MONOGRAFIE: Third World War
I Predicatori della Violenza Perduta
Terry Stamp & Jim Avery, guerriglieri proletari contro il Sistema
Con due album all’inizio degli anni ’70, i Third World War si dimostrarono i più violenti agitatori politici del rock e la prima conscia incarnazione degli ideali radicali di punk e hardcore. Fondendo la cruda satira sociale dei Fugs, la carica elettrica e sovversiva degli Stones e suonando un ruvidissimo garage, coniarono una poetica affascinate ma profonda, troppo presto sommersa dall'ottusità del mainstream.
Questa monografia in più capitoli verrà pubblicata a puntate sul blog e sumusiche parallele
THIRD WORLD
WAR 2
Nel loro successo del 1971, A
space in time, i Ten Years After ammettevano: I'd love to change the world But I don't know what to do do (“mi piacerebbe
cambiare il mondo, ma non so come fare”). I
TWW non si aspettavano nulla di veramente utopistico, in compenso avevano tanto
da proporre.
Dopo una serie di
concerti a promozione dell’album e l’assestamento della line-up, Fenton
persuade la band a pubblicare un nuovo singolo; Stamp e Avery mettono assieme
una versione “edulcorata” di una traccia che comparirà sul secondo LP, Little Bit of Urban Rock. Third World
War 2 viene registrato agli Olympic Studios di Barnes. Fenton produce e in
studio vanno, oltre a Terry e Jim, Craig Collinge alla batteria, John Hawken al
piano e la chitarra solista di John Knightsbridge; la formazione era ormai
rodata dall’esperienza “on the road” e le registrazioni cominciano nel dicembre
1971. Non tutto fila liscio: i soldi scarseggiano e i discografici della Fly Records
non vogliono in scaletta Coshing Old Lady
Blues (a tema Hell’s Angel). Alla fine l’album uscirà per la Trak Record, la
stessa etichetta degli Who. Commercialmente la Fly ebbe ragione: puntando su
Mark Bolan e i T.Rex si ritroverà due hit n° 1…
Le coordinate musicali
sono immutate, ma il gruppo affina l’affiatamento, il sound è appena più
raffinato, un insistito piano boogie è spesso prominente nel mix, la chitarra
solista è limpida, più hard e meno garage; l’atmosfera è scanzonata e sfrontata,
ma il tono di fondo è sempre in chiaroscuro. Inquietante il disegno di
copertina del cartoonist tedesco Tony Muzlinger: chitarre come mitra e cervelli
ingabbiati in crani scheletrici.
Non mancano momenti
riflessivi, grazie ai blues sfilacciati e sonnolenti di Coshing Old Lady Blues e Factory
Canteen News. L’apertura invece è rigorosamente affidata al doppio
attacco rock n’ roll di Yobo (letteralmente “teppista”) e Combat
Rock.
I'd Rather Cut Cane For
Castro è
l’ennesima tirata contro il governo (your
government sucks!), scandita dal passo belligerante del basso di Avery e
dal voltaggio delle chitarre: meglio lavorare nelle piantagioni di canna di
Fidel piuttosto che sottostare alla logora monarchia; non scandalizzatevi, è
solo una provocazione… Factory Canteen News è un pezzo da
autunno piovoso in tempo di crisi, ben arrangiato, molto blusey, che mette da
parte per un po’ rabbia e violenza in favore di un disteso e malinconico assolo
di Knightsbridge. Hammersmith Guerrilla è il testamento artistico del gruppo:
procedendo a passo di marcia e bizzarramente arrangiata per sezione di fiati da
Jim Price, ribadisce l’attacco alla Casta. Ci sono pochi compromessi nel grido
di Stamp: “Get up and fight!! …
I’ve got just
the thing for you, a real cop beater
A sawn-off
twelve-gauge, five-shot repeater
Get your arse
along down to Hammersmith town
Join the urban
guerrillas, take up arms against the crown.
Ho
quello che fa per voi, un vero manganello da poliziotto
Una
calibro 12 strappata via, un’automatica a cinque colpi
Muovi
il culo giù per la città Hammersmith
Unisciti
alle guerriglie urbane, prendi le armi contro la corona.
LA
FINE DELLE OSTILITA’
La pubblicazione dell’album,
così come la sua produzione, incontra diverse difficoltà e mille ritardi, tanto
che nel frattempo la band si disunisce e Stamp torna dietro al volante del suo
camion. La Track distribuisce l’album in Inghilterra solo all’inizio del 1973 solo
grazie all’interessamento diretto di Pete Townshend; bel gesto da parte del
chitarrista che proprio in quel momento aveva in uscita un album, Who’s Next, assai “revisionista” sul
considerare Rabbia e Violenza come “La Soluzione” (I don't need to fight To prove I'm right, Baba O’Riley);
un’ammissione dolorosa considerati i trascorsi del gruppo.
