Isola di Taiwan - 26-09-2034
Taipei oggi è il grande crocevia dell’umanità; l’isola di Taiwan, ma
soprattutto il distretto della capitale, è diventato il territorio più
cosmopolita del pianeta. Migliaia di stranieri, oltre la metà sono soldati. Gli
altri sono giornalisti, tecnici televisivi, interi organi dirigenziali dei
network più importanti d’occidente; poi freelance, cooperanti di un pulviscolo
di associazioni Europee ed Americane, squadroni religiosi di monache azzurre
delle Ande settentrionali, professionisti della contestazione da Canada e
Danimarca; da un po’ di tempo cominciano ad arrivare addirittura turisti
d’elite che sborsano milioni a tour operator senza scrupoli per essere guidati
a visitare il “Teatro delle Operazioni”. Sono per lo più feudatari russi e
principi arabi con lunghi codazzi di consorti velate che si eccitano ai limiti
dell’orgasmo ogni volta che vedono un soldato in uniforme con qualche cartella
gialla in mano: magari quello sta solo smistando la posta del comando. La popolazione
locale o si è trasferita o è forzatamente entrata a fare parte dell’enorme
indotto che le basi militari richiedono. Ora fanno i tassisti, gli allibratori,
i magnaccia. Hanno aperto drugstore aperti 24 ore su 24 ore; vendono aspirine, Valium,
gomme americane, Cipramil, Aropax, Effexor, Edronax, benzodiazepine indiane,
Barbital ed ogni tipo di barbiturico in commercio nell’Asia insulare; poi
bevande gasate, intrugli alla caffeina, integratori alimentari, sali minerali
in polvere, proteine, nandrolone. Gestiscono pub scozzesi, topless bar, fast
food mediorientali dall’aria agrodolce, megastore di alta tecnologia che rivendono
consolle di ultima generazione a soldati stanchi di starsene con le mani in
mano. Stanno demolendo intere periferie per farne campi da baseball, piccoli
stadi per il football, prati verdi per golfisti dilettanti. Tra poco diventerà
un caotico paese dei balocchi per ragazzini col fucile che non si sono mai divertiti
tanti in vita loro. Le prostitute arrivano da metà dell’Asia sudorientale: Luzon,
Malaysia, ragazzine vietnamite, transessuali tailandesi: c’è lavoro per tutti.
Sono talmente tante che il governo ha deciso di metterle in regola: hanno la
partita iva e rilasciano fattura. Sbarcano il venerdi sera a Longjing, da
enormi chiatte da pesca maleodoranti che attraversano il mare delle Filippine.
Formalmente l’isola è una repubblica presidenziale, ma mentre il
leader Yen Chia gioca a golf all’Hot Spring Resort con gli ambasciatori
europei, il comando effettivo è tutto del
“Brigadier General” John W. Morgan III, a capo della 1° Divisione che occupa
quasi tutte le 27 basi dell’isola. Ci sono soldati da mezzo mondo, contingenti
NATO e un folto gruppo addomesticato di Caschi Blu, per la maggior parte
africani.
Ma quello che si dice è che nemmeno il generale Morgan sia il vero deus ex machina dietro a tutto questo;
quello che si dice è che l’uomo più importante sull’isola sia il dottor Benjamin
Crowley, un ufficiale medico di elevatissimo grado ed enorme peso.
Crowley e il suo team, sono la
vera eminenza grigia dietro tutto questo casino.
Garner sembra ne sappia ben più di me.
“E’ cresciuto nel 4° MISG, un esperto di PSYOP, Gruppo di Operazioni
Psicologiche. Dopo le guerre in medioriente, all’inizio del millennio, è stato
uno dei più accesi promotori dell’uso di psicofarmaci e steroidi per i
militari. Dobbiamo in buona parte a lui se ormai siamo una massa di dipendenti
da sostanze di sintesi di cui nemmeno sappiamo il nome”
Però bisogna ammettere che il programma ha funzionato; il governo
spende in farmaci ma risparmia quasi il doppio per l’assistenza ai reduci in
patria, lucra sugli spot delle grandi case farmaceutiche, mentre gli ufficiali
si fregiano del migliore materiale umano possibile. Siamo l’equivalente della
squadra olimpica della D.D.R. degli anni ’70: pseudo organismi alimentati a
chimica e ormoni, vincenti e nauseanti. Ma cosa accadrà da qui a dieci anni? Ci
trasformeremo in mostri sanguinolenti e urlanti, oppure saremo ridotti a larve
trasparenti intolleranti alla luce e all’ossigeno?
Ma non è stato solo quel programma a mettere in luce Crowley e il suo
reparto. Ci fu quell’affare iraniano a cui i giornali diedero non poco risalto,
una decina di anni fa.
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