venerdì 19 aprile 2013

Te lo do io il Record Store Day!



Domani, 20 di Aprile, sarà il Record Store Day.

Il Record Store Day è una giornata celebrata, a livello internazionale, ogni terzo sabato del mese di aprile di ogni anno e il cui scopo, così come concepita da Chris Brown (un impiegato di un negozio indipendente di dischi statunitense), è quello di celebrare gli oltre 700 negozi di dischi indipendenti negli USA, assieme alle centinaia di migliaia di negozi musicali indipendenti in tutto il globo.
Il Record Store Day è nato ufficialmente nel 2007 e viene festeggiato con centinaia di registrazioni e di artisti che vi partecipano facendo apparizioni speciali, performance, incontri e accoglienza con i propri fan, nonché con l'organizzazione di mostre d'arte, stampa di vinili e CD in edizione speciale, insieme ad altri prodotti promozionali creati per l'occasione.

Così Wikipedia, in tutta la sua gelida utilità.
Ogni blog musicale del globo proporrà post sull’argomento; anche questo non si sottrarrà.
Ho chiesto a quel vecchio scorbutico di Capitan Vinile di buttare giù due righe.
Sono tutte vostre…


Record Store Day.
A queste latitudini, entusiasmo contenuto.
Voi siate liberi di considerarlo come vi pare.
Un giorno di festa; un giorno della memoria. Un giorno di musica.
O l’ennesimo romanticume vintage, un po’ polveroso, un po’ liso come un paio di vecchi jeans dell’America Stracci, per dare sostegno ad una categoria in estinzione e ricordare quanto era bello scartabellare gli scaffali, odorare colla e cartone, fare due chiacchiere col proprietario per decidere se fosse meglio comprare Led Zeppelin III o Axis: Bold as Love.
Perché magari le canzoni rimangono le stesse… ma il modo di ascoltarle, di condividerle, di parlarne cambia eccome!
Anche il modo di “possederle”, di comprarle.
Perché – ricordate? - la musica avrebbe pure un suo costo.
Ma questa è vecchia fiaba che beatamente internet ci ha insegnato a dimenticare.
Perché pagare per essere felici?
Recitava così il titolo di un vecchio documentario di Marco Ferreri sul rock degli anni ’70.
Perché pagare per ascoltare un file? Perché pagare per non possedere nulla?
Libri, musica, film… Venite accattoni della Cultura Alta: internet svende tutto!
E allora ecco un piccolissimo valore aggiunto che potremmo anche attribuire ad una iniziativa da Confcommercio come il Record Store Day: ricordarsi che anche la musica può avere un suo prezzo
Non c’è nulla di sbagliato in questo; nulla di retrogrado, antirivoluzionario, passatista o tanto meno populista.
Si può vivere di cultura?
Alla fine di tutto, io me lo auguro…

6 commenti:

mr.Hyde ha detto...

C'è chi con la musica ci vive e allora è giusto consentirgli di farlo decorosamente..Riguardo ai vinili, sono contento che ci sia un mercato e che anche qui ci sia un modo di guadagnare onestamente, come succede in ogni altra attività..Ci sono stati tanti artisti, di immenso valore, che sono morti poveri e questo non è giusto, specialmente se tieni presente l'esistenza di numerosi microbi che vivono da nababbi facendo , ad esempio , gli speculatori..

Blackswan ha detto...

Io non compro cellulari, non mi vesto alla moda,delle auto me ne sbatto il ciufolo e se devo andare fuori a mangiare scelgo pizza e birra. Tutto il resto lo spendo in libri,musica e dvd. Passatista ? Felicissimo di esserlo. E già ho l'acquolina in bocca per domani :)

Nella Crosiglia ha detto...

Una delle poche cose che possono ancora farci felici...
E che vinile sia....

Unknown ha detto...

Ma in effetti non è solo una questione vinile/CD/mp3 o un affare artista pubblico. In mezzo ci stanne delle filiere come per ogni altro prodotto.
I "cari vecchi vinili" e gli "artisti creativi" sono solo punte di un (piccolo) iceberg.
L'importante è che l'esperienza della musica in rete non faccia dimenticare che avere musica gratis, in ogni momento, non è un diritto del consumatore, ma solo una possibilità; possibilità sulle cui implicazioni economiche, etiche, legali c'è sempre da discutere.
La cultura che passi attraverso vinile, CD, mp3, fogli di carta o pagine pdf ha un suo valore e anche un suo prezzo "materiale".

Saluti!

Lucrezia Simmons ha detto...
Questo commento è stato eliminato dall'autore.
Lucrezia Simmons ha detto...

Ne ho parlato anche io.
Mi sembra giusto e doveroso pagare per chi ci regala sogni, emozioni, per chi vive di musica. E' un lavoro anche quello ed è gisuto che sia remunerato.
Non si tratta quindi di vinile contro digitale, bensì di riappropriarsi della qualità, della professionalità.
I nativi digitali sono così abituati ai suoni sghembi e piatti degli mp3 che possono apprezzare le potenzialità della musica.
Ma se il vinile resiste, se i cd di qualità continuano ad essre prodotto allora c'è una speranza.
Sospetto sempre di tutto ciò che è gratis.

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