domenica 23 settembre 2012

Quanto vale la Musica che acquistiamo?


Un esperimento che chiunque può fare; serve circa un’ ora di tempo, un computer ed una connessione decente.
Scegliete 10 album; quelli che vi pare; io li ho scelti alquanto a caso, tra titoli molto noti, cercando di distribuirli su un arco temporale di una quarantina d’anni. Prendete un foglio Excel e fatevi una tabella.
Poi battete un po’ il web alla ricerca dei prezzi migliori per i vostri album. Io mi sono limitato ad I-Tunes e a quattro negozi Amazon: USA, Germania, Inghilterra e Italia. Ammetto di essere partito con un certo preconcetto per questa ricerchina; ma c’era qualcosa che non mi tornava e volevo cercare un approccio un po’ più scientifico al problema.
I dubbi mi sono rimasti…anzi.



Considerazioni a monte: I-Tunes non vende oggetti fisici, vende informazione, o meglio “servizi”; sullo store io posso scaricare, da un server direttamente sul mio computer, album, canzoni, compilation in formato mp3, lo sappiamo tutti ormai. Io pago per ottenere in cambio uno o più files.
Amazon (e tutti gli “analoghi”) vende anche oggetti, almeno in alcune delle sue incarnazioni, che arrivano imballati nella mia buca delle lettere tramite posta ordinaria in tempi variabili a seconda dello stato in cui si è finalizzato l’acquisto.
I tempi sono a favore di I-Tunes: pochi secondi (o minuti al massimo…) di download in confronto a non meno 5 o 6 giorni di un invio postale. Senza contare i rischi di una spedizione internazionale.
Il prodotto finale, a mio avviso, è a favore di Amazon (o meglio, a favore del rivenditore che si appoggia ad essa): possedendo il CD posso derivarne mp3 (o wave o Flac se sono proprio un fanatico dell’audio…) in qualunque momento, mentre l’operazione contraria non mi riporta al CD originale, senza contare che ho necessità di un supporto vergine e di un masterizzatore.
E i prezzi…?
A rigor di logica una transazione che non comprende il trasporto di un bene attraverso migliaia di chilometri e che, di fatto, non implica spostamento di oggetti e strutture “fisici” dovrebbe essere assai più economica di un acquisto tradizionale. In poche parole, scaricare un album in formato mp3 dovrebbe costare assai meno rispetto ad un acquisto “tradizionale”.
Non è così. Non nella maggior parte dei casi.
Scopro l’acqua calda? Forse.
Però la cosa non finisce di stupirmi.
Ma veniamo ad esaminare un po’ di numeri…


Sui dieci album “testati” solo in tre casi il prezzo di I-Tunes, rispetto al CD nuovo di Amazon, è il più conveniente, e quando questo accade la differenza è minore che non nel caso opposto.
Se poi estendiamo il confronto anche all’usato, allora veramente non c’è storia, con differenze nell’ordine persino di 4 o 5 euro per lo stesso album: in percentuale si parla di differenze di prezzo comprese tra il 30% e il 50%. Certo, non per lo stesso prodotto. Confrontare il nuovo con l’usato richiede prudenza; ma anche confrontare 10 files mp3 con un CD tradizionale può essere fonte di dibattito.


