“Categorie calviniane” applicate alla Popular Music - La Rapidità - Pt. 4
Come già ricordato, né Ramones, né Stooges,
né la maggior parte dei gruppi Punk potevano considerarsi virtuosi dei propri
strumenti.
La connessione tra virtuosismo
strumentale e velocità d’esecuzione è sempre piuttosto stretta in molta musica
occidentale, dai gorgheggi dei castrati, ai capricci di Paganini fino agli
assoli del be-bop.
La musica popolare ha spesso riservato
un posto di riguardo al virtuoso, all’improvvisatore, al guitar-hero del
momento, riscoprendo in parte l’importanza che l’abbellimento, il gorgheggio,
la variazione, la parte “di bravura”, avevano avuto nella musica barocca che il
Romanticismo aveva disprezzato e sepolto per diverso tempo. Furono forse i
grandi improvvisatori jazz a riscoprire il gusto del virtuosismo non fine a sé
stesso. Primo e forse ancora insuperato Charlie Parker, che può a ben diritto
essere considerato uno dei maggiori strumentisti del secolo scorso non solo in
ambito jazzistico. Brani di 3-4 minuti, assoli brevi ma con quantità
torrenziali di note, dinamiche irregolari e variazioni armoniche eccezionali:
una musica pensata, “scritta” ed eseguita nello stesso istante, un prodigio di velocità di pensiero ancor prima che di
dita.
Quando il Rock, a metà degli anni ’60,
arrivò a piena maturità, trovò un posto per i grandi virtuosi, ahimè spesso
totalmente autoreferenziali; non tutti facevano della velocità il loro cavallo
di battaglia, ma una scala diatonica eseguita ai 100 all’ora è pur sempre
d’impatto. Rick Wakeman, tra i tastieristi del Prog, fu quello che più di altri
riscoprì un certo gusto neoclassico e barocco per il suo organo. Il suo
ingresso negli Yes, da Roundabout in poi, coincise con periodo d’oro del
gruppo, che venne arricchito dei mille colori strumentali e dalla perizia
tecnica del tastierista: la sinergia con un altro mostro di abilità come Chris
Squire diede alla band una dinamismo ed una propulsione uniche, anche in brani
di complicata struttura. La sua parte solista in Seasons of Man, quarto movimento di “Close To The Edge” resta uno
dei vertici del Progressive d’epoca.
Tra i chitarristi, i primi a
destreggiarsi con staccato fulminanti, quasi sulle tracce del “Volo del Calabrone”,
furono i solisti del surf: Dick Dale ne faceva un suo marchio di fabbrica e
anche il grande Nokie Edwards dei Ventures era capace di accelerazioni
micidiali.
Tra i moderni, il capostipite dell’assolo
al fulmicotone è stato senza dubbio Eddie Van Halen, altro virtuoso di stampo “Settecentesco”:
fu lui a definire una volta per tutte il più completo dizionario di chitarra
Metal, facendo della pulizia e della impressionante continuità di suono, anche
su tempi serratissimi, i suoi marchi di fabbrica. La sua Eruption ha ispirato buona parte dei “sottogeneri” metal che da
metà degli anni ’80 hanno invaso il mercato: molti dei chitarristi trash o speed deve qualcosa al guitar-hero di origine olandese. Sulle sue
tracce si sono avvicendati numerosi epigoni, anche in ambiti differenti dalla
musica pesante, non ultimo, ma veramente notevole nella tecnica, lo svedese Yngwie
Malmsteen sempre in bilico tra la mirabile perizia musicale e il tedioso
sfoggio di sé.
Si potrebbe continuare per molto,
snocciolando i campioni di rapidità per ogni strumento: la velocità sarà spesso
associata a grande virtuosismo ma nessuno dei due è per forza sinonimo di buona
musica, né tanto meno di emozione. Sono pochi i Neil Peart o i Pastorius che
riescono ad associare alla rapidità d’esecuzione quel feeling, quel trasporto
così necessari alla musica pop.
IMMAGINI
Charlie
Parker - Ornithology
Trascrizione
da: http://www.fredparcells.com/Charlie_Parker_Tune_Book.pdf
Yes – Fragile
(1971)
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