Un’ immagine che pare un percorso evolutivo strappato a qualche testo
di paleontologia.
Ha un innegabile fascino, nella sua apparente astrazione, nei colori,
nella geometria fluida. Ha una sua eleganza nell’ estremizzare una necessità di
sintesi esasperata.
Racchiudere tutta la musica commerciale del dopoguerra in un unico
grafico senza valori esatti, ma nemmeno senza giudizi.
E’ aritmetica, più che critica o storia dell’arte.
Music Timeline
è l’utopia di un riassunto musicale
fatto per essere osservato, digitato, interrogato, tutto in un solo sguardo (e
in un paio di clic).
Detto questo, speriamo che
nessuno, ora o in futuro, pensi di poterlo prendere sul serio.
La consueta, perenne utopia enciclopedica, universalista e olistica
della Grande G, che pare sempre alla ricerca di una rappresentazione univoca
del Tutto. Che finisce per lasciarsi alle spalle i cadaveri delle innumerevoli minoranze che la statistica archivia
come errore standard o percentuale trascurabile. Degli eclettici, che per tutta la vita hanno cercato di mettersi al
riparo dal ristretto concetto di “genere”. Degli impopolari che nell’Evo dei Social Media sono trasparenti ed
invisibili ad ogni indagine.
Speriamo che una risata possa far passare ogni cattivo pensiero.
Ma poi... Chi erano quelli che già
facevano “metal” a metà anni ‘60? Ancora l’eco di You Really Got me?
No perchè uno come me esige
saperlo!