Ora, mi rendo conto che con questa tabella sembra che stia spudoratamente facendo pubblicità ad Amazon. Non è quello che voglio. Mi piacerebbe anzi estendere il confronto a qualche negozio sul territorio e credo che si potrebbero trovare prezzi ancora più vantaggiosi. Mi piacerebbe esplorare un po’ più approfonditamente E-Bay (e il web in generale, siti come Gemm, Musicstack…) e magari troveremo altre sorprese.
Ma qui mi serve l’aiuto di qualcuno che di economia ne sappia più di me…
Come può, a queste condizioni di mercato, esistere I-Tunes? Come può essere tra i maggiori, se non il maggiore, store digitale del globo, al punto da essere riuscito a condizionare i gusti e le mode in ambito musicale? Gli mp3 piacciono di più del CD? Occupano meno spazio, sono più pratici, prendono meno polvere? Si, sono d’accordo. Bene, compro il CD, risparmiando, ne estraggo gli mp3 e poi, se non voglio tenerlo in casa…lo regalo; lo butto via. Comunque ho risparmiato.
Mi consolo pensando che ultimamente anche questo colosso ha visto un po' ridimensionato il suo potere; si è attribuita la colpa esclusiva al download illegale; era l’unica causa?
Perché scaricare i file di un CD dei Muse mi costa tre euro e mezzo di più che non comprare un oggetto in Inghilterra? In Inghilterra, da dove deve percorrere 2.000 chilometri per arrivare a casa mia!
Cosa acquistiamo veramente quando parliamo di musica? Acquistiamo diritti su una canzone? Acquistiamo byte? Un oggetto? O il trasporto di quell’oggetto?
E’ una questione di copyright?
Forse tramite I-Tunes (o simili, non ne voglio fare una questione personale con la Apple…) salviamo l’ambiente. Meno intermediari, niente trasporto, niente anidride carbonica. Ma perché non farlo ad un prezzo concorrenziale? Niente trasporti significa anche meno spesa, o no? Significa niente imballaggi, significa che non è necessario che un dipendente prenda il CD dallo scaffale, lo inserisca in una busta, ci scriva sopra a mano l'indirizzo o attacchi un'etichetta, lo consegni alle poste...dedichi insomma dieci minuti del suo tempo, mi auguro retribuito, ad evadere il mio ordine. Questo processo NON può essere, per il consumatore, più costoso dello spingere il pulsante "download" sull'interfaccia di un negozio virtuale.

Sono convinto che la vera innovazione comporti un guadagno - economico e culturale - equo e distribuito tra produttore, distributore e consumatore. Se al consumatore è concesso il solo guadagno culturale (da solo non basta, un vantaggio intellettuale è ben più difficilmente quantificabile di uno monetario) mentre il produttore si tiene quello economico, questa non è vera innovazione, è solo una differente strategia di mercato. Guardo al sistema televisivo e penso che tra pochi anni le TV “in chiaro” saranno solo contenitori di pubblicità mentre tutti i contenuti (non obbligatoriamente “di qualità”) saranno a pagamento. E' vera innovazione?
Quando la tecnologia digitale riuscirà a rivoluzionare veramente il mercato?
Per tutto questo non finisco di stupirmi.
  
Per i curiosi, le tabelle sono scaricabili in formato pdf da qui:


Piccole note metodologiche

La ricerca è, ovviamente, parziale. Sarebbe bello e tutto sommato facile fare indagini più approfondite, ampliare il campione dei dischi e soprattutto quello dei venditori… ma occorre tempo; che non ho.
I prezzi si riferiscono al giorno 21-09-2012; non sono state tenute in conto promozioni o sconti.
Si è cercato di scegliere la medesima edizione dei vari album tra i vari store; l’unica eccezione riguarda Never Mind the Bollocks… che su Amazon.it è disponibile nella edizione del 1991 mentre sugli altri siti esiste la versione remaster più recente.
Su Amzon si sono scelti i prezzi più convenienti dei venditori che offrono spedizione internazionale, sia per il nuovo che per l’usato.
Tutti i prezzi Amazon sono comprensivi della spedizione in Italia.
Alcune differenze tra il nuovo e l’usato sono spiegabili con l’impossibilità del venditore a prezzo più conveniente di spedire in Italia.
Due parole sui CD usati. Posso parlare solo per esperienza personale: ho acquistato ormai decine di CD usati sia in Inghlterra che in USA, non ho mai riscontrato alcun problema a livello audio; spesso ci sono segni,   scalfitture o anche rotture nelle scatole o sui digipack ma i dischi che ho comprato sono tutti in condizioni audio perfette. Ciò nonostante mi rendo conto che un confronto diretto tra mp3 – CD nuovo e CD usato richieda tutte le cautele del caso.


