mercoledì 20 marzo 2013

Lucifer - Lucifer (US Hard Rock)


Artista: Lucifer
Titolo: Lucifer
Anno: 1970
Label: Gallo


Joe Bertola - Drums      
Vincent "Butch" Biocca - Bass   
Joe Gallo - Piano
Joe Mattioli - Lead Vocals           
Pete Skelton - Lead Guitar         

A1 Sixteen                        
A2 Different Face                          
A3 Where Do We Go From Here                            
A4 Get Together                           
A5 My Baby                     
A6 You Better Find Someone to Love                  
B1 I'm Gonna Make It                 
B2 If This World Were Mine                     
B3 Dreaming Isn't Good for You                             
B4 Crabby Day                
B5 Don't Tell Me How to Love

Ambiguo quintetto italo-americano che pare uscito dalla sceneggiatura dei Soprano, a spasso per la costa atlantica tra Rochester e New York, i Lucifer furono autori di un solo album, omonimo, datato 1970.
Sotto una credibile scorza hardrockettona, sgusciano sentimentalismi latini da soap (You Better Find Someone to Love), qualche sottile accento di tastiera da piano-bar (If This World Were Mine), una smaccata rivisitazione dei conterranei Vanilla Fudge (My Baby) e addirittura l’improbabile cover di un classico west-coast come Get Together.
Ma nel complesso la macchina hard del gruppo funziona con discreto sciovinismo e buona ruvidezza. Messa da parte la quasi epica ballatissima da night club di Where Do We Go From Here, con antieroici assoloni e languida vocalità, Joe Mattioli, cantante col nome da peso welter suonato, trascina tutti quanti dalle parti di una versione beat dei primissimi Grand Funk appallottolati a grezzi imitatori degli Zombies emersi da un’autorimessa arrugginita, che vagano raminghi tra i marciapiedi di una metropolitana di provincia. Basso prominente, wha-wha assortiti, scarsissime pretese cerebrali e nessuna posa artatamente satanica, come il nome potrebbe far supporre.
Si finisce addirittura in crescendo, con il prolisso ma robusto funky-pop di Dreaming Isn't Good for You, in scia a Bob Seeger, ma soprattutto con la sintetica e a modo suo “modernissima” Crabby Day, che sembra farina del sacco di Jack White. Don't Tell Me How to Love torna sulle distorsioni negroidi del primo pezzo, Sixteen: peccato che non tutto l’album sia al livello di questi due brani.

Scarsissimi gli scambi via web di questo album, in verità non eccezionale: gli unici documentati superano i 300 $ per il vinile originale (label Gallo), ma di fatto non c’è mercato… Esiste anche una ristampa in Lp della Void (Void 25).
L’Akarma ha pubblicatoo l’album in CD (AK 044) in formato digipack. Prezzi assai competitivi su Amazon.com che ha qualche pezzo usato a partire da circa 3 dollari.
Disponibile anche in formato digitale su I-Tunes e Amazon. Non spendeteci troppo, mi 
raccomando.

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2 commenti:

Nella Crosiglia ha detto...

Ti può sembrare strano caro Evil, ma sai che li ricordo, li ho sentiti e non mi dispiacciono affatto!

Unknown ha detto...

Allora hai ascoltato un album veramente remoto... e che forse ti è piaciuto più di quanto non sia piaciuto a me!
Un saluto.

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