Ma soprattutto... chi è Capitan Vinile?
E' un becero reazionario disgustosamente
ottimista; un antiquario, un collezionista mancato, un spendaccione senza
soldi, che per sua fortuna difficilmente prova rancore. Un autodidatta della
musica, della scrittura. Un burocrate, non un critico; un analista non un fan.
Però è anche uno che compra, ascolta,
sperimenta senza la rete sotto; senza badare ai consigli, alla pubblicità o
alla critica. Scrive dispacci mensili da qualche località segreta, ma non
chiedetemi altro. Mi ha contatto offrendosi di tenere una rubrica mensile sul
blog, parlando delle sue avventure viniliche, gli affari, le grosse delusioni,
le esagerazioni, le vicissitudini, i pezzi originali e le meschine ristampe, i
graffi, gli audiofili e quant’altro… Ho accettato, pur se con un po’ di
riluttanza.
Trattatelo con simpatia e doverosa
distanza, perchè non sa (del tutto) quello che dice; dategli un po' di tempo,
imparerete a conoscerlo e non giudicatelo troppo severamente.
Quello che scrive oggi prendetelo come
un’introduzione, una presentazione del personaggio e dei suoi punti di vista.
“Siate
felici, voi tenebrosi adepti del 33 giri, perchè gli anni 2000 sono stati, e
continueranno ad essere, i veri anni del vinile!
Controcorrente?
Pensate veramente che mi arrampichi al contrario come un salmone desideroso di
riprodursi?
Ma
in realtà è proprio così; dimenticate i decenni '60 e '70: quelli in cui ci
troviamo a vivere oggi sono il vero trionfo del microsolco.
Perchè?
Perchè
ora più che mai il disco in vinile è inutile.
Sorpassato,
desueto, antiquato. Ha perduto del tutto ogni finalità pratica, ogni ragione d’essere;
è disoccupato.
Possiamo
ascoltare musica in tempo reale su uno smartphone mentre giochiamo a FarmVille
su Facebook; possiamo costruire compilation infinite su I-Pod grnadi come
un'unghia; possiamo ascoltare mp3 in macchina inserendo una chiavetta USB dove
una volta c'era il mangianastri.
E
basta con enormi piatti giradischi che attirano la polvere più di qualunque
altro elettrodomestico; basta con costosi amplificatori e diffusori colonnari.
Non
abbiamo più necessità di tutto questo.
E
così, finalmente, il vinile è libero! Libero dall’utilizzo obbligatorio,
necessario, forzato; libero dall’ essere l'unica inderogabile fonte sonora,
libero dal dover essere maneggiato con cautele parossistiche: può diventare un
lusso superfulo che possiamo ampiamente permetterci, anche in questi depressi
anni di crisi.
Può
trasformarsi da oggetto d'uso in oggetto di
piacere; da necessità ad esteriorità.
Possiamo
finalmente giovarci non più del suo mero utilizzo pratico, ma del suo puro possesso. Fine a sè
stesso. Da utensile pratico a manufatto di culto.
Allora
sbizzarritevi, feticisti della colla e del cartone, perchè questa è la vostra
epoca: l'epoca in cui potete incatnarvi ad ammirare una cover gatefold di Roger
Dean mentre lo stesso CD gira nel lettore; a sfogliare il programma di un tour britannico
del '75 mentre il computer ordina librerie infinite di mp3. Spostate i vostri
dischi dallo scaffale alla cornice;
fatene feticci da ammirare come le treste di rinoceronte appese ad una parete.
Cosa
dite?
Per
voi è impossibile relegare il 33 giri ad un muro da esposizione? Siete di
quelli che non vi stancate mai di ascoltarli, di farli girare, di ammirare quel
sottile fruscio all' inizio di ogni lato?
Benone!
E' uno di voi che vi sta parlando!
Non
smettete, beatevi delle etichette che roteano ipnotiche sul piatto, della
polvere da soffiare via prima dell'ascolto, delle buste incartapecorite da
estrarre con cura. Questi sono i vostri anni. Scartabellate la rete e trovate
quell'americano dell’ Idaho che sta svuotando la cantina; aiutate il cugino
nell’agognato trasloco; sgombrate il vecchio solaio della casa al mare; comprate
copie graffiate per cinquanta centesimi, album ignoti a pochi spiccioli,
possedete l’involucro e scaricatene i contenuti; non abbiate paura di buttarvi.
Nella
peggiore delle ipotesi vi godrete il possesso e delegherete ad altro mezzo l'utilizzo.
Mai
giorni furono migliori per gli amanti del vinile!
Capitan
Vinile alza la puntina e chiude.
Alla
prossima.”
Capitan Vinile
5 commenti:
"il sottile fruscio all' inizio di ogni lato, le etichette che roteano ipnotiche sul piatto, la polvere da soffiare via prima dell'ascolto, le buste incartapecorite da estrarre con cura."
omadonnasignùr, un altro che guarda i dischi che girano?
:)
Da come ha esordito Capitan Vinile sembra un po' fuso di cervello eh, però proprio per questo geniale. :)
Articolo dal quale emerge una sensibilità acuta dello scribacchino. Ottimo!
E io che i vinile li ho messi pure sull'altare, in bella mostra, per riacquistare il "contatto" ormai perso con la musica. E ci ho pure costruito intorno un blog :)
La musica, ragazzi, è la musica che conta.
Non il tipo di plastica su cui è incisa.
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