Per concludere riportiamo integralmente (commettendo una grave infrazione al copyright…) l’articolo-intervista a Diego Piacentini, numero 2 di Amazon, comparso su Repubblica il giorno giovedì 20 settembre.
Parole, a mio avviso, a tratti condivisibili, a tratti  inquietanti.
Buona lettura!
  
«Ogni grande processo di trasformazione vede la contrapposizione fra chi innova e chi resiste all’innovazione perché sa che la sua influenza verrà ridotta». Diego Piacentini, numero due di Amazon, riassume così - ovviamente a suo vantaggio - lo scontro in atto fra la sua compagnia e gli editori tradizionali di libri. Soprattutto quelli francesi, che, iniziando da Gallimard, hanno lanciato il grido di allarme: E in atto “un processo di smaterializzazione" del libro che da "oggetto qual è stato finora, tende a diventare un servizio". Come una partita di calcio su Sky, con conseguenze pesanti sul ruolo di chi fino a ieri ha gestito quest’ industria.
«Le persone non vogliono più gadget, ma servizi. Servizi che migliorano giorno dopo giorno», aveva detto Jeff Bezos, il fondatore di Amazon, durante la presentazione dei nuovi Kindle Fire lo scorso 7 settembre. Due apparecchi, uno con schermo hd, che arriveranno in Italia il 25 ottobre a costi scandalosamente bassi . Tanto bassi, si parte da 159 euro, da far pensare che Amazon li venda sottocosto. Perché non sono semplici tablet, ma finestre su universi digitali fatti di libri, film, giochi, applicazioni e musica. Universo che, nel caso di Amazon, è il cuore del suo business e vale 22 milioni di titoli. La grande guerra fra multinazionali della tecnologia passa quindi dagli oggetti ai contenuti, dall’attenzione per i nuovi modelli in uscita a quella sulla
quantità e qualità di contenuti acquistabili. Con un’ulteriore rivoluzione “meta-fsica": l’abitudine all’utilizzo e non più alla proprietà, conseguenza evidente della smaterializzazione degli oggetti culturali.
Ma è una guerra che possono combattere in pochi, anzi in pochissimi. Apple ovviamente, ma anche Google, Amazon e forse Microsoft, tagliando fuori i semplici costruttori di hardware come Samsung da un lato e gli editori di contenuti dall’altro, case editrici in primis.«Dal punto di vista del lettore si tratta di poter accedere, a pagamento, a una pluralità di contenuti mai vista prima. Ed è un beneficio, insiste Piacentini. Ma questo fa subito tornare alla mente quel che è accaduto all'industria musicale che con l’avvento di iTunes, la piattaforma per la vendita online di brani lanciata nel 2001, ha perso progressivamente il controllo e visto ridurre i suo giro di affari.
«l.’ìndustria musicale è cambiata non è scomparsa», risponde il vice presidente di Amazon. «Uno dei problemi è stata la pirateria. Il peer-to-peer stile Napster era già affermato quando nacquero i primi servizi per acquistare a pagamento i brani. La pirateria non si combatte con leggi che tentano di fermarla rendendo però difficile perfino il consumo del prodotto, ma con una offerta vastissima e a prezzi ragionevoli. Un’offerta al quale il cliente deve poter accedere nel modo più semplice e immediato possibile.
Non si tratta di usare gli avvocati, ma di dare al cliente un servizio adeguato. Per questo la pirateria sugli ebook non è un gran problema. Perché l’offerta c’è già, funziona e si evolve in maniera straordinaria. Cinque anni fa, quando lanciammo il Kindle, non pensavamo sinceramente che la crescita degli ebook sarebbe stata così veloce. E ha preso strade che non ci aspettavamo. Basti pensare al self·publishing e agli short, i libri da circa 30 pagine disponibili sul nostro negozio online».
Questo però vi sta portando a i una posizione di quasi monopolio negli ebook. Ed è un’ accusa che in Francia muovono con insistenza.
«Sono commenti di carattere ideologico molto difensivi, che in inglese si chiamano "passive aggressive" (passivi-aggressivi, ndr,). Il fatto è che abbiamo creato un’industria di massa costruendola attorno alla qualità dell’offerta data ai consumatori. Cosa che prima non esisteva».
