lunedì 17 settembre 2012

Proust e la “Cattiva Musica”



Sfogatevi contro la cattiva musica, ma non la disprezzate! Più la cattiva musica viene eseguita o cantata, più è densa di lacrime, di lacrime umane. Occupa una posizione marginale nella storia delle arti, ma una di primo piano nella storia delle emozioni del consorzio umano. Il rispetto per la musica stupida non è in sè stesso una forma dì carità, ma la consapevolezza del ruolo sociale della musica. La gente ha sempre gli stessi messaggeri e alfieri di cattive notizie nei periodi di calamità e dj radiosa felicità: i cattivi musicisti... Uno spartito di povere melodie, con le pagine sgualcite per il grande uso, dovrebbe commuoverci quanto una città o un monumento funebre. Che cosa importa se gli edifici civili sono privi di stile, o se le pietre tombali scompaiono sotto stupide iscrizioni?

Marcel Proust  - I Piaceri e i Giorni (1896)


Più passa il tempo, più aumentano le esperienze d'ascolto, più mi rendo conto di essere ormai perfettamente in grado di distinguere ciò che mi piace da ciò che non mi piace. Una banalità? Non credo, non per me almeno; per formarsi un autonomo gusto personale occorrono tempo, pazienza e sbagli di vario tipo. Eppure a fronte di questo, mi rendo conto che faccio sempre più fatica a definire la “cattiva musica”.
Anni fa ero intollerante e vanitoso: mi dava fastidio stare in macchina con qualcuno sintonizzato su una radio di musica dance, odiavo San Remo, Festivalbar e compagnia bella perchè toglievano spazio alla "musica vera"; poi, come abbiamo fatto in tanti, me la sono presa anche con MTV, rea di fornire un panorama parziale e fazioso, interamente prostrato al “presente”, all'ultimissima uscita dell'ultimissimo fenomeno da talent show.
Poi, il tempo ha iniziato a portarsi dietro i dubbi. Cos'è che rende certa musica “cattiva”? Si possono veramente attribuire caratteri estetico-morali così definitivi: bella e buona o brutta e cattiva?
Tanta musica che non mi piace, che ho sempre ritenuto spazzatura, fa divertire i ragazzini sulle spiagge; suggerisce ad adolescenti insicuri le parole giuste in amicizia o amore; fa cantare in coro le persone alle feste di paese. Può essere cattiva, pur facendo questo? E’ uno sporco lavoro ma qualcuno lo deve pur fare; sporcarsi le mani con il nazionalpopolare è una comoda scusa, una necessità o una sincera vocazione? “Che cosa importa se gli edifici civili sono privi di stile, o se le pietre tombali scompaiono sotto stupide iscrizioni?
Anch’io mi sto abituando a sfogarmi, ma senza rancore o disprezzo assoluti. E’ un segno di cedimento?
Del resto non possiamo nemmeno abdicare arrendevolmente alla vecchia storia del gusto..."de gustibus"...eh, ma allora neghiamo anni di storia dell'arte che ci hanno insegnato che Van Gogh è meglio di George Karl Koch o che il vero genio era Mozart e non Salieri. Piombiamo in un relativismo talmente spinto da perdere ogni tipo di riferimento e valore estetico. Tutto è lecito? In Arte si è soliti dire di si. Ma forse non è poi così vero… Servono pure dei parametri, se non oggettivi, almeno condivisibili, che ci aiutino a dare il vero ( o meglio il più giusto) valore alle corse, anche a quelle artistiche, nella fattispecie musicali.
Mi sto abituando a pensare alla musica sotto una prospettiva, come dire, Darwiniana. Non credo più esista una musica buona e una cattiva; credo che ne esista una fatta per durare nel tempo, e una fatta per essere rapidamente consumata e dimenticata. Come le maltodestrine a rapido assorbimento che il ciclista in fuga si prende prima della salita finale: energia veloce, usa e getta. Mica te ne ricordi come di una mangiata all’Osteria del Sole…ma in quel preciso momento, per quella precisa persona è ciò che serve.
La prova del tempo, anche breve, non parliamo certo di ere geologiche, è una buona discriminate (non la definitiva…la definitiva non credo esista…) per non ricadere nei soliti dubbi sulle qualità degli Antichi e dei Moderni e sulle diatribe tra Arte e Spettacolo. Il problema? Occorre avere pazienza.
  
IMMAGINI
Henri Rousseau detto "Il Doganiere" - La zingara addormentata (1897)

8 commenti:

Lucien ha detto...

"La prova del tempo" è fondamentale, concordo. E' un'esperienza che anche a me serve per valutare il valore di un album o di un artista e non capisco coloro che inveiscono sullo stato attuale della musica sostenendo che non ci sarà più nessuno all'altezza dei miti del passato. Deve trascorrere del tempo e non bisogna cadere nel classico tranello ben descritto da Simon Reynolds nel suo ultimo libro: "Ogni generazione invecchiando vorrà vedere la propria gioventù musicale trasformata in mito e monumento".

allelimo ha detto...

Bel post, ci sono le stesse cose che mi domando spesso anch'io.
L'ho fatto ad esempio qui.

saluzzishrc ha detto...

Gran bel pezzo, soprattutto perché pone una questione annosa da un punto di vista diverso.
Al di là di buono buono e cattivo, che per definizione sono concetti oggi più che mai relativi, secondo me resta sempre la differenza tra musica fatta da musicisti (che hanno qualcosa da dire) e quella fatta da figuranti a cui fanno cantare e ballare qualcosa che neanche conoscono.
Ciao.

mr.Hyde ha detto...

Profonde riflessioni..
Aggiungo che molta musica viene composta per durare nel tempo anche con molto impegno, pero' a volte non trova i veicoli giusti e il suo percorso si ferma.
O perchè non viene capita, o perchè non coinvolge emotivamente.
E' buona o cattiva musica?..

La firma cangiante ha detto...

Ecco, forse io a questa pazienza ancora non sono arrivato :)

Gianluca Chiovelli ha detto...

Credo che l'apprezzamento per una data musica dipenda dalla quantità di musica consumata. Se in tutta la vita continui a riascoltare i soliti cento dischi (e affini) maturerai un certo gusto; se li hai sentiti ventimila ne avrai sicuramente un altro (più equilibrato secondo me). Internet, youtube e tutti gli altri canali sovvertiranno le gerarchie del gusto che si sono stabilizzate quando nessuno poteva ascoltare certi gruppi grandi e misconosciuti (e si ascoltavano tutta la vita Beatles o Eric Clapton- non che questi siano dei cani, per carità ... però ...)

Unknown ha detto...

Grazie a tutti x i commenti, che pubblico ora perchè ho dovuto passare 3 giorni lontano dal computer...
Io per preimo oenso che la frase di proust sia, come dire, un po' da paraculo (mamma mia...paraculo a Proust...si potrà dire?), di quel paraculismo intrinsico in tante "perle di saggezza": <> non è un po' da paraculo?
Forse il bello sta che non ci sono risposte definitive, ognuno di noi reagisce in modo differente a stimoli artistici, il che grazie al cielo ci differenzia dagli animali che reagiscono in modo analogo a stimoli (ambientali) analoghi.
Però credo anche che la "ricerca del bello" sia un'esigenza da non trascurare. Ad ognuno il suo percorso (mamma mia...questo sì è paraculismo!)

Un saluto a tutti!

Silvano Bottaro ha detto...

Arrivo tardi...
Tendenzialmente concordo con la tua riflessione e i commenti al post e (comodamente) non aggiungo altro (paraculismo?)

Aloha!

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