Artista: Black Pearl
Titolo: Black Pearl
Anno: 1969
Label: Atlantic SD-8220
Bruce Benson: guitar
Jerry Causi: drums
Bernie
Fieldings: vocals
Tommy Molcahy: guitar
Jeff Mackay Morris:
guitar
O'Connor: drums
A1 Crazy Chicken 3:00
A2 Thinkin' 'Bout The
Good Times 4:11
A3 White Devil 4:55
A4 Mr. Soul
Satisfaction 3:35
B1 Forget It 3:41
B2 Climbing Up The
Walls 3:51
B3 Bent Over 2:55
B4 Endless Journey 3:49
B5 Reach Up 4:03
Tre chitarristi sullo stesso palco a nord di Jacksonville? Allora si
può fare!
E questi Black Pearl lo fanno alla grande, progettando di tradurre per
il bianchissimo pubblico del Fillmore le intemperanze nere di Wilson Pickett e Curtis
Mayfield.
Collocandosi nella scena californiana con tutta la freschezza
elettrica dei primissimi Quicksilver e Jefferson che bazzicavano il Matrix,
forti di orgogliose e sbandieratissime basi funky, strizzano tutte quelle 18
corde in riff intrecciati ed efficaci, passaggi alla codeina, tendenze belle
robuste e linee di canto sfrontatamente jamesbrownesche. Apprezzabili per
equilibrio e misura, affatto avvezzi alle esagerazioni, quasi verrebbe voglia
di chiedergli più coraggio e magari qualche banale esagerazione sonora. Ma le
Perle Nere furono, evidentemente, fin troppo rispettose e coerenti; almeno in
studio, perché dal vivo sforavano spesso i dieci minuti a canzone …
Tempi veloci, ritmi multiformi ed impeccabili, passano per quella stretta
cruna che sta fra i Buffalo Springfield e il primo Neil Young solista, con
ampio margine e apprezzabile scioltezza, mentre Tommy Molcahy sbraita invasato
come un’incarnazione mascolina della Joplin, recitando e ripetendo ad libitum la festosa liturgia che
contagiò i fratelli Blues nella cappella di Triple Rock.
Il rock n’ Roll alla Flamin’ Groovies di Thinkin' 'Bout The Good Times o Crazy
Chicken, il potente anthem hard-soul di Forget
It (poi riemerso su Nuggets), anche l’eccitato orgasmo vocale del cantante
invasato in Climbing: ce n’è per
tutti ed accade ad una velocità notevole. Poi, tanto per gradire, ecco in
sottofondo quello strano fascino di alter ego di clonazioni Rollingstoniane accasate
alla Stax.
Non manca nemmeno lo slow blues sessualmente attivo di Reach Up: una grande recita hard boiled
da poliziesco di mezzi ’70. Il tutto da coronamento alle schitarrate di Crazy, southern ante-litteram di scena
all’Avalon Ballroom, e al colorato incubo alla mescalina di Withe Devil: per rinnovare quel clichè
che tanto ci piace del patto tra Rocker e Beelzebub.
Magari non prettamente hard, forse un po’ ripetitivi, ma assolutamente
piacevoli.
Difficile che un’etichetta Atlantic rosso/verde possa diventare un
grande pezzo da collezione e l’esordio Hard-Soul dei Black Pearl non fa eccezione:
con una ventina di euro si trovano belle copie originali.
Quasi più complicato reperire la stampa in CD; ma la presenza dell’album
sul catalogo Spotify risolve ampiamente il problema…
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