Di cosa stiamo parlando? Qui in ballo non ci sono più solo i libri, ma anche film, applicazioni, videogame, musica.
«Abbiamo già lanciato il negozio online di applicazioni in Italia e prima del 25 ottobre apriremo quello musicale di mp3», snocciola Piacentini. «E abbiamo un accordo con Mondadori per i periodici e quotidiani da vendere via Kindle e ne stiamo stringendo altri con diversi editori italiani. Poi seguirà la parte video, già disponibile in Usa e Inghilterra».
Film? Da noi hanno fallito tutti. I servizi di noleggio online di Apple, Sony, Microsoft, sono quasi inutili. Pochi film, vecchi e a prezzi alti. Perché voi dovreste riuscire? Chi ha i diritti del cinema in Italia non sembra esser interessato a questo mondo.
«Non voglio convincere nessuno a parole, ma con i fatti. E i fatti si vedranno quando lanceremo il nostro servizio di affitto e vendita di pellicole e show televisivi. Quel che posso dire è che stiamo investendo molto. Anche le majors e chi gestisce i diritti dei film in Italia si stanno accorgendo che quel che accade oggi non è una marea che si può fermare. E successo lo stesso con editori, tanto che abbiamo già 29 mila ebook in italiano. E se facciamo un parallelo fra libri e video sono certo che quel che vediamo negli Stati Uniti, con vastissime librerie di show tv e blockbuster hollywoodiani disponibili, avverrà anche da noi».
Con un modello di vendita basato sempre più su abbonamento?
Paghi una certa cifra e puoi scaricare un certo numero di libri, film e giochi?
«Siamo partiti dalla formula chiamata Prime. Con 79 dollari all’ar1no hai il servizio di spedizione più veloce possibile e qualsiasi cosa compri su Amazon ti arriva subito. In seguito abbiamo aggiunto una serie di contenuti gratuiti, libri, film e app. In pratica abbiamo integrato la distribuzione di prodotti fisici con quelli digitali e siamo gli unici a farlo. Oppure c’è l’acquisto sui singoli contenuti. I film a noleggio a partire da 1,99 dollari, e via discorrendo. EPrime c’è anche in Italia, a9,99 euro l’anno. Dal prossimo anno qui si potrà come negli Usa prestare i propri ebook liberamente. E pian piano aggiungeremo nuovi contenuti».
Si arriverà a registi che si rivolgeranno direttamente al consumatore scavalcando le major così come certi scrittori stanno  iniziando a scavalcare gli editori grazie agli ebook?
«Difficile da dire. Al momento noi permettiamo di vedere una puntata di un serial acquistandola a 1,99 dollari. Una puntata che magari molti si sono persi quando è stata trasmessa in tv. E questo è fatturato aggiuntivo peri network televisivi. Anche considerando che i costi di distribuzione su dvd sono infinitamente maggiori. Noi stiamo costruendo un’offerta che prima non esisteva, parliamo di librerie non da migliaia ma da milioni di titoli. Questo significherà anche una minore polarizzazione rispetto a quella di oggi, dove la maggioranza delle vendite si concentrano su pochi libri e film».
Non mi ha risposto. Quindi anche il modo di produrre i contenuti cambierà?
«Sta cambiando intanto la distribuzione, vale per la musica, la letteratura e via discorrendo. Dunque cambia anche in parte la produzione di contenuti».
E voi vi trovate ad avere la situazione in pugno. A sapere, come mai nessun altro prima, chi, come, quando consuma cultura.
«Sta già accadendo. Con una piattaforma integrata da 200 milioni di clienti è inevitabile. E una continuazione del trend iniziato con la vendita dei libri. Ma non vedo dove sia lo scandalo in questo.
Ma qualcun altro lo scandalo lo vede eccome, perché Amazon propone un sistema chiuso e taglia fuori chi non l’accetta, spiegano editori e non solo. Ma la partita ha superato l’industria libraria diventando globale e investendo a 360 gradi l’intera produzione culturale. Ammesso abbia senso giocarla, significherebbe unire in un’unica squadra editori, network televisivi, case di produzione cinematografiche, etichette musicali. Missione difficile, se non addirittura impossibile.


