The House Of The
Rising Sun
"Hey! Mr. Tambourine Man, play a song for
me,
In the morning I'll come followin jingle jangle
'you.
Take me on a trip upon your magic swirlin
'ship,
My senses Have Been stripped, my hands can not
feel to grip,
My toes too numb to step, wait only for my boot
heels
To be Wanderin '.
I'm ready to go anywhere, I'm ready for to fade
Into my own parade, cast your dancing spell my
way,
I promise to go under it. "
"Take me on a
magical journey swirling ship", lyrics like that were so far beyond the
mere literal meaning: travel, magic, distortion of the senses, the text of
Dylan was even accused of esotericism and was one of the first to have to be
read and interpreted also in this light. But the smile and the Byrds soft rock
gave back to teenage audience this song , deprived of a sense of austere and
spartan folk singer; they dressed it with instrumental colors moods and
flowers, ready to be administered as a mild sedative with codeine. At the end
of June the song topped the charts in the U.S., said the success in Great
Britain and marked the final birth of folk-rock.
An idea so simple but
so effective. In July of that same summer at the Newport Festival, Bob Dylan
played for the first time with the support of an electric group, drawing the
barbs of the purists, but in fact sanctioning approval for the new genre. When,
four months later, The Byrds tried again with "Turn! Turn! Turn! "(by
Pete Seeger) the song was almost for a month on top of the top ten: it was
clear that the road had been marked.
Breaking down the
door of popular inspiration, the Rock took on a new maturity. He did break into
the pure and uncompromising world of the storyteller, who, alone with his guitar,
stands as the champion of the weak and forgotten. He did that giving up to ambition
to fill the floor, claiming their own stories to tell, their own testimony,
independent point of view on world: music with something to say. And it was
thanks to this compromise, an "original sin" that broke the sincerity
of acoustic folk, that Rock n 'Roll proved to be generally resilient, easy to
contamination with open minds, and almost infinitely recyclable and
reassembled, ready to find inspiration in the "Latin" rhythms , in
the medieval troubadours or in symphonic piece.
The true Total Music
from the second half of the century, which proceeds, sin after sin, to search
for new maturity.
Tutto questo fu però il
prologo di ciò che sarebbe successo esattamente di lì ad un anno quando, a Los
Angeles nel gennaio 1965, un gruppo di ventenni alle prime armi, che si
facevano chiamare Byrds, entrò in studio per incidere “Mr. Tambourine Man”, che
sarebbe poi apparsa su “Bringing It All Back Home" di Dylan (marzo 1965), di
cui il gruppo aveva un demo per le mani. Non avevano arrangiamenti o
rivoluzioni per la testa; ma avevano un’idea e uno di loro anche una chitarra
elettrica. L’idea era quella di “attaccare il jack” alla versione acustica
dylaniana, adottata senza remore e anzi dimezzata nella durata e rallentata nel
ritmo. La chitarra era la Rickenbacker a 12 corde di Roger McGuinn, leader del
gruppo; un sound immediatamente riconoscibile, personale al punto da diventare “trademark”
del complesso negli anni seguenti. Fecero il resto quelle armonie vocali a più voci
(già di Beatles e Everly Brothers) che saranno uno standard della west-coast.
Asso nella manica: la produzione di Terry Melcher, abile a seguire quel filo
sottile che lega il folk al “jingle-jangle” chitarristico del Surf e alla
melodia facile del Merseybeat. Nasce così Mr. Tambourine Man, uno dei singoli
d’esordio più fulminanti a memoria. Quel riverbero di chitarra, voci da
adolescenti sognanti, il sound limpido e solare, erano intrisi di gioventù
californiana e traspiravano estivi scenari di innocente trasgressione sulle
spiagge del Pacifico.
“Hey! Mr.
Tambourine Man, play a song for me,
In the jingle
jangle morning I'll come followin' you.
Take me on a
trip upon your magic swirlin' ship,
My senses
have been stripped, my hands can't feel to grip,
My toes too
numb to step, wait only for my boot heels
To be
wanderin'.
I'm ready to
go anywhere, I'm ready for to fade
Into my own
parade, cast your dancing spell my way,
I promise to
go under it.”
“Portami in viaggio
sulla tua magica nave vorticosa”: versi così andavano ben oltre il mero
significato letterale: viaggio, magia, distorsione dei sensi; il testo di Dylan
fu tacciato perfino di esoterismo e fu uno dei primi a dovere essere letto e
interpretato anche in quest’ottica. Ma il sorriso e il rock dolce dei Byrds
riconsegnò ai giovani una canzone privata di un certo senso austero e spartano
da folk singer impegnato; la rivestirono di colori e umori strumentali
melliflui e floreali, pronta per essere somministrata come un blando calmante
alla codeina. Alla fine di giugno schizzò in testa alle classifiche in USA,
replicò il successo in Gran Bretagna e segnò la nascita definitiva del
folk-rock. Un’idea tanto semplice quanto efficace. Nel Luglio di quella stessa estate,
al Festival di Newport, Bob Dylan suonò per la prima volta con un gruppo
“elettrico” alle spalle, attirandosi gli strali dei puristi, ma sancendo di
fatto l’approvazione per il nuovo genere. Quando, quattro mesi dopo, i Byrds ci
riprovarono con “Turn! Turn! Turn!” (di Pete Seeger) la canzone rimase quasi un
mese in cima alla top-ten: fu chiaro che la strada era ormai segnata.
Sfondando la porta
dell’ispirazione popolare, il Rock acquisì una nuova maturità. Lo fece
irrompendo nel mondo puro e privo di compromessi del cantastorie, che con la
sola chitarra si erge a paladino dei deboli e dei dimenticati. Lo fece rinunciando
all’ambizione di riempire sempre e comunque la pista, rivendicando le proprie
storie da raccontare, le proprie testimonianze, un punto di vista autonomo sul
mondo: una musica con qualcosa da dire. E fu proprio grazie al compromesso, ad
un “peccato originale” che spezzava la sincerità acustica del folk, che il Rock
n’ Roll si dimostrò genere elastico, senza preclusioni e facile alla
contaminazione, quindi riciclabile e rimontabile quasi all’infinito, pronto a
trovare ispirazione tanto nei ritmi “latini” quanto nelle piece sinfoniche e
nei trovatori medioevali.
La vera Musica Totale
della seconda metà del secolo, che procede, peccato dopo peccato, alla ricerca
di nuove maturità.
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