Il 20 gennaio 1975 i Led Zeppelin tennero a Chicago il primo concerto
del mastodontico decimo tour degli Sates. Spettacoli di oltre 3 ore, un
light-show all’avanguardia, raggi laser e nebbie di ghiaccio secco; una
copertura mediatica per la prima volta veramente in grande stile fece del tour
l’apice della popolarità del gruppo.
Al concerto del 3 febbraio, il primo a New York, tra il pubblico del
Madison Square Garden vi era anche lo scrittore William Burroughs, accompagnato
da un giornalista di Crawdaddy, rivista per cui l’autore del Pasto Nudo avrebbe
scritto un articolo sul gruppo Inglese dal titolo “Rock Magic”. Burroughs era
da poco rientrato in patria dopo anni trascorsi a Londra e viveva da meno di un
anno in un appartamento del Lower East-Side. Alla disperata ricerca di qualche
introito, finì per qualche tempo a scrivere di musica, ambito nel quale non
aveva poi molta esperienza.
Prototipo di intellettuale della sotto-cultura beat, tra gli anni ’40
e ’60 aveva sperimentato tutto lo sperimentabile, dal’orrore della Seconda
Guerra Mondiale alle antiche università europee, dai circoli gay e lesbo della New
York dei primi anni ’30, all’ascesa del nazismo. Cittadino del mondo, viaggiò,
oltre che per mezza Europa, per il Messico e il Sud America dove entrò in
contatto con le droghe sciamaniche, la telepatia, il controllo delle menti e
gli stati allucinogeni e di alterazione legati ai culti tribali; e dove finì
per uccidere la sua compagna Joan Vollmer in una specie di gioco alla roulette
russa. Era in stretti rapporti con altre figure della beat generation tra cui
Jack Kerouac che lo omaggiò del personaggio di Old Bull Lee in On the Road.
Pansessuale, dedito ed assuefatto ad ogni tipo di sostanza (naturale o
sintetica) che potesse alterare i sensi e la percezione, tra la fine degli anni
50 e i primi anni 60 raggiunse la notorietà con alcuni libri divenuti capisaldi
prima della cultura beat, poi di una certa fantascienza alternativa, del
racconto fantasy, fino al moderno cyberpunk.