La domanda che farei a Piacentini è semplice e magari un po’ ingenua: come potranno coesistere sotto lo stesso “ombrello Amazon” negozi tradizionali che vendono libri di carta e compact disc e distributori di contenuti interamente digitali? Ci sarà concorrenza interna? O dovremo veramente aspettarci che allo svuotamento dei magazzini seguirà una distribuzione interamente digitale dei prodotti?

18 commenti:

ant ha detto...

Argomento estremamente interessante...Certo che i prezzi su iTunes sono eccessivi per ottenere solo un anonimo file nudo e il cd è sicuramente tutt'altra cosa. Non parliamo poi del vinile: un altro mondo e ben altri suoni.Ma la comodità di scaricare un album appena uscito, in tempo reale, è assolutamente impagabile.
Anche io acquisto cd usati e non ho mai riscontrato alcun problema; in qualche caso il prezzo era inferiore al 80% rispetto al suo equivalente su iTunes. I cd, in ogni caso, sono prossimi all'estinzione: è inevitabile, purtroppo.
Adesso scarico le tabelle.
Complimenti per l'ennesimo interessantissimo post!
A presto

Gianluca Chiovelli ha detto...

Bisogna considerare due fatti:

1. La smaterializzazione è un trend di lungo periodo?

2. Disaggreghiamo i dati: chi smaterializza cosa. Smaterializzano di più i fan di Miley Cyrus o di Captain Beefheart? Diciamolo chiaro: chi diavolo colleziona dischi di Miley Cyrus o Madonna o Michael Jackson? Nessuno, al netto del feticismo. Gli bastano e avanzano gli MP3.

Secondo me chi ama davvero la musica o i libri vuole l'oggetto vinilico o il cartaceo e sarà sempre così.

Per non parlare del valore artistico di un oggetto: faccio fatica a staccarmi da dischi che non sentirò mai più solo perché "fatti bene"; per non parlare di alcuni libri, piccoli capolavori di rilegatura o di materiale cartaceo etc etc anche se trattano di argomenti folli tipo la coltivazione delle granaglie nell'Ottocento ...

allelimo ha detto...

Argomento interessante, secondo me mancano alcuni dati per rendere più oggettiva la discussione:

1 - quanto costavano i cd prima dell'invenzione di iTunes?
2 - quanto costava farsi spedire i cd dall'estero prima di Amazon?

Ovvero, i prezzi di oggi di oggetto fisico e musica liquida sono funzione e conseguenza gli uni degli altri, e sono in ogni caso largamente inferiori ai prezzi pre-2000.

Senza contare che il vero confronto va fatto tra il download "illegale" e tutto il resto, e fra zero e qualsiasi prezzo direi che vince sempre zero.


Vlad Tepes: secondo me a chi ama la musica interessa la musica, non l'oggetto.
Che 70 anni fa era un 78 giri, poi un 45 o un 33, poi un cd etc.
Gli oggetti cambiano, ma la musica è sempre la stessa.

Chi si interessa di oggetti è un collezionista.
Di oggetti: come dici tu stesso, collezioni libri che parlano di argomenti che non ti interessano perchè sono capolavori di rilegatura, e quindi perchè no dischi di musica che non ti piace, al limite di Miley Cyrus e Madonna?

Gianluca Chiovelli ha detto...

Allelimo:

intendevo dire che OLTRE al valore estetico del disco o del libro (che è la prima cosa che mi muove all'acquisto), a volte si assomma il valore del suo contenente: confezioni del vinile, copertine di pregio, note a margine ben fatte etc etc

mr.Hyde ha detto...

