Domani, 20 di Aprile, sarà il Record Store Day.
Il Record Store Day è una
giornata celebrata, a livello internazionale, ogni terzo sabato del mese di
aprile di ogni anno e il cui scopo, così come concepita da Chris Brown (un
impiegato di un negozio indipendente di dischi statunitense), è quello di
celebrare gli oltre 700 negozi di dischi indipendenti negli USA, assieme alle
centinaia di migliaia di negozi musicali indipendenti in tutto il globo.
Il Record Store Day è nato
ufficialmente nel 2007 e viene festeggiato con centinaia di registrazioni e di
artisti che vi partecipano facendo apparizioni speciali, performance, incontri
e accoglienza con i propri fan, nonché con l'organizzazione di mostre d'arte,
stampa di vinili e CD in edizione speciale, insieme ad altri prodotti
promozionali creati per l'occasione.
Così Wikipedia, in tutta la sua gelida utilità.
Ogni blog musicale del globo proporrà post sull’argomento; anche questo
non si sottrarrà.
Ho chiesto a quel vecchio scorbutico di Capitan Vinile di buttare giù
due righe.
Sono tutte vostre…
Record
Store Day.
A queste latitudini, entusiasmo contenuto.
Voi siate liberi di
considerarlo come vi pare.
Un giorno di festa; un giorno
della memoria. Un giorno di musica.
O l’ennesimo
romanticume vintage, un po’
polveroso, un po’ liso come un paio di vecchi jeans dell’America Stracci, per
dare sostegno ad una categoria in estinzione e ricordare quanto era bello
scartabellare gli scaffali, odorare colla e cartone, fare due chiacchiere col proprietario
per decidere se fosse meglio comprare Led Zeppelin III o Axis: Bold as Love.
Perché magari le canzoni rimangono le stesse… ma il modo
di ascoltarle, di condividerle, di parlarne cambia eccome!
Anche il modo di “possederle”,
di comprarle.
Perché – ricordate? - la
musica avrebbe pure un suo costo.
Ma questa è vecchia fiaba che beatamente internet ci
ha insegnato a dimenticare.
Perché pagare per essere felici?
Recitava così il titolo di un
vecchio documentario di Marco Ferreri sul rock degli anni ’70.
Perché pagare per ascoltare un
file? Perché pagare per non possedere nulla?
Libri, musica, film… Venite
accattoni della Cultura Alta: internet
svende tutto!
E allora ecco un piccolissimo
valore aggiunto che potremmo anche attribuire ad una iniziativa da
Confcommercio come il Record Store Day: ricordarsi che anche la musica può avere un suo prezzo.
Non c’è nulla di sbagliato
in questo; nulla di retrogrado, antirivoluzionario, passatista o tanto meno
populista.
Si può vivere di cultura?
Alla fine di tutto, io me lo
auguro…
6 commenti:
C'è chi con la musica ci vive e allora è giusto consentirgli di farlo decorosamente..Riguardo ai vinili, sono contento che ci sia un mercato e che anche qui ci sia un modo di guadagnare onestamente, come succede in ogni altra attività..Ci sono stati tanti artisti, di immenso valore, che sono morti poveri e questo non è giusto, specialmente se tieni presente l'esistenza di numerosi microbi che vivono da nababbi facendo , ad esempio , gli speculatori..
Io non compro cellulari, non mi vesto alla moda,delle auto me ne sbatto il ciufolo e se devo andare fuori a mangiare scelgo pizza e birra. Tutto il resto lo spendo in libri,musica e dvd. Passatista ? Felicissimo di esserlo. E già ho l'acquolina in bocca per domani :)
Una delle poche cose che possono ancora farci felici...
E che vinile sia....
Ma in effetti non è solo una questione vinile/CD/mp3 o un affare artista pubblico. In mezzo ci stanne delle filiere come per ogni altro prodotto.
I "cari vecchi vinili" e gli "artisti creativi" sono solo punte di un (piccolo) iceberg.
L'importante è che l'esperienza della musica in rete non faccia dimenticare che avere musica gratis, in ogni momento, non è un diritto del consumatore, ma solo una possibilità; possibilità sulle cui implicazioni economiche, etiche, legali c'è sempre da discutere.
La cultura che passi attraverso vinile, CD, mp3, fogli di carta o pagine pdf ha un suo valore e anche un suo prezzo "materiale".
Saluti!
Ne ho parlato anche io.
Mi sembra giusto e doveroso pagare per chi ci regala sogni, emozioni, per chi vive di musica. E' un lavoro anche quello ed è gisuto che sia remunerato.
Non si tratta quindi di vinile contro digitale, bensì di riappropriarsi della qualità, della professionalità.
I nativi digitali sono così abituati ai suoni sghembi e piatti degli mp3 che possono apprezzare le potenzialità della musica.
Ma se il vinile resiste, se i cd di qualità continuano ad essre prodotto allora c'è una speranza.
Sospetto sempre di tutto ciò che è gratis.
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