mercoledì 27 agosto 2014

In (non) difesa di Jim Morrison


In risposta all’articolo di Detriti di passaggio Toccare l’intoccabile: Jim Morrison ai tempi dei rave party e una 2cv chiamata Percezione


Ecco un genere di post che è sempre un intrigante filo sottile su cui camminare, destreggiandosi tra l'attacco populista alla celebrità di turno e la silenziosa accondiscendenza del collaborazionismo con il mainstream.
Massi però, blogger "giovane" ma pur già scafato equilibrista, non disdegna di tentare la fortuna, questa volta con un personaggio per certi versi più ingombrante del "pigro" John Lennon post-Beatles. Lo fa con una brillante sceneggiatura che gioca la carta della commedia, piuttosto che quella dell'analisi, ma è bello così.
Qualche considerazione personale sui Doors, in apertura, premettendo che del Jim Morrison “cheguevarizzato" sulle t-shirt per adolescente nulla mi frega. Quella è la solita merceria postuma. Cerchiamo di stare ai fatti
I Doors sono stati un grande gruppo. Per un brevissimo periodo. Un anno, forse due. Il tempo del primo LP (un grande album, dai! Qui c'è poco da essere "alternativisti") e Strange Days; il resto è una triste parabola discendente fatta di liti, alcool, incomprensioni; pur con un bel colpo di coda finale (L.A. Woman, Raiders...).
I Doors sono stati una band ben amalgamata: un tastierista blues "neoclassico", un chitarrista di psycho flamengo, un batterista solido e un cantante con una buona voce e qualche idea; perchè ci sono stati anche cantanti con 0 idee, attenzione. A Jim qualche intuizione iniziale, anno '66, va ben riconosciuta.
Jim però aveva anche un'altra caratteristica vincente: era un giovane americano bianco belloccio. Basta poco, a volte. Arthur Lee, per esempio, era un nero strambo. Chiedere - oggi - alle periferie di Ferguson, Missouri, la differenza.
Detto questo, il primo, grande, album del gruppo, subito dopo la sua pubblicazione (e quella dei primi singoli) stava placidamente naufragando. Avrebbe forse fatto la fine di Velvet Underground & Nico se non fosse stato per un singolo estrapolato a viva forza e "rieditato" per il 45 giri: Light My Fire. Lighr My Fire canzone arrangiata da Manzarek e composta da Krieger, parole e musica. Parole e musica (ah, sì, poi c'è la "pira funeraria", la genialata!). Comunque il pezzo divenne n° 1 proprio nel luglio ’67: il singolo forte nell'Estate dell’Amore! BUM!
A questo aggiungete qualche (bella) foto di Jim mezzo nudo. BUM BUM! Il gioco si risolse nello spazio di un mese. Basta poco, se quel poco è fatto bene, nel tempo giusto.
Poi il resto della storia la conosciamo, probabilmente i pezzi forti di Morrison sono tutti quelli scritti prima di entrare nel gruppo. Soft Parade, Waiting For The Sun... lasciano il tempo che trovano, come per altro tanti altri album coevi di grandi nomi della West Coast (Love, Spirit…)
Morrison, nel suo periodo più cupo, quando stava clamorosamente ingrassando (basti vedere la differenza nelle foto tra il '67 e il '70...) e avrebbe avuto bisogno di girare col pannolone per non pisciare ovunque, ebbe almeno la capacità di comprendere di non potere continuare ad essere una figurina per ragazzine cantando canzonette come Touch Me, ma di tramutarsi in un moderno bluesman satradaiolo e ubriacone. Un post-beat. Comunque più credibile così che come teen-idol, no? Credo che a questa “autoanalisi” si debba L.A. Woman.
Ebbe anche la trovata di sfuggire dagli Stati Uniti per rifugiarsi tra i vicoli dei suoi (amati?) poeti maledetti. In questa casuale "pianificazione" si dimostrò molto più attento di Hendrix o della Joplin che arrivarono "al passo estremo", come dire, clamorosamente impreparati. Vuoi mettere lasciarci le penne a Parigi?
Per quanto riguarda lo spinoso capitolo dell'adorazione “post mortem”, un paio di considerazioni. Il giallo della morte, la fuga, la CIA, l'isoletta segreta: queste sono pratiche che procedono in automatico ogni volta che qualche artista mediamente famoso muore. In automatico; tanto che ce ne abbiamo un paio di casi perfino noi in Italia.
Personaggio di culto? Non so... andate a Graceland. Quello è culto. Un paio di fiori di qualche hipster a Père Lachaise è roba da ridere.
Oggi cosa resta?
Un Morrison sopravalutato? Si, forse in certi ambienti si, ma tutto sommato credo in maniera ragionevole. Tutti i fan sopravvaluteranno sempre all'inverosimile il loro idolo, mentre gli altri non ne spenderanno parole: è chiaro da che parte pende la bilancia.
Restano anche un paio di grandi album, belle testimonianze live, e qualche canzone entrata di diritto nell'immaginario Rock.
Poi, non so Ian Curtis, ma diversi performer hanno avuto in Morrison chiara ispirazione; faccio un nome su tutti: Jeffrey Lee Pierce. Capitolo lungo, in cui ora non mi addentro.
Ah, sì... restano anche le magliette. Ma chi se ne frega di magliette, qui si parla di musica!