Non c'è dubbio alcuno, e sono d'accordo con Vlad Tepes: i supporti in vinile o il cartaceo avranno sempre un surplus di valore. Gli oggetti hanno una storia legata al contenitore, la sua forma, la sua materia assolutamente non riproducibile e che ne rende ognuno un pezzo unico, con i sui graffi, i suoi difetti..A prescindere dal contenuto che puo' essere anche una cagata.
Lascia sorpresi il risultato della tua ricerca che invece smentisce quello che ho appena affermato..
Mi sento male al pensare la televisione come un grosso contenitore di pubblicità, con il 'succo' destinato ad essere venduto..Però lo sento questo pericolo, hai ragione!
Bel post, molto interessante!

Unknown ha detto...

Ringrazio tutti x i commenti, che più che commenti sono veri e propri contributi. Grazie!

Sono daccordo con molte delle considerazioni fatte ragazzi. Però la questione che mi interessa non è tanto la consueta ( e sempre interessante) diatriba tra CD e mp3, tra prodotto fisico e no.
Mi interessa capire se quella proposta da I-tunes, Amazon (se avete 2 minuti date un'occhiata all'intervista a Piacentini: è molto interessante!) e altri è VERA INNOVAZIONE o solo una nuova strategia di marketing basata sulle nuove tecnologie.
Io sono convinto che la vera innovazione comporti oltre che un vantaggio culturale un vantaggio economico anche per il consumatore, non sempre solo per il produttore.

Parto da un presupposto, che può benissimo ESSERE SBAGLIATO, cioè che la distribuzione digitale comporti, a monte, una dimunuzuine dei costi e elimini quella serie di intermediari che l'esperienza ci insegna essere una delle cause dell'aumento dei prezzi al consumo.
Benficeremo anche noi di quesa diminuzione dei costi, o no? E in che misura?

Unknown ha detto...

Mi rendo ben conto che la tabellina è poca cosa; mi piacerebbe avere più tempo per ampliare il raggio d'azione...ma non ce l'ho((.
Mi dispiace non tanto per il fatto di non trovare risposte (credo che questo sia un argomento complesso) quanto per non potermi porre (forse) le domande più giuste!

allelimo ha detto...

Vlad, scusami ma tu hai detto esattamente l'opposto: hai parlato di "alcuni libri, piccoli capolavori di rilegatura o di materiale cartaceo etc etc anche se trattano di argomenti folli tipo la coltivazione delle granaglie nell'Ottocento ..."
Dove sia qui il valore estetico (?) del libro e non del suo contenente, non riesco a capirlo.
Se intendevi dire il contrario, ok, ci credo.

mr.Hyde, sul surplus del contenitore a prescindere dal contenuto non potrei essere meno d'accordo.
Un disco di merda, pur se in vinile, con una bella copertina in cartoncino rovinato e i graffi sul disco, rimane un disco di merda. Come appassionato di musica e non di oggetti, non mi interessa.

Tornando al tema del "valore" dei dischi, ripeto: manca qualcosa a questo post.
Evil Monkeys, non so quanti anni tu abbia ma dobbiamo per forza pensare a "prima" per capire i prezzi di oggi.

Nel 1993 io e il mio gruppo di allora abbiamo registrato un cd, posto in vendita a "prezzo controllato", cioè 18.000 lire.
Quel prezzo equivale a 27 euro di adesso!
Un cd "normale" costava allora circa 30.000 lire, al cambio attuale fanno 45 euro.
(tabella per attualizzare i prezzi in lire)

Il web, iTunes, Amazon, etc hanno GIA' ridotto enormemente i costi dei cd: oggi un cd costa mediamente, come da tue tabelle, da 3 a 9 volte di meno che nel 1993.
Non sono mica noccioline.

Unknown ha detto...

