Tutti
stretti in un angusto juke-joint di marca Fat Possum, mentre qualche stracciato
bluesman si sforza di sembrare Jon Spencer di supporto a R.L. Burnside; e nei
momenti migliori ci riesce quasi.
Il
vecchio mestierante Don Howland, già coi Gibson Brothers e qui all’ennesima
uscita marcata Bassholes, rinforza il legame con vecchie piantagioni di cotone
e si associa ad un batterista di colore fingendosi parte di un duo: in realtà,
nelle tantissime 14 canzoni di Bassholes, gli ospiti fanno la fila fuori dalla
sala d'incisione, ognuno col suo sound vintage in tasca: banjo, dobro,
armonica…
E
allora eccoli i nuovi forzati indie-roots, ordinati in una chain gang con
qualche fronzolo, che suonano come dei Black Keys invecchiati cercando di
copiare i Tarabox Ramblers con la foga di Hound Dog Taylor. Bella la cover
blues-punk di Broke Down Engine, Daughter è una scalcagnata parodia
country alla Stones e la caoticissima jam Caravan
Man sfoggia il rantolo chitarristico più scaltro del lotto. Poi tanto sound
down home, sferragliamenti ferroviari, produzioni anticate ad arte, immagini impolverate e color
seppia neanche fosse una compilation della Excello. C'è addirittura
un'incomprensibile cover di Heaven And
Hell degli Who. Cosa non si trova rovistando in soffitta.
Bassholes
–
Bassholes (2005)
Broke
Down Engine
Blackbird
Hell's Angel
Daughter
Fascist Times
Purple Noon
Caravan Man
High Up In The Treetops
Bridgett
Shortening
St. Matthew
John Barleycorn
Heaven And Hell
Dingleberry Jam
3 commenti:
Splendido suggerimento ! Sto già per scaricare il disco da itunes !
Buon 2013, caro amico, continua a regalarmi grande musica !:)
Grazie mitico!
E un grande 2013 a tutti noi!
Corrosivo e senza mezzi termini! Sono curioso di ascoltare il resto.
Nel frattempo carissimi auguri per il nuovo anno!
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