P.S.: Sono di questi giorni alcune dichiarazioni di Marianne Faithfull in merito al ruolo avuto dal suo fidanzato nella morte di Jim. Marianne Faithfull che mi risulta avere un album in uscita a settembre e quindi abbiamo già capito il perché di queste clamorose rivelazioni oggi… 
Ma queste cose NON sono colpa di Morrison.

9 commenti:

Lucien ha detto...

Il racconto è molto divertente e coglie nel segno, in forma surreale, sulle mitizzazioni superficiali e poi, si sa...
Mia cuggina la Todrara cbe conosce tanta ggente dice:

"Li cantanti morti nun so'mmorti veramente. So' nascosti a Roma a fa' la bella vita. Sono stati requisiti da 'na dita pe'ffa' vennere piu' dischi e faje un po' pubbliscita'"

ant ha detto...

Argomento molto, molto stuzzicante...Ottimo/i post (sia il tuo sia quello di Massi).
Sicuramente il mito di Morrison si porta appreso un eccesso di morbosità ed esagerazioni di ogni tipo, ma la grande musica dei Doors è per sempre.

Passando a un altro argomento scottante, ne approfitto per lanciarti un link alternativo per "Viaggiatori" più semplice da usare di mega.co.nz:

https://dl.dropboxusercontent.com/u/18058426/Viaggiatori%20nella%20Notte.pdf

Si tratta della mia cartella pubblica di Dropbox..Spero possa essere utile in attesa di un qualche colpo di scena da parte di Feltrinelli e/o Mediafire.

Ciao

Unknown ha detto...

Oh, mitica la cuggina!
E grazie 1000 ad Ant per il link, sarà sicuramente utile... vedremo come procede la faccenda!

mr.Hyde ha detto...

Ragazzi il problema è sempre quello: lo spettacolo e la bella musica non sempre vanno di pari passo. Da giovani questo aspetto non lo prendevamo in considerazione ma con la maturità, fuori dallo sballo, abbiamo cominciato a guardare le cose con altri occhi. Siamo diventati più esigenti, più critici,rompiamo li cojoni, abbiamo scoperto molti trucchi..Ma i giochi sono stati fatti, molti numeri di illusionismo ci hanno fatto sognare, ci è piaciuto e siamo stati bene. Il biglietto è stato staccato e i soldi non ce li restituiscono più e poi anche noi facevamo parte dello spettacolo..
Essere giovani e belli era già fare parte dello spettacolo.

Unknown ha detto...

Devo dire che non rimpiango i (pochi) soldi spesi. La mia esperienza poi non è mai stata di fan sfegatato, almeno non per divi del rock.
Ma ahimè è tanto vero che ci piace essere illusi, noi in realtà NON ascoltiamo davvero.
L'ascolto basterebbe, se non per dare giudizi, per collolcare certi artisti e certi dischi nella giusta dimensione, nel giusto contesto.

Alligatore ha detto...

Post condivisibile, Jimmone spesso non è preso per quello che è: alcuni lo sottovalutano, altri fanno il contrario ... meglio dire, Jimmone e The Doors.

Gianluca Chiovelli ha detto...

Qui bisognerebbe operare con le pinzette dell'orologiaio: l'argomento è delicato.
Perché non distinguere anzitutto fra Morrison e icona Morrison: che colpa ne ha Morrison se quel Morrison della foto compare oggi su magliette indossate da chi ascolta Vasco Rozzo?
Il mito di Morrison non fu voluto da Morrison, a un Morrison sopravvissuto avrebbe fatto probabilmente schifo; dirò di più: forse Morrison credeva a ciò faceva, ardentemente ... gli altri tre della band si son comportati da gentiluomini ... cosa non avrebbero potuto fare ... anche Morrison fu un gentiluomo, un ragazzotto autodistruttivo e perciò sincero. Forse anche Elvis fu sincero, in fondo ... ecco perché si lasciò morire ... e tutti gli altri furono sinceri ... se avessero costruito scientemente la propria carriera sarebbero ancora qui. I più furbi sono ancora qui, infatti. Ovviamente essere sinceri non significa fare necessariamente begli album, ma è un sentimento apprezzabile.
L'argomento della Todrara è stato ripreso da un racconto di Stephen King, Roma a parte ...

Unknown ha detto...

La questione della sincerità è davvero spinosa; perchè poi ognuno fa i conti con sè stesso, e diventa difficile farli in tasca agli altri. Io a Morrison "ci credo", così come credo che sia vero che alla fine sopravvivono i furbi, ma anche semplicemente i fortunati. Come Hendrix, Jim fu, in fondo in fondo un ingenuo, di quell'ingenuità sana, che ogni artista dovrebbe un po' coltivare, In questo molto lontano da chi il proprio mito ha cominciato a costruirlo e nutrirlo in vita (ce ne sono, ce ne sono...); e lontano anche da quei pochi geni del business che sono arrivati sin qui (come Jagger, tanto per intendersi).

Massi ha detto...

Considero il tuo post un perfetto corollario/complemento al mio.
Grazie, Evil.

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