@alle
ricordo bene i CD a 34-35.000 lire. Un grosso vantaggio economico sulla vendita di oggetti analoghi c'è stato eccome. Ora che stiamo cominciando a vendere oggetti differenti (...che forse neanche sono oggetti ma semplici servizi) mi chiedo se ci potrà essere un ulteriore vantaggio per chi consuma, in che misura e se confrontabile coi vantaggi di chi distribuisce.
Vorrei saperne di più cosa ci sta dentro l'euro che mi costa una canzone digitale, quale percentuale di diritti, quale % di logico guadagno per chi offre il servizio... faccio ancora fatica a farmi un idea visto che parliamo di qualcosa al netto di: imballagi, materiali, manodopera... sono curioso e vorrei saperne di più!

Un saluto!

mr.Hyde ha detto...

@ Allelimo:
Tu appartieni ad una tipologia di eventuali fruitori che non è l'unica.
Esistono anche i collezionisti,ed esistono i consumatori di musica che noi definiamo di merda o che, in assoluto è veramente di merda..Pero' ha un suo mercato.
Rimango dell'idea che il vinile ha valore piu' alto di cd e mp3 (per lo stesso gruppo musicale,ovvio)..

Viktor ha detto...

Ancora un interessantissimo articolo dietro al quale non oso immaginare lo sbattimento che c'è nel raccogliere le info!
Un unico appunto: se leggo bene la tua prima tabella, a me risultan solo 4 i dischi che costan di più in formato Mp3, se si considera solo il nuovo, quindi il 40%, ergo il cd fisico nuovo risulta costare più dell'Mp3 più della metà delle volte.
Per il resto mi sento di sposare il punto di vista di allelimo che scrive delle sacrosante verità; ma mi sa che anche lui non ha letto bene la tabella di conversione da lui stesso linkata: 18.000Lire del '93 corrisponderebbero oggi a circa 14 Euro e 30.000Lire a 23 Euro. Oltre a moltiplicare per il coefficiente bisogna eseguire la conversione!

allelimo ha detto...

Secondo me siamo quasi ai minimi termini.
Un cd diy si trova normalmente tra i 5 e i 10 euro, di solito con confezioni curatissime, più spese di spedizione.
Le spese di spedizione sono minime: diciamo 1 euro con posta pioritaria e busta imbottita.

La produzione costa più o meno lo stesso: anche per piccoli quantitativi, con un euro a copia te la cavi (cd + confezione).

Quello che costa, ancora oggi, è registrare un disco.
Soprattutto se registri un gruppo rock (chitarra-basso-batteria-voce) hai bisogno di uno studio e almeno di un fonico.
O di una sala prove tua, non affittata.

Anche per le produzioni professionali il vero costo è quello: lo studio.
Tutto il resto è contorno.
Credo che il prezzo sia ormai più o meno obbligato: se il prezzo medio di iTunes ricavabile dai tuoi dati è di 9,69 euro e quello di Amazon è di 10,29 euro (limitandoci al nuovo), credo che ci sia poco altro da limare.
iTunes per chi privilegia l'immediatezza, Amazon per chi privilegia l'oggetto, il download "illegale" per chi privilegia l'ascolto della musica... :)

mr.Hyde, nessun problema.
Io mi sento parte della categoria "appassionati di musica", che è in effetti diversa da "appassionati di confezioni di dischi" o "collezionisti di dischi in vinile".
E quindi rimango dell'idea che la musica sia sempre la stessa, e il mezzo attraverso cui la si ascolta mi appassiona pochissimo.
Nell'800 la musica era immateriale: si vendevano gli spartiti.
Poi nel '900 si è passati al supporto fonografico fisico, adesso il supporto fonografico si è smaterializzato di nuovo: per me va bene tutto.
Perchè io ascolto non il vinile, non il cd o l'mp3: ascolto la musica.

Unknown ha detto...

Con il tradizionale credo anch'io siamo "ai minimi termini" come dice alle.
Per il digitale...chissà.
10 anni fa un cellulare costava mezzo milione, oggi te lo regalano con l'abbonamento.
Magari tra qualche anno compreremo abbonamenti, neanche più i singoli file = le singole canzoni!

