lunedì 30 luglio 2012

Musica per Immagini - The Musical Box - Introduzione

Uno spazio per la musica







While Henry Hamilton-Smythe minor was playing croquet with Cynthia Jane De Blaise-William, sweet smiling Cynthia raised her mallet high and gracefully removed Henry's head.
Two weeks later, in Henry's nursery, she discovered his treasured musical box. Eagerly she opened it and as "Old King Cole" began to play, a small spirit-figure appeared. Henry had returned

Genesis – The Musical Box


C'era un epoca, non tanto tempo fa, in cui la musica occupava uno spazio. Non solo nella testa e nella memoria degli appassionati ma anche sugli scaffali, nei ripiani sotto i giradischi o gli stereo, nelle librerie, sopra le mensole.
Oggi l'unico spazio che è associato ad una canzone di solito si misura in megabyte, e ci indica quanto disco rigido dobbiamo sacrificare all'ultima playlist. E' uno spazio virtuale: non prende polvere, non si scolora, non si fatica per riordini o traslochi.
Lo spazio del singolo vinile e anche del CD è, tendenzialmente, bidimensionale: 31 cm x 31 cm per pochi millimetri di spessore: dischi neri inscritti in rigidi quadrati di cartone incollato. Oppure no...
Con Musical Box esploriamo quel design che ha cercato di sottrarre la confezione del vinile alla rigida dittatura geometrica delle due dimensioni e degli angoli retti. Una tendenza che è andata formandosi nel momento stesso in cui anche la musica si faceva magica e tridimensionale, superando il formato dei tre minuti, scoprendo gli effetti e i trucchi scenici dello studio di registrazione, le manipolazioni dei sintetizzatori e dei mixer, le evoluzioni dei light show e dei laser.
E’ assai difficile in un contesto così eterogeneo e fantasioso tracciare  coordinate comuni: Musical Box è un percorso breve ma intenso, in cui ogni opera fa storia a sè, sfruttando artifici e manipolazioni che vanno dal trompe-l'œil, all'illusione ottica, all'effetto tridimensionale fino a complessi sistemi mobili cartonati, copertine "multiapribili" e confezioni che si fingono tutto tranne un disco in vinile. L’alto costo di realizzazione ha spesso scoraggiato queste invenzioni, l' enorme gamma di soluzioni possibili ha sovente restituito opere incerte dal sinistro gusto kitsch; ma dove la raffinatezza del progetto e l’esattezza del design hanno trovato il giusto connubio, i risultai sono stati eccellenti.

One of the most enjoyable aspects of album covers is that they are real objects as well as graphic designs. They are 3-D packages that have their own particular physical and tactile qualities. Opening and exploring covers can be a rewarding experience on its own, separate from the visual experience. Though most album covers are simple, straightforward in construction, and broadly the same, there are sufficient idiosyncratic variations to warrant the generic but unedifying title of "Special Packaging? lt’s hard to show much of their 3-D nature and complexity on a 2-D page of course, but here goes anyway.
Storm Thorgerson, Aubrey Powell - 100 Best Album Covers


I call our world Flatland, not because we call it so, but to make its nature clearer to you, my happy readers, who are privileged to live in Space.
Imagine a vast sheet of paper on which straight Lines, Triangles, Squares, Pentagons, Hexagons, and other figures, instead of remaining fixed in their places, move freely about, on or in the surface, but without the power of rising above or sinking below it, very much like shadows—only hard and with luminous edges—and you will then have a pretty correct notion of my country and countrymen. Alas, a few years ago, I should have said "my universe": but now my mind has been opened to higher views of things.
Edwin Abbott Abbott  - Flatlandia
  
Chiamo il nostro mondo Flatlandia, non perché sia così che lo chiamiamo noi, ma per renderne più chiara la natura a voi, o Lettori beati, che avete la fortuna di abitare nello Spazio.
Immaginate un vasto foglio di carta su cui delle Linee Rette, dei Triangoli, dei Quadrati, dei Pentagoni, degli Esagoni e altre Figure geometriche, invece di restar ferme al lor posto, si muovano qua e là, liberamente, sulla superficie o dentro di essa, ma senza potersene sollevare e senza potervisi immergere, come delle ombre, insomma – consistenti, però, e dai contorni luminosi. Così facendo avrete un'idea abbastanza corretta del mio paese e dei miei compatrioti. Ahimè, ancora qualche anno fa avrei detto: «del mio universo», ma ora la mia mente si è aperta a una più alta visione delle cose.


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