Hanno preso caterve di medaglie, hanno vinto in
discipline in cui pareva impossibile vincere, ma alla fine, quello che resta è
il vero prodotto d’esportazione britannico. E non è il football, non sono le
auto da corsa né la Casa Reale; ma è la musica: Pop e Rock per celebrare la
chiusura della terza Olimpiade britannica e la Gran Bretagna tutta. E se
qualcosa già si era intuito all’apertura - Arctic Monkeys, qualche medley un
po’ sintetico, un gigioneggiante McCartney - questa chiusura celebra senza
mezze misure e con sbandierato orgoglio il sound e la creatività, passata e presente, del “Made in
Britain”.
E pazienza se c’era George Michael e non Robert
Plant; pazienza (se potete…) se non c’erano gli Stones ma i One Direction, pazienza
se a tratti sembrava di essere persi tra il dance floor dei teenagers e la passerella: viviamo nell'Era di Youtube e X-Factor... Ma chissà
che questa cerimonia non dia un piccolo contributo a fare di certa musica un
Classico nel vero senso della parola, sotto l’aspetto più ampio e culturale, riconoscibile
ovunque, a spezzare finalmente la perenne segregazione tra musica “popolare” e
musica “colta”, sdoganando non tanto il sound, quanto il “concetto”. La musica
Rock (e Pop) con dignità di Arte autonoma e non solo di intrattenimento.
L’Isola è veramente piena di rumori!
E magari, alla fine, non sono solo canzonette...
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