@Vik sai che non mi sono accorto dell'errore? ci riguardo con calma.
Un saluto!

allelimo ha detto...

Viktor, hai assolutamente ragione.
Ho letto la tabella in fretta e non mi sono accorto della necessaria conversione da lire a euro...

Quindi il minor costo dei cd adesso è da 1,4 a 4,5 volte in meno.
Sempre di una bella diminuzione si tratta.

Evil Monkeys, il punto è che la differenza di costo industriale tra il file e il cd è probabilmente inferiore a mezzo euro, che è grosso modo la differenza tra iTunes e Amazon.

La firma cangiante ha detto...

Gran bel post. Prendendo come base i dati da te esposti sembra quasi folle l'acquisto di mp3 al posto di CD o vinile.

Personalmente trovo che sia comodo avere la possibilità di una fruizione quasi immediata della musica, si perde però con il download gran parte del fascino dell'opera materiale.

Dove orientarsi allora? Sono d'accordo con Vald quando dice che il fan di Miley Cirus probabilmente se ne infischierà della confezione e virerà sul download immateriale.

Ma chi è davvero appassionato di musica (o di letteratura) cosa farà?

Il download va bene se è gratis, io non pagherei mai solo per avere dei file quando allo stesso prezzo o anche meno (ma anche se fosse qualcosa in più) posso avere l'opera originale.

Mi sembra davvero quasi una follia.

Viktor ha detto...

Effettivamente c'è di buono, con l'avvento di negozi on-line come Amazon, che i prezzi (dei dischi fisici) sono calati sensibilmente rispetto a come erano una decina di anni fa, come fa giustamente notare alle; nei negozi, invece, l'oscillazione è stata decisamente minore. Ancora adesso si trovano dei capolavori di 20-30-40 anni fa a prezzo pieno, e stiamo parlando di riedizioni digitali comunissime, non di prodotti di nicchia da fiera del collezionismo. Non dico che certe cose andrebbero ormai date gratis, ma...una loro circolazione massiva a prezzi ribassati aiuterebbe di molto un bel po' di ascoltatori distratti a comprendere cosa significhi "buona musica". Comunque una cosa è certa: per una volta l'Italia si può vantare di prezzi (quindi servizi?) più bassi rispetto alle altre nazioni: quanto è caro Amazon.de?!...effetto spread?... ;)

Unknown ha detto...

@viktor La questione germania in realtà è solo questione di prezzi di trasporto; il prezzo base del CD è simile a ita e GB ma ci sono 6 euro di posta contro i 2,20 euro in UK. Un peccato perchè fino a non molto tempo fa la spedizione dalla germania non costava tanto ed il catalogo è vastissimo!
In effetti avrei dovuto forse scorporare i prezzi del bene e del servizio trasporto...pazienza...
se qualcuno ha voglia...

saluzzishrc ha detto...

ITunes secondo me vive di figaggine che il guru è riuscito a trasmettere ai suoi discepoli quindi si può permettere prezzi più alti dei cd di Amazon e la gente li acquista lo stesso.
C'è però da riconoscere che proprio iTunes e Amazon hanno fatto fare enormi passi avanti ai costi della musica ed hanno cambiato l'atteggiamento delle major da "impaliamo i pirati in piazza" a "facciamogli un'offerta seria e vantaggiosa e vedrai che tornano ad acquistare".
La soluzione finale, secondo me, l'aveva trovata (illegalmente, purtroppo) MegaUpload.
Io pago 10 euro al mese alla casa discografica e lei mi fa scaricare tutto quello che ha.
Mi abbonerei subito.

sono d'accordo con Allelimo sulla questione dei costi di registrazione di un album ma teniamo anche conto che la maggior parte di quello che vende Itunes e Amazon si tratta di "catalogo" i cui costi di registazione sono già stati ampiamente ripagati negli anni.
Quindi io farei una differenza di prezzo tra vecchi album e nuove proposte.

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