoi album sono costellate dalle sue
forme astratte e dai suoi colori desertici: ciò le rende doppiamente
interessanti. E se della musica è già stato scritto tanto, su tutto il resto
vale la pene di soffermarsi un po’.
Don Van Vliet, better known as
Captain Beefheart, was a unique figure in the art scene of the second 900. Now
considered one of the pop music’s greatest composers ever, thanks to works such
as Safe As Milk and Trout Mask Replica, over the last twenty years of his
career he has voluntarily left the scene preferring to live as a hermit in the
California desert with his wife Jan. Already prodigious sculptor as a child,
over time Van Vliet gradually abandoned music in favor of painting, activity started
in the 60s and in recent years come to an artistic maturity that allows him to
exhibit in major American galleries.
His style is pure abstraction, with
references to Jackson Pollock, Willem DeKoonig and also Francis Bacon; as it
was for his music, isolation, self-taught learning, desert environment, have made a singular
artist, grew up outside of the "salons" and artistic canons and
circuits with a highly personal vision of the design and color scheme. The
result is a production really unitary, characterized by mellow colors,
ambiguous, often derived from arid environments, juxtaposed and contrasted to
create imbalance and disorientation. The figures, men, animals, imaginary
creatures, they shine with a clear primitivism, accentuated by the use of
unusual substrates such as wood and stone. They are paintings that enhance the rocky
and primeval meaning of the artist
In retrospect, his work as painter will
yield much more than the one as a musician, an area which he has always been
chronically misunderstood. His artistic conception is remarkably consistent and
uniform, such that to enable him not only to transcend genres, but also to
write music composed in the same way that he painted.
Van Vliet / Beefheart belongs to a
new kind of "Humanist Hermit". Its presence in this Rock-Design gallery
may seem -and perhaps it is- improper. His activities in the visual arts has
always been totally independent and never intended to illustrate his records.
Unlike that of other musicians with a passion for design - the terrible Lennon
and Dylan or the good Joni Mitchell - his stature as a painter shines in its
own light. Nevertheless some of his publications and many CD reissues of his
albums are full of his abstract forms and desert colors: that makes them doubly
interesting. And if about the music is already written so much, on everything
else is worth the pain to linger a while.
RIFERIMENTI
http://www.beefheart.com/index.html E’ il sito più completo sull’opera di Van
Vliet/Beefheart, con un’ampia sezione dedicata alla pittura.
Martin Strong, The Great Rock
Discography, Giunti, 1998
Lester Bangs, Deliri, desideri e distorsioni,Minimun
Fax, 2003 (pp.179-195)
IMMAGINI
Le immagini tratte dalle
copertine degli album sono scansioni da originali; i dipinti sono tratti da: http://www.beefheart.com/runpaint/index.html
LETTURE
Mike Barnes - Captain
Beefheart: The Biography, Cooper Square Press
W. C. Bamberger - Riding
Some Kind Of Unusual Skull Sleigh: On The Arts Of Don Van Vliet, Bamberger
Books
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