La cosa più orribile che abbia
mai visto in vita mia!
Da tempo mi stavo arrovellando su come poter affrontare in
modo originale riflessioni o addirittura recensioni dei titoli “intoccabili”: Dark
Side of the Moon, Sgt. Pepper, Born to Run, The Velvet Underground & Nico…
Gli Esercizi
di Stile su Led Zeppelin IV hanno offerto una risposta parziale, più di forma letteraria che non di contenuto
concreto, e sono comunque stati un buon inizio.
Poi mi sono ricordato di Blob,
la perenne trasmissione preserale di Rai Tre che ho sempre seguito da vent'anni
a questa parte. Le risposte ovvie spesso ci stanno sotto gli occhi...
Negli anni Novanta, infatti,
“Blob” ha rappresentato la dimostrazione di come la realtà fosse penetrabile
soltanto scomponendo i suoi elementi semantici, e costruendone sul piccolo
schermo una versione manipolata.
La schifosa melassa nera della
prima sigla di Blob fu il suo timbro profetico all'esordio: la tv era melassa,
la società italiana era melassa. Sera a dopo sera, sono passati qualcosa di più
di 20 anni. Il lavoro critico che Enrico Ghezzi e il suo team hanno portato
avanti ha consentito al pubblico di compiere sistematicamente un salto
quotidiano: dalla rappresentazione del reale verso l'irreale per approdare al
surreale. Con un risultato sempre invariato: quella che emerge è proprio la
realtà.
Ed allora ecco: costruire una recensione fatta come l’esperimento di Frankenstein, composta
da brani di articoli altrui, già presenti sul web, tratti da blog, webzine,
portali musicali... Tutti ben ricomposti e montati a formare un testo coerente
e filante.
Ripescando il formato di puro "ipertesto", che una decina d'anni fa pareva essere il futuro
imprescindibile della letteratura in epoca digitale, ecco pronto un montaggio
in cui ogni frase, ogni parola (punteggiatura esclusa) è in realtà un link, una
porzione di un “testo altro”, che qui è riutilizzata e rimontata, non sempre
ricontestualizzata, per formare un articolo autonomo.
Ma mi rendo bene conto che è tremendamente difficile cercare
di spiegare a parole questo "progetto". E allora parto subito. Quello
che segue prendetelo come un esempio, il cui risultano in verità non mi ha
lasciato affatto soddisfatto, ed è quindi assolutamente migliorabile.
Deep Purple - Made in Japan
Il
disco fu registrato durante una tournée in Giappone nell'estate del 1972, le registrazioni furono
affidate a Martin Birch, un nome che per chi conosce la storia del rock e legge
le note di copertina sul retro dei dischi, sicuramente vuol dire qualcosa.
La
bellezza di quest’opera sta nel differenziarsi dalle versioni in studio, i
brani infatti, hanno poco in comune e respirano di un’aria estremamente
creativa. Le sette
canzoni che compongono il disco prediligono
il blues e le sue trasfigurazioni, lunghe jam in cui, a turno, ciascuno
strumento dice la sua. Ci
sono praticamente tutti i loro classici del periodo: brani come Highway Star,
Strange Kind of Woman, Child in Time e la celeberrima Smoke on the Water, già
molto famose nelle versioni da studio, qui acquistano una freschezza ed un
impatto trascinanti.
I
Deep Purple sono esattamente come in Highway Star, la
classica opener, ovvero
una macchina lanciata a folle velocità sulla strada dell’hard rock.
The
Mule funge da vetrina per la bravura di Paice, che si esibisce in un lungo e
coinvolgente assolo.
L’album
prosegue
con Strange Kind of Woman, con il suono caldo e
pulito della chitarra ben sostenuto dalla ritmica della batteria; proprio
questa cadenza caratterizza la canzone nel suo incedere rockeggiante: rappresenta
l'apice per il disco. Si va avanti
con Lazy, grande concentrato di
improvvisazione e virtuosismi; il
finale è dedicato unicamente all'attività preferita dei Purple nei concerti:
improvvisazione! Una Space Trucking tirata per 19 minuti, nella quale Blackmore
e Lord duellano alla grande. Nient'altro da aggiungere, solo ascoltare!
Made
in Japan è stato uno dei primi album rock registrati dal vivo ad ottenere un
successo commerciale importante e ad entrare nelle classifiche di vendita. Non è semplice
ascolto; "Made In Japan" lo senti, lo vivi, percepisci che è qualcosa
di unico. E’
un album per reduci e privilegiati, un manifesto a memoria futura capace di
testimoniare il senso esatto del suono rock dei primi anni 70 nella sua
dimensione più naturale, ovvero il concerto.
Nell'edizione
rimasterizzata del 1998, è stato aggiunto un CD con 3 nuove tracce tratte dagli
stessi concerti, il
vero intenditore conserverà comunque sullo scaffale il buon vecchio vinile nero.
Si ringraziano gli
inconsapevoli: Storia della musica, Wikipedia, Metallized, SpazioRock, Truemetal, Appunti Novalis, Rockline, DeBaser, Roll Over Beethoven
Lo scopo di tutto ciò? Nessuno.
O meglio, a mettercisi veramente d’impegno, si potrebbe
sperare di fornire un piccolo spaccato di cosa il web più “emerso” pensa di un
certo album.
...stay tuned!
9 commenti:
Ottimo progetto! Blog è appunto la "trasmissione" migliore degli ultimi 20 anni..insomma per me , con Arbore,poco altro e la tv in bianco e nero...
Ciao
Made in Japan è uno dei primi cd che ho ascoltato nella mia vita. ricordi!
Bellissimo eserc.. anzi no, innanzitutto complimenti perché le fughe tra le mattonelle sono invisibili. Bellissimo esercizio, amalgamare non è facile, hai usato anche l'incastro! Sicuramente è migliorabile, ora è una sorta di carrellata di presentazione, c'è da sbizzarrirsi con le varianti, si potrebbero aggiungere i commenti degli autori che invece non hai messo (volutamente, suppongo), o trovare pezzi più facilmente uniformabili, o ridurre la punteggiatura e addirittura aggiungere qualche connettivo fuorviante (rispetto all'origine del testo). In ogni caso, anche in questo appena presentato, un lavoraccio ammirevole!
In fondo è un'arte anche il blob: non è poi così semplice da costruire e poi serve tempo. Avevo anch'io una rubrica "blob" nel blog e c'è da sgobbare parecchio fra ricerca, taglia e cuci!
Si, in fondo è una faticaccia...tanto che non ho capito quanto ne valga la pena... Un collage è ben fatto quando è evidente che è un collage pur avendo una struttura intimamente unitaria.
Questo primo sperimento non mi piace, vorrei qualcosa di più "montato" e meno rifinito...
Vedremo.
Un saluto a tutti!
Certo , il lavoro è parecchio faticoso e non se ne vede l'effetto sul risultato finale..
Ripensandoci bene,dovrebbero vedersi le cuciture.Non so, farebbe piu' effetto ascoltandole e rimontandole in un video queste considerazioni. Insomma mi sono anche un po' perso..
ah ah l'esatto contrario di quel che pensavo io!
Allora incolla frasi che si contraddicono leggermente, o togli l'ultima parola così si vede la ferita fra l'una e l'altra, o fai saltare il discorso di palo in frasca da un aspetto all'altro di un disco, o..
..o pensa ad un altro esercizio che ti entusiasmi di più ;)
complimenti per il blog, un saluto veloce e poi passo a leggerlo meglio, mi sono messa tra i tuoi sostenitori ciao :)
Molto interessante, continuerò a seguiti con piacere :)
Posta un commento