I Had A Talk With My Woman è
una tregua sia dagli scenari di paura di Lorca sia dagli stordimenti di Anonymous
Proposition; un atto di pietà del cantante verso I suoi ascoltatori; è una
canzone, vera, comprensibile, fissata al suolo dal beat delle congas e colorata
come sempre dalla meravigliosa melodia di Underwood, uno dei più grandi tra I
chitarristi misconosciuti dell’epoca. Un frammento di Goodbay Hello, una chitarra acustica che ristabilisce l’armonia e
l’accordo nell’impalcatura del pezzo. Non dura molto.
Con Driftin’ ritorna un umore scuro, pensieroso, a tratti dissonante,
con un bellissimo motivo melodico discendente di chitarra che è l’unico principio
di continuità di un brano di nuovo torpido, come un pensiero affannoso del
dormiveglia, non focalizzato nè chiaro eppure presente, addirittura incalzante.
Un blues dilatato a tal punto da essere totalmente irriconoscibile; di nuovo è
come se il flusso del tempo rallentasse, come il battito di un cuore che
rallenta fino alla bradicardia estrema. Underwood si concede l’ assolo spaziale
di un busker di Maxwell Street seduto sul suo amplificatore che imita David Gilmour.
Buckley esplora ogni registro vocale possibile, lo fa con un controllo e con
una dizione rotonda e marcata impeccabili: la
sua voce è lo strumento definitivo della sua arte. Nemmeno importa quanto
dice: è la ripetizione ossessiva di I’ve
been driftin’, declinata in mille modi sempre diversi, che si porta via
tutto quanto. L’ultimo pezzo Nobody
Walkin’ ripresenta le tastiere ma sotto tutt’altra veste; ancora un brano
lunghissimo, fluente, continuo; ma questa volta aggressivo, scontroso
addirittura funky, “negro” come lo era Gypsy Woman. Le deliranti vertigini di
Lorca sono lontanissime: tutto il disco è assemblato come unaquita fuga dal primo brano, un suo esorcismo. Possessione e perdono nello stesso album.
Al contrario dell’esordio dei Doors, in cui i pezzi appaiono attratti, come
risucchiati, dall’enormità conclusiva di The End, in questo caso l’album è un
lento ritorno alla vita dopo l’esperienza extracorporea di Lorca. Anonymous Proposition e Driftin’ sono gli psicofarmaci
e l’alcol, Nobody Walkin’ è una scarica di adrenalina. Il ritmo delle
percussione ci riporta definitivamente sulla terra. La puntina torna a scorrere
liquidamente fino al termine.
Poi, cosa fare? Ricominciare da capo significherebbe reinbattersi nel
brano d’apertura; non farlo sarebbe rinunciare circa quaranta minuti di talmente
eccelsa che sembra incredibile poterla riascoltare, di nuovo. Può diventare una
droga, al peggio addirittura una necessità. E’ un disco che dovrebbe restare per un solo ascolto, poi
dissolversi, sparire, concedere una unica possibilità. Invece è ancora li,
esiste veramente, esiste in questo stesso nostro universo. Avvolto dal suo
candore virgineo, gelido. Una reliquida senza tempo, mai posseduta da
generazioni di ascolti distratti, sospettosi, impaurita. Sta attorno a noi,
ripete un bisbiglio; quel bisbiglio che sembra crescere minaccioso. Diviene un
urlo.
L’orrore.
“Camminavo lungo la strada con
due amici quando il sole tramontò, il cielo si tinse all'improvviso di rosso
sangue. Mi fermai, mi appoggiai stanco morto ad un recinto. Sul fiordo
nero-azzurro e sulla città c'erano sangue e lingue di fuoco. I miei amici
continuavano a camminare e io tremavo ancora di paura... e sentivo che un
grande urlo infinito pervadeva la natura.”
Edvard Munch
Lorca – Elektra - EKS-74074 – US - 1970
Lorca – Elektra - 2410 005 – UK - 1970
Federico García Lorca - Llanto por Ignacio Sánchez Mejías (1935)
No te conoce el toro ni la higuera,
ni caballos ni hormigas de tu casa.
No te conoce el niño ni la tarde
porque te has muerto para siempre.
No te conoce el lomo de la piedra,
ni el raso negro donde te
destrozas.
No te conoce tu recuerdo mudo
porque te has muerto para
siempre.
El otoño vendrá con caracolas,
uva de niebla y monjes agrupados,
pero nadie querrá mirar tus ojos
porque te has muerto para siempre.
Porque te has muerto para siempre,
como todos los muertos de la Tierra,
como todos los muertos que se olvidan
en un montón de perros apagados.
No te conoce nadie. No. Pero yo te
canto.
Yo canto para luego tu perfil y
tu gracia.
La madurez insigne de tu
conocimiento.
Tu apetencia de muerte y el
gusto de tu boca.
La tristeza que tuvo tu valiente alegría.
Tardará mucho tiempo en nacer, si es que nace,
un andaluz tan claro, tan rico
de aventura.
Yo canto su elegancia con
palabras que gimen
y recuerdo una brisa triste por
los olivos.
Non ti conosce il toro né il
fico,
né i cavalli né le formiche di
casa tua.
Non ti conosce il bambino né la
sera
perché sei morto per sempre.
Non ti conosce il dorso della
pietra,
né il raso nero dove ti
distruggi.
Non ti conosce il tuo ricordo
muto
perché sei morto per sempre.
Verrà l’autunno con conchiglie,
uva di nebbia e monti
aggruppati,
ma nessuno vorrà guardare i tuoi
occhi
perché sei morto per sempre.
Perché sei morto per sempre,
come tutti i morti della Terra,
come tutti i morti che si
scordano
in un mucchio di cani spenti.
Nessuno ti conosce. No. Ma io ti
canto.
Canto per dopo il tuo profilo e
la tua grazia.
L’insigne maturità della tua
conoscenza.
Il tuo appetito di morte e il
gusto della sua bocca.
La tristezza che ebbe la tua
coraggiosa allegria.
Tarderà molto a nascere, se
nasce,
un andaluso così chiaro, così
ricco d’avventura.
Io canto la sua eleganza con
parole che gemono
e ricordo una brezza triste
negli ulivi.
1 commento:
BELLISSIMA RECENSIONE.
vorrei però sottolineare come alcune canzoni vennero pensate come riempitivi per arrivare a una lunghezza appropriata dell'album,
un pò come Moulin Rouge per Starsailor. le canzoni sono I had a talk with my woman (che trova il suo senso nelle canzoni gospel anni '60 "I had a talk with God last time" e "I had a talk with my woman last time") e Driftin'.
infatti le versioni di queste due canzoni vennero prese come erano dal live al Troubadour del '69, solo tagliando qualcosa quà e là o modificando qualcosa.
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