Ma per i TWW, che non
hanno ripensamenti e continuano fatalmente sulla loro strada, è tardi. Perché
intanto anche Pink Fairies e Edgar Broughton hanno smesso l’attivismo in favore
di un sound più levigato che strizza l’occhio alle radio, mentre gli Hawkwind, nonostante
un bel singolo del 1973, Urban Guerrilla,
sono definitivamente dispersi nel cosmo, impegnati a diventare i Grateful Dead
d’Inghilterra; ci riusciranno. Il mainstream dell’epoca poi è imperforabile,
conteso tra le bizzarrie intellettuali di Prog e Glam, il “machismo” Hard e i
disperati tentativi dei grandi vecchi di non mollare il colpo. Dopo una timida
prova di ripartenza, i TWW si sciolgono definitivamente, anche perché Terry
Stamp vuole i soldi in anticipo, altrimenti tanto vale guidare camion, visto
che lì almeno la paga è sicura. La sua diventerà una carriera musicale alquanto
discontinua e disinteressata, tra America e Gran Bretagna.
Non mancheranno, in epoca
punk e hardcore gli attestati di stima di Steve Albini, Joe Strummer e Henry
Rollins. Jello Biafra dei Dead Kennedys dedicherà al gruppo una
pagina di Incredibly Strange Music Volume II : “They were a ‘70s band from England who had much more of a raw garage-y
tone than most bands of their day – as powerful as the Pink Fairies. What set
them apart was their political angle: as left-wing, Communist working-class
brawlers”.
Poca roba dopo tutto…specie
se paragonata al rango di “Superstar Cult” che oggi sono MC5, Stooges e anche Pink
Fairies. Può far piacere pensare che si tratti di una congiura capitalistica ai
danni del camionista proletario… ma più probabilmente il fatto che i TWW non
siano MAI riusciti a piazzare un album in classifica, nemmeno un misero singolo
nella topo 200 di Billboard, spiega già tanto. In un modo o nell’altro Kick out the jams arrivò al n°30 in USA
e Iggy Pop trovò la gloria come giullare preferito di Bowie; perfino i Pink
Fairies centrarono le chart con What a
Bunch of Sweeties e la provocatoria Portobello
Shuffle.
Il fatto che ognuna
delle canzoni di Stamp non avrebbe sfigurato su London Calling è consolazione da poco. Oggi, tanto Allmusic nel suo
mastodontico database, quanto il prode indipendente Piero Scaruffi nella sua
storia del rock, non dedicano una riga al gruppo.
I loro unici due LP
sono stati ristampati dalla Repertoire a metà degli anni ’90.
Troppo violenti, troppo
estremi e guerrafondai per i freak che sognavano un nuovo umanesimo cosmico,
eppure assolutamente impresentabili al di fuori dell’underground; una musica
forse ancora alla ricerca del suo pubblico.
3 commenti:
Welcome to the club of those who consider this LP as one of the greatest. Actually, I don't understand italian so I suppose you do more than I can read it. Great blog with lot of stuff I really appreciate too.
dk
Innanzitutto, tanti complimenti.
Salto su quelli per il bellissimo blog, e passo direttamente a quelli per questo speciale su una di quelle band che fanno venire da piangere per quanto sono grandiose!
Ricordo ancora esattamente il momento in cui, 14 anni fa, presi in mano, rovistando tra scaffali che erano per me una miniera in cui mi perdevo, il cd della Repertoire, incuriosito dalla copertina...e alla fine non potette non finire tra i 5 o 6 che comprai, e da allora mi accompagna con un posto d'onore in tutta la mia amata collezione.
Asciugata la lacrimuccia, devo chiederti un favore: potresti procurarmi i testi del secondo album?
La rete tace da più di un decennio a riguardo...ma non sono mai riuscito a decifrarli al 100% ed è una mancanza che vorrei colmare!
Spero tu mi possa aiutare...sei la mia ultima speranza...ma ad ogni modo grazie: ti farà ridere, ma i tuoi articoli sui TWW mi hanno fatto sentire meno solo nel mio amarli !!!
Vincenzo
Innanzi tutto grazie per il commento appassionato che mi rende molto felice. Grazie veramente.
Ricordo bene l'emozione di sbirciare sul piccolo scaffale Repertoire di Nannucci a Bologna; la Rep fu in effetti una delle prime label che mi diedero la possibilità di ascoltare tanto rock dimenticato degli anni 60 e 70.
Riguardo ai TWW: per me resta ancora un mistero...un mistero come questo gruppo paia sistematicamente ignorato non solo da siti e stampa "mainstream" ma anche dai tantissimi blog che collezionano dischi dello stesso periodo e dello stesso genere. Nulla si trova, nulla è mai stato scritto...
Non so quindi se potrò esserti di grande aiuto perchè tutti i testi di cui sono entrato in possesso li trovi già scritti nei post. Se ti può aiutare nel post della discografia http://theevilmonkeysrecords.blogspot.it/2011/11/third-world-war-discography-and.html ho inserito alcuni riferimenti anche su internet. Il prezioso libro di Joyson "Tapestry of Delights - Comprehensive Guide to British Music of the Beat" lo scaricai ormai molti anni fa quando era interamente fruibile via rete: non aggiunge molto ma se ti interessa puoi sempre mandarmi una mail (theevilmonkeysrecord@libero.it).
Mi dispiace di non essere forse di grande aiuto ma credimi che tutto ciò di cui sono entrato in possesso per scrivere gli articoli è già pubblicato sul blog.
Io spero che, prima o poi, possano uscire versioni remaster dei CD o LP in edizione limitata con note di copertina esaurienti, o che si alzi un po' il livello d'attenzione attorno a questo gruppo che sembra veramente essere stato risucchiato da un buco nero!
Un saluto e di nuovo grazie per la tua attenzione e il tuo commento!
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